Covid in Lombardia: rialzo, ma rispetto a un anno fa crollo di incidenza e ricoveri

Leggera risalita, numeri però radicalmente diversi: da 412 a 27 casi settimanali ogni 100mila abitanti. Ora 384 degenti, erano 5.840.

Un anno fa iniziavano i giorni più duri, di nuovo. Quelli del lockdown e della paura, del virus verso il picco e di un incubo che pareva senza fine. Un anno dopo, la notte pandemica non è certo finita. Ma convive con un quadro radicalmente diverso, letteralmente a tinte più chiare. Il 6 novembre 2020, infatti, la Lombardia entrava per la prima volta nella «zona rossa» definita da quello che allora era il «nuovo» meccanismo a colori. Si avvicinava l’apice della seconda ondata, quella autunnale, tremenda seppur più mite della prima esplosiva ondata, e occorreva circoscrivere il virus a colpi di chiusure, ancora una volta. Ieri, un anno dopo, la Lombardia ha ricevuto il «visto» per vivere la ventiduesima settimana consecutiva in zona bianca, quasi senza più restrizioni. I numeri, d’altronde, sono imparagonabili.

La risalita è lenta

Chiaramente, una risalita del virus anche oggi è innegabile. Lo è soprattutto se si allarga lo sguardo al contesto regionale. A inizio ottobre l’incidenza lombarda del contagio si attestava a 25 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti, ieri era a 37; nel mezzo, in realtà, c’era stata una prima discesa che aveva portato – a metà ottobre – l’incidenza a quota 18, prima appunto della ripresa dei contagi. Dall’inizio di quest’ultima rincorsa, in circa tre settimane il valore dell’incidenza è così raddoppiato. A Bergamo, fondamentalmente la curva pare pressoché piatta; l’incidenza era a quota 15 il 1° ottobre, è arrivata a 18 a metà ottobre ed era a 19 ieri, con in mezzo una «gobba» sino a quota 22.

Anche la pressione ospedaliera è un saliscendi. A inizio ottobre i numeri erano più alti di quelli attuali perché nei reparti si leggeva ancora la piccola eredità dell’«ondina» estiva trascinata dalla variante Delta: il 1° ottobre i ricoverati lombardi (sommando reparti ordinari e terapie intensiva) erano 426 di cui 32 al «Papa Giovanni» di Bergamo, ieri i posti letto occupati in tutta la Lombardia erano 384 di cui 27 all’ospedale alla Trucca. In mezzo, una flessione e una risalita: il «Papa Giovanni» era arrivato a un minimo di 15 ricoverati a metà ottobre, ieri erano quasi il doppio; in Lombardia il 24 ottobre i pazienti erano 324, ieri erano 60 in più.

Cosa accadeva un anno fa

Un’allerta c’è anche oggi, chiaramente. Ma lo scenario è imparagonabile a ciò che si viveva dodici mesi fa. Il 5 novembre 2020, appunto, quando si spalancò la zona rossa autunno-invernale, l’incidenza di Bergamo si era issata a 145 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti: ieri era a quota 19, cioè con un valore dell’87% inferiore rispetto a quello di un anno fa. L’incidenza lombarda, invece, il 5 novembre 2020 viaggiava a quota 412: ieri era appunto a 27, -93%. E impressionante, per valori assoluti, è il parallelo ospedaliero. Un anno fa i ricoverati in Lombardia erano 5.840: un anno dopo – la simmetria rispetto al contagio è pressoché perfetta – sono il 93% in meno (384). In Bergamasca i posti letto occupati un anno fa erano 546 (in realtà in larga parte erano pazienti inviati da fuori provincia), e tutti gli ospedali erano in campo con reparti Covid per rispondere all’emergenza: un anno dopo, invece, anche per la provincia di Bergamo la riduzione della pressione ospedaliera è del 93%, e i malati bergamaschi sono peraltro concentrati in un’unica struttura, il «Papa Giovanni».

È significativa anche la differente velocità di accelerazione del contagio. Appunto quest’anno il virus in Lombardia ha iniziato la risalita dal 15 ottobre: in queste tre settimane, l’incidenza regionale è aumentata del 105%. L’ondata autunnale del 2020 aveva dato i primi «fuocherelli» qualche giorno prima, in sostanza dal 3 ottobre: nelle tre settimane successive, l’incidenza aumentò addirittura del 1.347% (passò dal valore 17 del 3 ottobre al valore 246 del 24 ottobre) e poi continuò ancora a correre sino al 10-11 novembre. Uno dopo l’altro, i numeri sembrano concordare: la circolazione del virus appare ridotta di circa il 90%, il Sars-CoV-2 al momento sta correndo a una velocità che è un decimo di quella di un anno fa. Evidentemente, anche grazie al quasi 90% di bergamaschi (e lombardi) che hanno aderito alla vaccinazione.

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