«In un podcast racconto la vita di un bergamasco in Danimarca»

LA STORIA. Da Ranica a Copenaghen a 32 anni Davide Zampieri è product designer in una società di mille dipendenti: «Lavoro e famiglia, qui al centro il work-life balance».

Alla ricerca di un giusto equilibrio tra vita e lavoro, Davide Zampieri, 33enne originario di Ranica, nel dicembre 2022 è volato in Danimarca. Insieme alla fidanzata vive a Copenaghen, e lavora per una compagnia tech. Nel tempo libero racconta la sua nuova vita nel podcast «Un italiano in Danimarca» (disponibile su Youtube e Spotify).

Esperto di e-commerce

«Prima di decidere di mollare la mia amata Valle Seriana – racconta –, in cui mi sono spostato parecchio, passando da Ranica a Bergamo (quartiere Redona), Alzano Lombardo, Gandino e infine Vertova, ho lavorato per tanti anni come impiegato e-commerce nel settore tessile, dove ho lanciato e gestito diversi e-commerce per aziende più o meno grandi. Mi sono adattato a ciò che il mercato del lavoro in Valle Seriana offriva, perché ho alle spalle un percorso scolastico completamente diverso: teoricamente sono infatti un grafico pubblicitario, ma ho lavorato poco in quest’ambito, per catapultarmi nel mondo del web».

Work-life balance

«Ho deciso di partire quando con la mia fidanzata abbiamo visto la possibilità di poter crescere personalmente e professionalmente all’estero. L’Italia iniziava a starmi stretta e mi sentivo costretto in un loop infinito senza via d’uscita, dedicando la mia vita al lavoro, senza mai avere tempo per me stesso. Ero sicuramente in cerca di qualcosa che mi desse la libertà di godermi la mia esistenza, una volta finita la giornata lavorativa. La scelta è ricaduta sulla Danimarca, e la sua capitale Copenaghen, perché oltre a esserci un mercato del lavoro veramente florido e in continua crescita, c’è la possibilità di fare carriera, e inoltre loro basano tutto sulla fiducia: non importa dove sei e come lavori, basta che lo fai. Ultimo ma non meno importante, la parola magica che mi ha spinto a scegliere questo paese e questa città, è stata “work-life balance”. Un termine che mi ha affascinato, perché significa che puoi benissimo bilanciare la vita privata con quella lavorativa, e godere di molti benefit. Perché non partire?».

Un salto nel vuoto

Una volta fatta la valigia, e salutata la Valle Seriana, l’idea era di mettere radici nel Nord Europa. «Il passo è stato importante – precisa il 33enne –: sono qui da un anno, e presumo di trascorrerne molti altri. Ovviamente difficile stabilire ora se starò qui per sempre. Essendo “la mia prima vita” all’estero, non avevo alcun tipo di aspettative, certo, non mi immaginavo che i primi periodi potessero essere così duri, anche perché ho deciso di fare il grande salto che non ero più propriamente un ragazzino. Ho preso questa decisione a 32 anni, quando la maggior parte dei miei coetanei ha già figli, mutuo etc, mentre io ancora non sapevo cosa volevo fare della mia vita, ma ho iniziato a capirlo adesso, non avendo aspettative. Tutto ciò che è arrivato, è stato inaspettato, e mi ha piacevolmente sorpreso vedere il mondo da un’altra prospettiva: avendo a che fare con tantissime persone da tutto il pianeta, la mente ti si apre come un libro».

Le tre vite

«Vivo qui dal 2 dicembre 2022, e ho già cambiato tre vite. Appena arrivato non avevo un lavoro, e per un periodo ho fatto un “internship”, una sorta di stage non retribuito che però mi ha aiutato a crescere e capire come funziona il mondo lavorativo locale. Nella “seconda vita” ho invece fatto l’aiuto cuoco in due ristoranti italiani, senza nessun tipo di esperienza e di capacità, ma solo armato della mia grande passione per la cucina. Mi sono sempre dilettato a “spadellare” per amici e parenti, ma farlo a livello professionale è tutt’altra cosa. Ed in questa fase, avendo moltissimo tempo libero, ho dato sfoggio anche alla mia passione per la comunicazione online. Volevo creare qualcosa di divertente e simpatico, così è nato il podcast «Un italiano in Danimarca», disponibile su Youtube e Spotify. Racconto sostanzialmente la vita danese dal mio punto di vista, di immigrato in questo Paese, con tutte le stranezze e le particolarità di questo meraviglioso stato. Infine ho avuto l’opportunità di trovare un’occupazione in linea con le mie competenze, ossia sono product designer per una compagnia tech di quasi mille dipendenti, provenienti da circa trenta nazionalità differenti. Il mio lavoro sta nel creare e lavorare al design di uno specifico prodotto».

Product designer

Di casa manca il sole e gli affetti più cari. «Ogni tanto penso che potrei tornare in Italia, non è facile vivere lontano da famiglia e amici, ma quando poi mi focalizzo sulla fortuna che ho a lavorare qui, con ritmi e stile ben diversi rispetto a casa, mi rassereno e sono fiero della scelta fatta. C’è flessibilità, soddisfazione e la libertà di lavorare dove si vuole. Mi sento appagato, non c’è quella sensazione di “tutto dovuto” che c’è da noi. Certo, ci sono anche aspetti meno piacevoli, come lo scoglio del meteo che è impegnativo da affrontare (soprattutto all’inizio l’impatto è forte). L’inverno dura da settembre ad aprile, quasi tutto l’anno, ed è molto rigido. Bisogna poi considerare anche la mancanza di sole: le ore di luce giornaliera spesso si riducono a sei, anche cinque in alcuni giorni. Dalle 9 del mattino alle 15 del pomeriggio massimo, con un cielo che più grigio non si può ogni giorno. Oltre a freddo e vento costante».

La gentilezza

«La gente del posto però non si lascia di certo intimorire, e qui la maggior parte utilizza comunque la bicicletta per muoversi. C’è infatti uno dei maggiori numeri di piste ciclabili d’Europa. Il loro motto è “non esiste il freddo, ma solo un abbigliamento inadeguato.” Quindi in sella alla bici, e via. Un’altra tra le cose che apprezzo di più, è la gentilezza. Non ho mai visto nessuno arrabbiato o scortese. Non nascondo che gli scandinavi siano un po’ strani per certi versi, ma a modo loro sono davvero sempre gentili, hanno un sorriso per tutti. Non restano sicuramente indifferenti se succede qualcosa, e corrono ad aiutarti. Ho poi creato nuove “amicizie internazionali”: è uno scambio culturale davvero impagabile, che apprezzo tanto. Per il resto la vita scorre normalmente come in ogni altra città d’Europa, solo che qui vanno con calma, nessuno corre o ha fretta».

Bergamo senza Confini

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