Alta specializzazione, giovani e «social friendly»: l’identikit dei veterinari di Bergamo

La ricerca I risultati dell’indagine promossa dall’Ordine dei medici veterinari di Bergamo sui 550 iscritti.

Alta specializzazione, giovani e social friendly, attenti alla cura degli animali domestici ma anche «custodi» della salute degli animali da allevamento (e quindi del nostro ambiente e di ciò di cui ci nutriamo ogni giorno). È questo l’identikit dei veterinari bergamaschi che emerge dalla ricerca commissionata dall’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo all’agenzia di marketing e comunicazione Plus&Plus volta a migliorare le iniziative rivolte agli associati. L’Ordine dei medici veterinari di Bergamo infatti conta ad oggi 550 iscritti, con un’età media di 47 anni e un numero crescente di giovani (il 26% è iscritto da meno di dieci anni); le donne sono il 52%, dato che denota un buon equilibrio di genere nella categoria.

«Risposta significativa»

«Il Consiglio dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo ha affidato l’indagine quantitativa e qualitativa più approfondita sugli iscritti alla nostra agenzia – spiega Roberta Caldara, amministratore delegato dell’agenzia di marketing e comunicazione Plus&Plus di Bergamo - per elaborare successivamente iniziative mirate nell’ambito delle proposte formative, eventi pubblici e della comunicazione che risponda ai bisogni emergenti degli iscritti. La risposta al questionario d’indagine è stata molto significativa; interessante evidenziare che il 60% di chi ha risposto al questionario sono donne che denotano quindi uno buon spirito partecipativo».

«Figure sempre più importanti»

«I medici veterinari sono delle figure sempre più importanti nella società – spiega il presidente dell’Ordine dei medici veterinari della provincia di Bergamo, Stefano Faverzani - molte famiglie oggi hanno un animale domestico e la maggior parte dei nostri professionisti (il 68%) si occupa proprio della cura di cani, gatti e altri animali da compagnia (conigli, cavie, pappagalli, ecc.).

Ma vogliamo ricordare anche che circa il 13% degli iscritti, tra liberi professionisti e veterinari del servizio pubblico dell’Ats si occupano della sanità delle filiere agroalimentari, vigilando sulla salubrità dei prodotti di origine animale (carni, latte, uova, miele, pesce), sul rispetto del benessere animale negli allevamenti, sulle malattie infettive e sull’igiene urbana (anagrafe animali d’affezione, prevenzione e controllo del randagismo). Non solo abbiamo un ruolo molto importante nella salvaguardia della salute degli animali e della nostra alimentazione, ma la tutela dell’ambiente, della biodiversità e del patrimonio faunistico sono nel primo articolo del nostro codice deontologico».

La «fotografia» del territorio

Interessante la distribuzione dei professionisti sul territorio: il 34,6% lavora nell’area urbana e il 33% nella Bassa bergamasca. Significativa la presenza in Valle Seriana (18%) mentre il 29% lavora fuori provincia. I veterinari sono figure con un livello medio-alto di specializzazione: il 72% degli intervistati ha conseguito la laurea magistrale mentre il 28% ha conseguito anche un titolo di studio post-laurea: il 66% ha seguito una scuola di specializzazione, il 19% ha frequentato un master e il 15% un dottorato. La maggior parte dei veterinari lavora prevalentemente in ambito privato (l’86%) e il 14% nell’ambito pubblico. “Sono molto attenti alle iniziative di formazione dell’Ordine e ci chiedono di incentivarle – spiega ancora il presidente Stefano Faverzani – oltre che di far conoscere di più le nostre attività all’esterno. Un impegno che ci siamo dati con tutto il direttivo».

I social network per comunicare

Molti veterinari contano ancora sul passaparola tra i clienti (91%) per farsi conoscere ma alcuni iniziano ad essere attivi sui social. Il 73% degli intervistati si dichiara un utente attivo sui social ma solo una minima parte usa Facebook e Instagram per comunicare. «Sarà nostro impegno anche aumentare la formazione in questo campo: molti associati ci chiedono di incentivare i percorsi per migliorare la comunicazione con i clienti e fare rete con le agenzie del territorio» conclude Faverzani.

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