Scuola, ultima campanella per 160mila studenti bergamaschi - Foto e video

Giovedì 8 giugno finiscono le lezioni per quasi 160mila studenti. Il provveditore: la scuola è tornata a essere luogo di socialità e di crescita. Le foto dell’ultimo giorno.

Ultima campanella per quasi 160mila studenti bergamaschi – tra scuole statali e non di tutti gli ordini e gradi – salvo i piccoli delle scuole dell’infanzia, che dovranno attendere il 30 giugno. Si chiude un anno caratterizzato dal ritorno alla normalità, dopo i cambiamenti e gli aggiustamenti in corsa dovuti alla pandemia. Archiviati la Dad, i banchi distanziati e gli ingressi scaglionati, quest’anno anche gli esami di Maturità torneranno ad essere quelli pre-Covid.

Ultimo giorno di scuola a Bergamo. Video di Beppe Bedolis

Il saluto del provveditore

«Suonerà oggi l’ultima campanella dell’anno scolastico 2022/23, un anno finalmente caratterizzato da un atteso ritorno alla piena normalità – esordisce il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Bergamo, Vincenzo Cubelli, nel suo saluto agli studenti e al personale della scuola – e il ritorno alla struttura tradizionale dell’Esame di Stato ne è il suggello (a proposito, auguri a tutti coloro che sosterranno l’esame conclusivo del ciclo di studi, circa 10.500 per il primo ciclo, poco meno di 9.000 tra candidati interni ed esterni per il secondo)». Ritorno alle lezioni in presenza, dunque, condizione fondamentale per l’apprendimento e la crescita degli studenti. «La scuola – continua il provveditore – è tornata ad essere luogo di socialità, di partecipazione democratica ospite di un dialogo di crescita culturale e di ricerca delle proprie inclinazioni: l’apprendimento di conoscenze essenziali e l’orientamento, insomma, come filo rosso delle attività di insegnamento da parte dei docenti e dell’impegno ad apprendere da parte degli studenti». Cubelli sottolinea che «le scuole hanno molto lavorato su questo tema, grazie alle risorse del Pnrr che i dirigenti scolastici e le segreterie hanno con diligente fatica impegnato, secondo le regole ma soprattutto sulla base delle visioni pedagogiche più adeguate ai propri contesti educativi, per migliorare gli ambienti di apprendimento. E questa – conclude – sarà una delle priorità del prossimo anno scolastico». L’Associazione nazionale dei presidi, per voce della presidente provinciale Gloria Farisé, sostiene che «è stato un anno faticoso ma ricco di soddisfazioni, nel corso del quale si sono tenute tante attività coinvolgenti. Il ritorno in presenza si è stabilizzato, i ragazzi hanno bisogno di stare a scuola, lavorare insieme e confrontarsi. Il concetto di scuola aperta è uno stimolo a crescere e a maturare; non solo le lezioni, anche lo studio con i compagni li aiuta in questo senso».

I timori dei genitori

Monica Ravasio, presidente Coorcoge (Coordinamento dei comitati genitori bergamaschi), concorda: «Si chiude un anno che rispetto ai precedenti ha ritrovato un certo equilibrio, pur non essendo mancati i problemi. Ringraziamo le scuole, i dirigenti e i docenti che hanno messo cuore e anima per riportare i nostri ragazzi sulla giusta carreggiata. Ma non tutti hanno prestato la giusta attenzione alla sfera emotiva, che incide sull’apprendimento scolastico – fa presente la rappresentante delle famiglie –. Tornare alla normalità dopo il Covid non è stato facile per gli studenti, qualcuno si è perso per strada, altri hanno lasciato la scuola. Alcuni istituti si sono attivati e hanno dedicato tempo e risorse all’aspetto psicologico, altri hanno guardato più all’aspetto performante senza considerare che i giovani che hanno vissuto la pandemia oggi sono emotivamente più fragili». C’è poi il tema trasporti, che continua a impensierire i genitori. «Il nuovo anno porterà un problema in più, quello del raddoppio della linea ferroviaria Bergamo-Ponte San Pietro, tre anni di lavori. Non è chiaro cosa si farà per supplire alla mancanza dei treni – dice Monica Ravasio –. Stando a una prima stima dei sindaci serviranno 24 pullman in più, che viaggeranno su una strada già trafficatissima. La nostra sensazione è che le stesse istituzioni non sappiano ancora come muoversi e intanto il tempo passa, febbraio, quando dovrebbero iniziare i lavori, è dietro l’angolo».

L’anno che verrà

Sul fronte sindacale i segretari della scuola di Cisl e Cgil ricordano che si chiude un anno «complicato», in particolare per i docenti. Paola Manzullo (Cisl) ricorda che «per avere la piena copertura dei posti vacanti, attingendo alle graduatorie provinciali, abbiamo dovuto attendere gennaio. Senza dimenticare il caos determinato dai rinunciatari. Speriamo che il prossimo anno tutti i docenti siano in cattedra dai primi di settembre. Questo è il mio augurio per il prossimo anno». A complicare le cose – sostiene Fabio Cubito (Cgil) –, il carico aggiuntivo di Pnrr e Pon, «che è finito sulle spalle di un organico già in affanno perché sovraccarico e ridotto all’osso». Sul prossimo anno scolastico – sostengono le organizzazioni sindacali – pende la spada di Damocle di 1.800 cattedre vacanti, e la questione degli insegnanti di sostegno. «Nelle università lombarde – prosegue Cubito – ci sono in tutto 1.250 posti per i corsi per l’abilitazione al sostegno in tutti gli ordini di scuola. E ne servono seimila. Questo fa sì che in città come Bergamo oltre il 50% dei docenti di sostegno non sia specializzato. Un sistema totalmente squilibrato, che vede invece negli atenei del Sud molti più posti di quanti ne servano».

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