Parolaccia ad un cliente: la commessa
non va licenziata

La sentenza La Cassazione: «Il licenziamento provvedimento spropositato e non sostenuto da giusta causa».

Un iter giudiziario durato quattro anni. Ora però la Cassazione (che ha confermato quanto stabilito dalla Corte di Appello di Brescia nel 2019 e dal tribunale di Bergamo in primo grado) ha messo la parola fine alla vicenda. La commessa aveva ragione e non doveva essere licenziata, dice la sentenza dei giudici, per i quali il licenziamento era illegittimo e privo della giusta causa. Il fatto risale a dicembre 2017.

Sono i giorni dello shopping natalizio e nel grande punto vendita nel Lecchese di una catena di elettronica di consumo c’è molto affollamento. Una commessa perde la pazienza con un cliente un po’ troppo insistente nel chiedere un’informazione e sbotta con un’espressione colorita: «Non me ne frega un c...,». La società (con sede legale a Bergamo, per questo il processo si è svolto al tribunale di Bergamo) licenzia la commessa, nonostante in un rapporto ventennale di lavoro avesse sempre avuto una condotta irreprensibile. La donna impugna il provvedimento, ma la società non si rassegna, anche se risulterà soccombente in ogni grado di giudizio, fino appunto al verdetto finale della Cassazione. «La lavoratrice era già stata reintegrata dal Tribunale di Bergamo e aveva cambiato lavoro dopo un anno per altre ragioni. Ora la Cassazione ha messo la parola fine a questa vicenda, ritenendo il licenziamento illegittimo», spiega il legale difensore, l’avvocato Chiara Vannoni.

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