Persone che restano nel cuore della comunità

Figure diverse per età e percorsi, ma unite da un profondo senso del dovere verso gli altri: un alpino generoso, un’insegnante che sapeva farsi amare dagli allievi e un medico appassionato.

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In ogni comunità ci sono persone che, con il loro esempio silenzioso e concreto, diventano punti di riferimento per chi li incontra. Non per fama o ambizione, ma per una naturale dedizione al bene comune. Umberto, Rosaria e Francesco: tre nomi che hanno lasciato un’impronta profonda nei cuori di chi li ha conosciuti. Le loro storie, pur diverse, parlano la stessa lingua: quella dell’impegno, della cura e del legame indissolubile con la propria gente.

Umberto Tirloni: l’alpino «Berto» che serviva la sua comunità

Tutti lo conoscevano con il nome «l’alpino Berto», ma il suo nome era Umberto Tirloni ed era il vicecapogruppo della sezione di Celadina-Gorle. Al suo funerale, celebrato nell’aprile 2021 erano presenti mille persone, 5 sacerdoti, 50 gagliardetti di sezioni alpine, oltre a quelli di Avis-Aido e Unitalsi. L’alpino Berto era disponibile a dare una mano a tutti, che fosse un aiuto, una commissione, una parola di incoraggiamento. I bambini delle elementari e medie, dove l’alpino Berto entrava per le sue famose castagnate, hanno portato i loro disegni. Don Carminati ha ricordato nell’omelia anche l’impegno nel curare la santella della Madonnina. «Ora attendiamo che venga raccolta questa eredità. Ciao, alpino Berto. Ora incontri Dio, generale dei generali. Mettiti sull’attenti come un alpino. Lui ti abbraccerà e ti affiderà alla tua Madonnina».

Rosaria Minuscoli: la figlia del mugnaio che si laureò in Cattolica

Nel marzo 2004 saliva al cielo a 74 anni Rosaria Minuscoli di Nembro. Nel paesino seriano, tutti sapevano che fu la prima a laurearsi all’Università Cattolica di Milano. Poi ha insegnato lettere per 38 anni alle scuole medie del paese. I suoi ex alunni ricordavano nelle cronache del giornale del tempo la sua attenzione non solo alle materie da insegnare ma anche alle situazioni personali dei ragazzi: sapeva cogliere i desideri e far emergere le qualità migliori di ognuno. Grazie alla sua sensibilità e alla sua serietà sapeva farsi amare dagli allievi. È stata capace di trasmettere con il suo insegnamento non solo nozioni ma anche i valori umani e cristiani. Negli anni giovanili era il cuore del gruppo locale di Azione Cattolica, del quale è stata anche presidente. Era la seconda di dieci figli, i suoi genitori lavoravano come mugnai e l’hanno sostenuta negli studi con fatica e orgoglio.

Francesco d’Adda: il cardiologo che amava la pallanuoto e la vela

Francesco D’Adda è morto nell’aprile 2015 ed era molto conosciuto in città. Sebbene avesse solo 59 anni era malato di tumore che combatteva con tenacia sfidandolo fino alla fine. Nella vita ha sempre cercato di andare oltre quello che la vita gli proponeva. Alla fine del liceo Lussana, non essendo riuscito a entrare all’Isef, si è laureato in medicina ma non ha mai smesso di praticare pallanuoto e vela. Aveva iniziato a giocare a pallanuoto nelle giovanili della Rari Nantes, quindi è passato al Fanfulla di Lodi in serie B per tornare a Bergamo, nella Libertas e contribuire ad avviarla verso il palcoscenico delle serie maggiori. Poi l’attività di medico (agli Ospedali Riuniti prima e alla Palazzolo negli ultimi anni) e la vela che si intrecciano. Due passioni intense quelle per la cardiologia e la vela supportate da una grande disponibilità a impegnarsi in prima persona anche come volontario.

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