«Aiutando le persone aiutiamo noi stessi». Giovanni Manzoni: l’Anmic cerca volontari

L’INTERVISTA. Disabile da quando aveva 2 anni, da sempre a servizio degli altri. «Dedicare tempo all’ascolto è la cosa che serve e manca di più».

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«Essere disabile da quando avevo due anni, colpito da poliomielite da bambino, mi ha dato la spinta a non mollare. Mi ha spronato a fare sempre meglio». Giovanni Manzoni è uno che è sempre stato in prima fila: 42 anni in banca, dalla pensione da 15 anni è presidente dell’Amnic come volontario, l’Associazione nazionale Mutilati e Invalidi civili di Bergamo.

«Negli anni lavorativi ho fatto l’impiegato nella storica Popolare di Bergamo, un’istituzione per la nostra città, attentissima al sociale - spiega -. Nel 1968 ho conosciuto l’Anmic: qui mi sono rivolto alla ricerca di un lavoro. Ho conosciuto la realtà e non l’ho più lasciata». Un mondo fatto di volontari: «Sono tanti anche se ne servono di più. Dico loro, quando sono stanchi, che sono fortunati: sono in giro ad aiutare gli altri e sarebbe peggio se fossero gli altri ad aiutarli. La ricchezza del volontariato è fare rete e dare le proprie competenze e il proprio tempo a chi ne ha bisogno».

Come associazione nazionale l’Anmic si occupa di tutte le pratiche inerenti al mondo della disabilità: dal lavoro alle barriere architettoniche, dalle agevolazioni fiscali alla legge 104 fino al cambio auto. «Ma la cosa più importante - spiega Manzoni - che vogliamo dare alle persone che si rivolgono a noi è l’ascolto. Soprattutto oggi la gente ha bisogno di essere ascoltata, non deve e non può essere trattata da numero».

Con un appello: «L’Animc cerca volontari: il servizio sociale dei Comuni è sempre meno, ridotto dai finanziamenti, ma la media dei nostri volontari è intorno ai 70 anni. Fare il volontario è un aiuto alle persone ma anche a se stessi: chi va in pensione per esempio ha una seconda occasione se collabora con noi, rimanendo sempre in pista, vivo e solidale».

La Bergamo del futuro? «Che sia della solidarietà, il desiderio che ho nel profondo è che l’onestà e la sincerità dei bergamaschi non si perda mai e che tutti i giovani disabili trovino un’occupazione: non c’è solo la questione economica ma c’è l’importanza dell’inserimento sociale. Non sono 296 euro al mese che risolvono la vita». I disabili ancora discriminati? «Forse meno, forse però ancora e in maniera anche superficiale. Forse tutti dovrebbero capire e vivere cosa significa la disabilità».

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