Le insegnanti che educavano alla vita

La professione non la si viveva solo per trasmettere nozioni, ma diventava l’occasione per andare oltre, spingendosi ad insegnare anche le regole della convivenza civile e della crescita serena della famiglia

Ogni Vita Un Racconto Ogni Vita Un Racconto

Tre figure femminili di educatrici e insegnanti bergamasche ci conducono questa settimana alla riscoperta di alcuni ricordi che abitano gli angoli della nostra memoria e della nostra città.

Nella zona di via Pradello, alla fine degli anni Sessanta, c’era una scuola dove si poteva imparare a cucinare deliziosi manicaretti, a confezionare un abito o ad eseguire un ricamo. La sede si trovava nei locali delle scuole elementari «A. Locatelli». In quelle aule alla domenica si svolgevano i corsi di taglio, di cucito, di ricamo e di economia domestica, frequentati da circa 150 allieve tra i quindici e i venticinque anni. Si trattava di un’iniziativa messa in campo da un’insegnante in pensione, la direttrice Nella Squarciglia che aveva raccolto l’eredità di Anna Perito Baldini, che, 50 anni prima, ebbe l’idea di ospitare, nel proprio avito palazzo di Città Alta, un magistero della donna. Il corso era nato per accogliere le fanciulle dell’aristocrazia ansiose dì imparare le buone arti domestiche per ben figurare come «padrone dì casa» ma in seguito i corsi vennero ripresi nelle aule delle scuole elementari «A. Locatelli» e si aprirono, grazie a Nella Squarciglia, a tutte le ragazze. Il Comune contribuiva volentieri a sovvenzionare i corsi della Maestra Squarciglia alla luce anche del progetto di istituire delle lezioni anche al sabato per poter disporre di un maggior numero di ore.

Negli ultimi anni della scuola vennero organizzate delle riunioni, con l’intervento di psicologi ed altre persone qualificate, per trattare dei problemi femminili, riscuotendo notevole interesse fra le allieve e vennero promosse anche delle gare di ricamo a macchina con il sostegno di alcune industrie specializzate.

Queste attività hanno richiamato per anni numerose ragazze, anche solo per il fatto che la scuola metteva a disposizione libri selezionati a vantaggio della crescita culturale delle studentesse. Un buon tratto dell’emancipazione femminile, a modo suo, è passato anche da questa scuola e dalla «Pagina della donna» che settimanalmente L’Eco di Bergamo ha ospitato.

Lezioni di psicologia infantile

Una delle firme di punta delle nuove frontiere dell’educazione dei bambini del primo Novecento è stata Susan Isaacs. È nata in Inghilterra nel 1885 e vi morì nel 1948. Lasciò moltissimi scritti e un celebre decalogo per aiutare i genitori a tradurre in pratica il loro desiderio (quando c’è) di rendere la vita vivibile ai figli, e nel modo migliore. A parlare di lei fu Angela Galli Dossena, una giornalista, esperta di educazione infantile, che scriveva per il nostro giornale, nella citata «Pagina della donna». Una delle massime del decalogo della Isaacs e ripreso dalla Dossena si riassume così: «Non portare a passeggio il bambino, ma va a passeggio con lui». Sembra l’uovo di Colombo, invece è una delle cose quotidianamente meno realizzate in rapporto alla sua apparente facilità d’esecuzione.

«Anche a proposito del tempo dedicato ai figli conta più la qualità che la qualità. Tra l’incombere quantitativamente come presenza ossessiva che non lascia al bimbo lo spazio psichico per la sua solitudine e i suoi silenzi e l’indifferenza psichica per cui ci si trascina il bimbo a seguito in molte occasioni della giornata (il bambino passivo e, in fondo, solissimo) c’è l’unico vero rapporto umano da realizzare: stare con lui quando si è con lui, e cercare di sintonizzarsi per un colloquio che può essere anche arricchimento reciproco. Quando si esce con il bambino per una passeggiata ci si preoccupi di rispondere alle sue domande, di capire cosa lo interessa, di lasciarlo sostare dove c’è qualcosa che lo attira, di non annoiarlo tenendolo come una bestiolina al guinzaglio, in attesa sui due piedi, mentre si fanno lunghissime chiacchierate con i conoscenti. Lo si faccia partecipare, con intelligenza, ai propri acquisti (anche se si fa la spesa si può spiegare questo o quello...) ma soprattutto lo si ascolti e si pensi che lui è alla scoperta della realtà che lo circonda. Dedicandogli tempo e attenzione si potrà anche incontrare una realtà più viva, poetica, ricca d’immaginazione. Se aiutiamo i bambini ad essere veri, non artefatti né condizionati dal nostro perbenismo, ne ricaveremo a nostra volta un nutrimento bellissimo, di freschezza, spontaneità e si faranno, attraverso i loro occhi ancora ricchi di stupore, delle scoperte in cui lievita la realtà intorno a noi».

La fatica di essere genitori

Un’altra insegnante, Piera Gnocchi Bizzarri, lasciava negli anni Settanta nella «Pagina della donna» alcuni stimoli per aiutare nell’educazione dei figli. La maestra Piera scriveva: «Non dobbiamo stupirci se i ragazzi d’oggi si mostrano poco educati: facciamo un esame di coscienza e troveremo che molta parte della loro “maleducazione” è anche nostra. Come possiamo pretendere che al mattino essi dicano il “buongiorno”, se noi stesse non lo diciamo più né al marito o ai genitori anziani? Ci irritiamo se i figli sono agitati, elettrici e litigano fra loro a parole e talvolta con i fatti. Ma noi siamo calme e serene e ci rivolgiamo sorridenti ai nostri familiari? I ragazzi assorbono il nostro malumore, quell’essere sempre tese. Dovremmo invece imporci la calma per arrivare in orario al nostro ufficio ed affrontare la giornata tra gli estranei ai quali dobbiamo fare il viso sereno, mentre in famiglia ci consentiamo d’essere nervose, immusonite, sgarbate?

Quando i ragazzi rincasano per il pranzo eccoli gettare cappotti e cartelle dove capita e sedersi a tavola senza salutare nessuno (e senza lavarsi le mani). Esigono, come sentono fare dal padre, che il pasto sia pronto e spesso hanno modi “da strada” rivolgendosi alla madre che, rincasata dall’ufficio o dal lavoro, ha fatto miracoli per ammannire nel più breve tempo possibile, un pasto per la famiglia. Ed ecco che vogliono essere serviti per primi (se non si servono addirittura da soli senza curarsi dei nonni e del padre che, dal loro punto di vista, sono meno importanti di loro). Il frutto migliore, tutto vogliono e fanno i capricci: ma di chi è la colpa?».

Maestri e professori, «docenti per sempre»

Ogni giorno in classe è un’opportunità per ispirare, motivare e lasciare un segno. Il vero impatto di questa professione si trova nel ricordo incancellabile di chi è stato il maestro, un faro che continua a illuminare le scelte e i successi dei suoi studenti, ben oltre il suono dell’ultima campanella.

Vi riportiamo alcuni nomi: Cecilia Mazzucco in Zasso, Bergamo - settembre 2019; Giuseppina Schieppati, Calcio - marzo 2009; Santina Pernigoni in Catelli, Caravaggio - dicembre 2008; Giovanna Pucci in Di Minno, Treviglio - luglio 2005; Caterina Quistini, Nembro - aprile 2000; Angela Dendena, Pontirolo Nuovo - marzo 2000; Laura Marchettini, Bergamo - aprile 1999; Itala Perini, Gandino - maggio 1998; Cecilia Belotti vedova Prometti, Chiuduno - dicembre 1996; Anna, Bergamo - aprile 1994; Celestina Valsecchi in Coppola, Credaro - marzo 1992; Mariana Baroni, Bergamo - gennaio 1988; Silvana Belotti in Magri, Cicola - dicembre 1986; Giovanna Bredi Ponte San Pietro - gennaio 1986; Manilia Gatti, insegnante in pensione, Bergamo - settembre 1985; Carolina Marini insegnante in pensione, Bergamo - maggio 1985; Elvira Maria Zanchi in Bascheni, San Giovanni Bianco - agosto 1984; Maddalena Stocchi, Clusone - agosto 1984; Luigi Noris insegnante elementare con grande dolore, Alzano Sopra - marzo 1982; Antonietta Sala, Vercurago - marzo 1981; Nella Squarciglia, insegnante terziaria domenicana, Bergamo - gennaio 1981; Giuseppe Poeta, Bergamo - ottobre 1979; Bianca Ferrari, Bergamo - dicembre 1978; Antonietta Amaglio, San Pellegrino Terme - novembre 1978; Olga Invernizzi in Manzoni, Bergamo - dicembre 1977; Cecilia Grazioli, Urgnano - maggio 1977; Pierina Malenchini ved. Allevi, Treviglio - febbraio 1976; Suor Maria Boschi che fu insegnante e preside della scuola Capitanio, Milano - febbraio 1975; Ines Algeri ved. Boesi insegnante a riposo, Bergamo - gennaio 1975; Maria Gherardi insegnante elementare, Selvino - agosto 1974; Angela Manzini insegnante a riposo, Bergamo - luglio 1974; Vittorio Martinelli, Fiorano al Serio - aprile 1974; Marta Vizzardi, Bergamo - febbraio 1974; Elisa Zambetti, Solto Collina - gennaio 1974; Fanny Francioni, Bergamo - ottobre 1973; Teresa Frosio, Sant’Omobono Imagna - dicembre 1972; Maria Arrigoni insegnante in pensione Medaglia d’oro della pubblica amministrazione e Medaglia d’argento al Valor civile Bergamo - ottobre 1972; Silvia Caccia, Gandino - ottobre 1972; Angiola Cattaneo in Moretti, Bergamo - ottobre 1972; Maria Luisa Valsecchi in Maffeis, Gazzaniga - giugno 1972; Emilia Pesenti insegnante a riposo, Zogno - maggio 1972; Albino Rota, Bergamo - aprile 1972; Iride Pelizza ved. Taschini, Bergamo - marzo 1972; Marianna Paloschi Emanuelli, Torre Pallavicina - settembre 1971; Abissinia Gelmini, Rovetta - agosto 1971; Beatrice Locatelli, Medolago – giugno 1971; Camilla Zambianchi, Bergamo - gennaio 1971; Teresa Bossoli ved. Pezzotta, Bergamo - dicembre 1970; Licia Giorgi Ved. Prof. Donizetti, Bergamo - novembre 1970; Claudia Fusi, Treviglio - luglio 1970; Iginia Villa, Caprino Bergamasco - aprile 1970; Teresa Bottagini, Bergamo - dicembre 1969; Emma Zambianchi, Bergamo - dicembre 1969; Iris Giudici, Bergamo - agosto 1969; Lolanda Badò, Bergamo - giugno 1969; Maria Canevisio insegnante in pensione e ex Sindaco di Fornovo, Fornovo San Giovanni - aprile 1969.

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