Ai giovani: la scienza sgretola i muri
Mattarella, su «L’Eco» di venerdì 6 pagine

Quattro ore intense la visita a Bergamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La scaletta della visita in città del presidente Sergio Mattarella è scandita al minuto. Il Capo dello Stato è arrivato intorno alle 16 di giovedì 24 ottobre all’aeroporto di Orio al Serio.

«L’Eco di Bergamo» ha seguito in diretta web la visita del presidente della Repubblica. La visita al centro di ricerca è stata in forma privata: è stato previsto un saluto ai ricercatori nella «piazza delle Idee» e poi un breve tour all’Istituto Mario Negri dove il Capo dello Stato ha incontrato Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche, e il direttore Giuseppe Remuzzi. Il Capo dello Stato Mattarella ha fatto tappa anche alla Brembo accompagnato dal presidente Alberto Bombassei. Sempre al Kilometro Rosso l’incontro con il rettore dell’ateneo bergamasco Remo Morzenti Pellegrini che ha consegnato a Mattarella una copia anastatica della lettera inviata da Galileo a Benedetto Castelli, scoperta nella biblioteca della Royal Society.

Subito dopo, intorno alle 17.45, il corteo presidenziale è partito alla volta di Città Alta. Alle 18, al suo arrivo, Mattarella è stato accolto da molti ragazzi fuori dal Seminario. Erano i ragazzi delle Medie del Seminario con cui il presidente si è soffermato prima di entrare nell’auditorium dove era atteso: il Capo dello Stato non è quindi entrato subito nei locali del Seminario - come era previsto - ma si è diretto verso i giovanissimi, che lo hanno accolto con un applauso e con lo striscione «Benvenuto Presidente». Poi Mattarella ha incontrato il prefetto Elisabetta Margiacchi, il presidente della Regione Attilio Fontana, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli e il sindaco Giorgio Gori. Presenti diversi parlamentari bergamaschi.

Il presidente ha inoltre incontrato il vescovo Francesco Beschi poco prima di salire sul palco dell’Auditorium del Seminario. Al suo ingresso, in sala, l’orchestra e il coro del Secco Suardo hanno intonato l’Inno nazionale.

L’incontro, presentato da Max Pavan, è entrato nel vivo con i ragazzi di «Molte fedi sotto lo stesso cielo» e BergamoScienza. Sul palco quattro giovani, due in rappresentanza di ogni festival, che hanno rivolto due domande al presidente della Repubblica.

Il presidente Mattarella ha risposto ai loro quesiti parlando di scienza, di conoscenza, di progresso, di libertà di pensiero, di impegno; dell’importanza della solidarietà, della «capacità di guardare oltre i propri confini». «Conoscere, costruire e avanzare» sono tre verbi utilizzati dal Capo dello Stato che nel suo discorso ha anche ricordato Matteo Ravasio, il commercialista bergamasco di 52 anni e volontario dell’associazione cittadina «Africa Tremila», tra le otto vittime italiane del disastro aereo del Boeing dell’Ethiopian Airlines che lo scorso 10 marzo era precipitato poco dopo il decollo in Etopia, uccidendo sul colpo 149 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.

«A voi giovani qui così numerosi, a voi giovani che vi misurate con il sapere scientifico vorrei dire che la scienza e la ricerca, correttamente perseguite, sono intrinsecamente portatrici di democrazia, perché vivono della condivisione dei saperi, dello scambio» ha detto Sergio Mattarella, rispondendo a Bergamo alle domande degli studenti che ha invitato a «non smarrire mai la finalità di questa impresa, che è il bene comune: gli strumenti sono tramite per raggiungerlo, non sono essi stessi il fine». «Non sono il totem - ha aggiunto - come talvolta appare essere tentazione di qualche guru delle veloci tecnologie digitali. È un grave errore scambiare il mezzo per il fine».

Per il presidente della Repubblica è «un grande errore non comprendere che le democrazie liberali rischiano di apparire fragili di fronte alla pervasività di domini tecnologici che confondono intelligenza e capacità di calcolo» ha detto e ha aggiunto: «La rivoluzione digitale ha profondamente modificato i modelli di convivenza, ma deve essere orientata ad accrescere i diritti di cittadinanza, sociale, politica, economica, tecnologica».

Per Sergio Mattarella la scienza, «come strumento di verità e di progresso ci aiuta a superare gli ostacoli, sgretolando i muri che li rappresentano». «La vocazione originaria della scienza, quale strumento di affrancamento dalle schiavitù e dai bisogni dell’essere umano, deve essere affermata con forza», ha detto e ha continuato: «Diversamente il senso del nostro progredire rischia di perdersi negli sguardi dei bambini vittime inconsapevoli di conflitti, violenze, sfruttamento; di fronte ai corpi stretti in un ultimo abbraccio di madre e figlio sepolti nel Mediterraneo; di fronte ai malati ai quali è negato l’accesso alle cure in molte parti del nostro mondo, sempre più raccolto, sempre più concretamente comune».

E poi ancora: «I giovani ci hanno detto: salvate il pianeta ascoltando la scienza». Per Sergio Mattarella questo non deve comportare «una “dittatura” dei sapienti sugli incolti» ma deve servire affinché, «nel confronto tra “cultura” scientifica e “cultura” antiscientifica, a prevalere sul pregiudizio e sul sospetto, talvolta fanatici, devono essere i risultati della ricerca sperimentale, indirizzati al bene delle persone». «Siamo spesso - ha detto Mattarella a Bergamo - preda della malattia della “opinabilità”, riducendo i fatti ad opinioni, contro ogni evidenza». Infine il Capo dello Stato ha ricordato «la solidarietà, presente nei principi della nostra Costituzione e nei trattati dell’Unione Europea, come collante dello stare insieme in una casa comune che guarda oltre i suoi confini. Un caposaldo che non può frantumarsi - ha osservato - sul quale costruire ponti verso altri popoli e Paesi perchè l’alternativa, in questa epoca di “planetarizzazione”, è tra l’insorgere di reciproche opposizioni, comunque si camuffino, o l’avvio di relazioni fertili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA