Perdere il lavoro in Bergamasca
In un film il racconto della crisi

«Il pane a vita» prende spunto dalla chiusura della Honegger per narrare drammi e problemi del nostro tempo. Giovedì 5 dicembre al Conca Verde con inizio alle 21. Una produzione voluta da Caritas e Fondazione Bernareggi.

«Volevamo che parlassero le persone alle quali abbiamo cercato di dare una mano. Abbiamo aiutato tremila e trecento famiglie in questi quattro anni. Volevamo che parlassero, che facessero capire al pubblico che cosa si prova a non avere più il lavoro, a non avere più nemmeno i soldi per pagare le bollette. È importante che la città sappia, che le città sappiano».

Don Claudio Visconti è direttore della Caritas della diocesi di Bergamo. Ha parlato ieri mattina nella sede del Conventino, in via Gavazzeni. Una conferenza stampa per presentare il film che ha per titolo «Il pane a vita» e parte dalla vicenda del Cotonificio Honegger di Albino che chiuse i battenti 14 mesi fa. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il segretario generale della Fondazione Bernareggi, don Giuliano Zanchi, e il regista del film, Stefano Collizzolli.

Ha detto don Giuliano: «Il lavoro di carità, queste situazioni difficili portano a problematiche, portano a un accumulo di nuovo sapere. È importante che queste nuove situazioni, azioni, risposte entrino nel sapere delle persone, della società, diventino mentalità comune, diventino cultura. La cultura non è soltanto espressione di alta erudizione o di organizzazione turistica del tempo libero. La cultura parte dalla densità dei fatti umani. Abbiamo aderito all’iniziativa perché un film può portare questo messaggio, questa consapevolezza».

Il film ha richiesto un anno di lavoro, è prodotto da Caritas diocesana di Bergamo, Fondazione Bernareggi e Zalab, società che produce «laboratori di video partecipativo e documentari». Il film parte con inquadrature della fabbrica, con immagini di repertorio, di operaie al lavoro negli Anni Sessanta, in bianco e nero. Movimenti rapidi delle mani, occhi attenti davanti alle macchine. Poi l’inquadratura mostra una signora in cucina, pulisce il lavello, poi stira, riassetta... Protagoniste sono tre ex operaie: Lara Vezzoli e Giovanna e Liliana Ghilardi. Spiega il regista, Stefano Collizzolli, di Padova: «Da parte della Caritas abbiamo avuto una richiesta particolare: non un documentario sulle loro attività, ma un’opera che desse voce alle persone in estrema difficoltà, che la Caritas aiuta con il suo fondo famiglia-lavoro. Non potevamo dare voce a migliaia di persone, abbiamo individuato una vicenda particolare, quella del cotonificio Honegger. Abbiamo seguito la vita di tre operaie, tre donne che entrarono alla Honegger tanti anni fa pensando di avere il pane a vita e che invece quel pane a vita lo hanno perso. La cosa che mi ha colpito di più di questa produzione: per i bergamaschi il lavoro è identità. Il lavoro è un modo di essere, è essenziale per la vita. Per queste persone, perdere il lavoro è stato come un tradimento della realtà».

L’identità del lavoro, la disoccupazione come trauma profondo, non soltanto economico. Il film è convincente al punto che Rai Cinema ha voluto entrare nella produzione. L’opera è costata 40 mila euro. Per il fondo famiglia e lavoro (finanziato anche per l’anno venturo), la Caritas mette a disposizione circa 800 mila euro l’anno. Dice don Claudio Visconti: «Per noi questo film è un investimento, un messaggio lanciato alla gente perché non perda la sensibilità, la solidarietà. C’è bisogno di tanta solidarietà. Questa non è una crisi di passaggio, io per ora non vedo luci in fondo al tunnel. Spero che tanta gente veda questo film e che rifletta e che si renda conto dell’importanza del sentirsi vicini, dell’aiutarsi, del pensare. Questo film non riguarda soltanto la Honegger o Albino o Bergamo. Riguarda l’intero nostro paese».

L’anteprima nazionale è previsto per giovedì alle 21 nel cinema Conca Verde. Seguiranno altri appuntamenti a Milano, Roma, il 9 dicembre al cinema Del Borgo in città e il 12 al Nuovo Cineteatro di Albino.

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