Delta Index / Hinterland
Giovedì 22 Maggio 2025
Cultura dell’errore per crescere. «Così costruiamo legami con la Gen Z»
CAPITALE UMANO. Nel ristorante tristellato «Da Vittorio» ogni nuovo ingresso è un rito di accoglienza, ogni sbaglio un’occasione per imparare. Lo chef Chicco Cerea racconta come si costruisce un’impresa capace di parlare ai giovani e di farli restare
«Durante i nostri incontri di onboarding i ragazzi iniziano a farci domande e da lì incominciano a sposare la nostra filosofia, a sentirsi parte del gruppo». Chicco Cerea, chef tristellato del ristorante «Da Vittorio» a Brusaporto, non ha dubbi: la chiave per costruire un rapporto solido con i giovani non è il contratto, ma l’appartenenza. Parola che, non a caso, torna spesso nei report e nei criteri di valutazione del Delta Index, l’Osservatorio che misura la capacità delle imprese di attrarre, selezionare, formare e trattenere la Generazione Z.
Il vero onboarding? Raccontare chi sei
Nel racconto di Cerea emerge una pratica aziendale rara ma preziosa: «Dedichiamo ai nuovi ragazzi una riunione di 3-4 ore dove raccontiamo tutta la nostra filosofia, la storia, cosa significa far parte della famiglia Cerea». Un onboarding emotivo e valoriale, che supera l’addestramento tecnico per far leva sulla motivazione. Esattamente ciò che l’Osservatorio Delta Index evidenzia come leva di fidelizzazione: solo il 9,1% delle imprese adotta un onboarding strutturato, eppure dove esiste, i giovani restano.
«Sbagliate, ma imparate»: la cultura del rischio
Un altro passaggio centrale: «Dico sempre ai ragazzi: sbagliate, sbagliate, sbagliate. Ma fate esperienze. Solo provando e riprovando, si cresce». È il principio della formazione come leva evolutiva. Non un trasferimento unilaterale di competenze, ma un campo aperto alla sperimentazione. Come sottolinea il Decalogo Delta Index, il 70% dei giovani preferisce ambienti che valorizzano il feedback continuo e la possibilità di mettersi alla prova.
No agli stage vuoti
Lo chef affronta anche con durezza l’ipocrisia di alcuni percorsi formativi: «Quando sento dire: “vieni a fare lo stage da me” e poi gli fanno scopare la cucina, mi viene da ridere. Ecco perché molti poi dicono “non voglio fare questo lavoro”». Una denuncia netta di pratiche che sviliscono i giovani e minano la credibilità dell’intero settore. «Io preferisco avere uno in meno, ma che ci crede». Una scelta di qualità che anticipa un tema caro all’Osservatorio: quello della reputazione d’impresa come leva d’ingaggio.
Le aziende? Devono crederci davvero
«Se vedi un ragazzo che vuole fare questo lavoro e ha fame, fame di imparare, è lì che devi puntare. Dargli una chance vera». Cerea ribalta la logica di chi si limita a «riempire turni»: propone invece un modello di crescita condivisa. In perfetta sintonia con la filosofia Delta Index: non basta dire «vogliamo i giovani», bisogna essere disposti ad accompagnarli, formarli, motivarli.
«Ci salverà la generazione bella»
La conclusione dell’intervista è un manifesto: «Dobbiamo puntare su una generazione sana, bella. Non solo chi vuole fare il minimo indispensabile, ma chi vuole mettersi in gioco davvero. E noi adulti dobbiamo avere il coraggio di educarli con l’esempio». Con parole semplici, Cerea intercetta tutti e quattro i pilastri del Delta Index: onboarding come cultura, selezione sul potenziale, formazione concreta, trattenimento attraverso senso e appartenenza. Una lezione d’impresa che vale più di un trattato HR. E che parla chiaro a tutte le aziende: il talento si conquista solo se si è disposti a dare qualcosa in cambio. Tempo, fiducia, ascolto. E un’identità in cui riconoscersi.
Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index
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