L’ultimo saluto a Lucio Losapio: «Medico e alpino generoso, un esempio per tutti»

Al cimitero di Bergamo i funerali di Lucio Losapio, «papà» dell’ospedale da campo degli Alpini, morto martedì a 82 anni dopo una lunga malattia.

Bergamo ha dato l’ultimo saluto a Lucio Losapio, il papà dell’ospedale da campo degli Alpini, morto martedì a 82 anni dopo una lunga malattia. Medico chirurgo, per anni primario agli Ospedali Riuniti, era da tutti ricordato come il fondatore dell’ospedale dalle mille missioni dell’Ana e per salutarlo giovedì 28 ottobre nella chiesa del cimitero di Bergamo sono arrivati tantissimi alpini. A celebrare il funerale monsignor Pasquale Pezzoli, parroco di Santa Caterina, con don Gilberto Sessantini, priore di Santa maria Maggiore: «Il dottor Losapio - ha detto don Sessantini nell’omelia - faceva parte di quegli uomini di scienza che sostenevano il proprio sapere e la propria attività con la fede, coniugando mirabilmente fede e ragione» . «In ogni cosa – ha aggiunto ricordando il suo ruolo nella fondazione dell’ospedale da campo – manifestava la sua generosa paternità, così come quando i suoi pazienti incontravano il suo sguardo colmo di serena umanità». «Di un alpino – ha detto ancora don Sessantini – quando muore si dice che è “andato avanti”, ma per esserlo in morte occorre che “avanti” lo si sia anche in vita l’alpino Lucio Losapio avanti lo era veramente» .

Anche Sergio Rizzini , responsabile della sanità alpina e dell’ospedale da campo dell’Ana, lo ha ricordato con voce commossa, definendolo: «Un uomo visionario che è stato in grado di realizzare le sue visioni con la tenacia e la severità necessarie per affrontare le difficoltà». «Per tutti noi – ha aggiunto – è stato una guida e un esempio». Parole a cui si sono aggiunte quelle della volontaria Nives Baldacconi : «Padre, amico e fratello: Lucio ci lascia davvero orfani, ma sarà sempre presente con e davanti a noi».

L’ospedale da campo degli Alpini nacque da un’intuizione di Losapio 45 anni fa, mentre soccorreva le vittime del terremoto del Friuli . L’ospedale da campo che l’anno scorso in Fiera ha curato i malati di Covid, l’aveva prima immaginato, poi fondato e diretto dall’anno della sua istituzione, il 1987 (come Gruppo d’Intervento Medico Chirurgico), fino al 2013: 15 anni di missioni epocali, dalla prima in Valtellina e Val Brembana, a quelle in Armenia (1988), Umbria e Marche (1997 e 1998), in Albania (1999), a Roma per il Giubileo del 2000 e ancora in Ossezia, a Beslan (2004), nello Sri Lanka (2004-2005), a L’Aquila (2009), in Emilia e in Giordania (2012). Sempre pronto a partire poche ore dopo un’alluvione, un terremoto, uno tsunami. Primario del reparto di Chirurgia plastica dei Riuniti dal 1992 al 1997 e della Chirurgia Maxillo facciale dal 1990 al 2004, Lucio Losapio si è speso per il «suo» ospedale anche dopo la pensione, immaginando la costituzione di una Sanità alpina unica, che raggruppasse l’ospedale e le squadre sanitarie di soccorso alpine. Una fusione avvenuta qualche anno più tardi, nel 2017, sotto la direzione del successore Sergio Rizzini.

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