Batterista a Parigi: «Qui sono riuscito a fare della musica una professione»

Francesco Marzetti . Da otto anni vive in Francia. Insegna a scuola e collabora con diversi gruppi. «L’emozione di suonare con il sassofonista di Zappa».

Ricominciare da zero per realizzare il sogno di diventare musicista professionista. Francesco Marzetti, 37enne di Bergamo, inseguendo proprio questo desiderio, si è trasferito a Parigi. Da circa otto anni vive lì, nella «Ville Lumière», dove lavora come batterista per diversi gruppi. «In Italia prima di partire facevo il cuoco – racconta –: inizialmente infatti, dopo gli studi alla scuola alberghiera, lavoravo in qualche ristorante di Bergamo e provincia, da mattina a sera. Ho studiato alla scuola alberghiera di San Pellegrino Terme, presso il distaccamento di Nembro. Nel frattempo ho studiato anche alla scuola di musica “Suonintorno” di Gorle, inizialmente con il maestro Vittorio Marinoni per proseguire poi per diversi anni con il maestro Stefano Bertoli. Questi anni di formazione, i miei insegnanti e le esperienze con gli amici musicisti, mi hanno fatto amare da subito il mondo della musica e, soprattutto, il mio strumento: la batteria. Poi, quando l’occasione di lavorare con la musica si è presentata, ho esercitato la professione di cuoco solo mezza giornata per poter essere più libero e seguire questa mia passione».

Il salto a Parigi

Tra il 2012 ed il 2013 la decisione di partire per provare a lavorare come musicista professionista. Un percorso ad ostacoli in Italia. «In quegli anni avevo una voglia irrefrenabile di partire – confessa il 37enne – e per coincidenza una persona a me cara si era trasferita proprio lì. Per un periodo, facendo spesso avanti e indietro da Parigi, ho avuto la possibilità di vedere molti concerti, partecipare a varie jam session, ascoltare e conoscere musicisti eccezionali. Ho toccato con mano una realtà incredibile. Io amo il jazz, e soprattutto le evoluzioni e le fusioni che ha avuto nel tempo con la world music, il rock, l’elettronica. Trovo che Parigi sia la capitale europea di tutto questo. Insomma, sono stato affascinato e volevo far parte di questa realtà. Sapevo inoltre che lì avrei potuto inseguire il sogno di lavorare come musicista professionista, cosa alquanto ardua in Italia.

«Ora la batteria è il mio lavoro»

«E devo ammettere che qui, le mie aspettative sono state ripagate: ora ho fatto della batteria il mio lavoro – racconta Marzetti –. Suono con differenti artisti (con una certa notorietà e no) provenienti da tutto il mondo. Sono impegnato in pianta stabile in alcune formazioni, come Bordelophone, 4db, Stéphane Manga, Human Big Band, Wild Princesse, e vengo chiamato regolarmente a suonare anche con Boney Fields, Dusty Bottom, Acquaviva trio, William Chabbey, Cotonete, e molti altri, spaziando tra generi musicali differenti. Sono inoltre docente di batteria in due scuole, e occasionalmente lavoro in studio di registrazione, collaborando con artisti locali».

Con il sassofonista di Frank Zappa

«Ci sono state anche delle sorprese – ricorda –: mi è capitato di andare a delle jam session in città, e incontrare di passaggio star del jazz internazionale, come Roy Hargrove o qualche membro degli Snarky Puppy, e di suonarci pure un brano. In Italia (ma vivevo già in Francia), ho avuto l’onore di fare qualche concerto con il grandissimo “Napoleon murphy Brock,” cantante e sassofonista di Frank Zappa. Vera esperienza. La scorsa estate invece sono stato a suonare negli Stati Uniti, a Columbia nel Missouri, per una festa franco-americana, con un mio trio latin Jìjazz. Per il futuro sogno di suonare sempre di più, con più musicisti possibili ed allargare i miei confini facendo sempre questo lavoro con passione e amore, mai per fama o successo. Quest’ultimo aspetto non è prioritario per me».

Le difficoltà con il Covid

«La situazione durante Covid è stata dura – dice Marzetti – perché, oltre alla malattia e tutte le sue conseguenze, il mondo della musica ne è stato particolarmente colpito, dunque ho perso qualche contatto e per un anno e mezzo ho avuto pochissimi concerti. Nonostante questo, il tempo libero mi ha permesso di conoscere meglio il mondo della produzione musicale, imparando a registrare autonomamente da casa e a lavorare a distanza con altri musicisti. Ora qui in Francia la situazione sembra essere abbastanza stabile. Tutte le attività sono tornate alla normalità... Spero vivamente che non si ripeta più».

«Tornare in patria? «No – confessa –, per ora la mia vita è qui. Nonostante mi manchino molto la mia famiglia, i miei amici, la mia casa, per il momento sto bene qui a Parigi»

Nostalgia di Bergamo

Tornare in patria? «No – confessa –, per ora la mia vita è qui. Nonostante mi manchino molto la mia famiglia, i miei amici, la mia casa, per il momento sto bene qui a Parigi. Ma spesso torno in Italia, a Bergamo, per suonare con amici musicisti, come Guido Bombardieri, Marco Pasinetti, Alessandro Marzetti (mio fratello) Francesco Chebat e molti altri, che mi hanno sempre aiutato e sostenuto durante gli anni. È sempre un vero piacere suonare con loro. Un po’ di nostalgia ogni tanto c’è, non lo nascondo, casa è sempre casa, e mi manca vedere le nostre montagne, tuttavia anche qui non è assolutamente male».

«Parigi, metropoli multietnica»

«Parigi è una metropoli multietnica, una città che mi ha sempre affascinato – spiega –. Dai luoghi più rinomati, che tutti conosciamo o abbiamo visto in tv, ai quartieri più popolari, dove adoro uscire con amici e ascoltare concerti, non c’è angolo della città che non mi incanti. Spesso, dopo avere finito di suonare in centro, faccio una passeggiata prima di tornare a casa; adoro camminare di fianco alla Senna, attraversando l’”ile de la cité”, “ile saint louis”, vedere Notre-Dame de Paris e il quartiere del Marais a tarda sera, quando le strade sono vuote... mi sembra di fare un tuffo nel passato. Rispetto alla mia terra d’origine, ci sono sicuramente aspetti più positivi. Principalmente, soprattutto dal punto di vista lavorativo, il fatto di vivere in una capitale europea così all’avanguardia, permette di mettersi sempre in gioco e crescere professionalmente».

«Amo la Francia – conclude –: il cibo, i prodotti, le abitudini, le persone. Va detto, devo essere sincero (ride, ndr), che a casa cucino ancora molto (soprattutto cibi italiani) e tutti i miei amici francesi vogliono venire da me. Mi piace molto trascorrere del tempo con le persone che ho conosciuto qui: con loro condivido esperienze lavorative, di vita, d’amore. Ci sosteniamo e ci aiutiamo ogni giorno».

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