Tra Bentivogli e Landini
sfida mancata alla Dalmine

Ci sono i saluti, i soliti scambi di convenevoli e poi quella richiesta, già ufficializzata da un comunicato stampa, ma ripetuta ieri davanti ai cancelli della Dalmine: «Maurizio, perché non facciamo l’assemblea insieme?».

Ci sono i saluti, i soliti scambi di convenevoli e poi quella richiesta, già ufficializzata da un comunicato stampa, ma ripetuta ieri davanti ai cancelli della Dalmine: «Maurizio, perché non facciamo l’assemblea insieme?».

Niente da fare. Sarà che Maurizio (Landini) viene da giorni per così dire «caldi» (i rapporti con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sono forse al minimo storico) e preferisce giocare in casa, spiegando ai suoi iscritti il perché del «no» al «Testo unico sulla rappresentanza» firmato da Cgil, Cisl e Uil insieme a Confindustria.

Eppure, secondo Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim-Cisl, sarebbe stata «una buona occasione per aprire una stagione diversa tra i metalmeccanici». Occasione data dalla presenza, lunedì 27 gennaio alla Tenaris Dalmine, di Bentivogli, del leader della Fiom Landini e di Giorgio Cremaschi (Rete 28 aprile, l’area che si colloca alla sinistra sindacale della Cgil), gli ultimi due lì a presentare alle assemblee dei lavoratori i rispettivi documenti congressuali: «Il lavoro decide il futuro» (prima firmataria Susanna Camusso), e«Il sindacato è un’altra cosa» (primo firmatario Cremaschi appunto).

In realtà Landini, che in mattinata aveva già fatto tappa alla Brembo, una volta alla Dalmine ha lasciato il posto al segretario regionale, Mirco Rota, perché febbricitante. Bentivogli insiste: «La Fiom sembra piuttosto schizofrenica sull’accordo del 10 gennaio. Aveva già osteggiato quello del 28 giugno 2011 e ora si mette contro anche quest’intesa, ponendosi in isolamento su questioni incomprensibili». Da qui la conclusione di Bentivogli: «Presumo che la Fiom non abbia voluto fare le assemblee insieme a noi, perché ha tante gatte da pelare».

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