Addio a Franco Provera, manager colto e paladino della salute pubblica

Si è spento a 87 anni l’ex direttore generale degli Ospedali Riuniti. Remuzzi: «Voleva i migliori». I suoi primari: «Creò un gruppo affiatato».

È mancato a 87 anni Franco Provera, indimenticato direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, divenuti una struttura d’eccellenza a livello internazionale grazie alle sue qualità manageriali. Provera ha favorito l’aziendalizzazione dell’ospedale, mettendosi alle spalle il retaggio burocratico che caratterizzava tutte le strutture sanitarie italiane. Franco Provera aveva anche un’altra grande dote, quella di reclutare le eccellenze nella dirigenza dei primari, favorendo anche il dialogo tra i diversi dipartimenti, fra dirigenza medica e amministrativa, con la nascita della nuova figura infermieristica, la caposala di dipartimento, con l’obiettivo di rimuovere quei tradizionali conflitti tra mondo medico e infermieristico.

Fra i più vicini a Franco Provera c’è sicuramente Giuseppe Remuzzi, con il quale è stata promossa l’alleanza con l’istituto Mario Negri. «Provera è stato un paladino della sanità pubblica, alla quale credeva molto – commenta commosso Remuzzi –. Lo ricordo come una persona appassionata e coltissima, il più lucido nel capire che era importante una sanità per tutti, promuovendo il servizio sanitario nazionale. Il nostro ospedale è stato riportato a fare quello che si faceva con Giuseppe Pezzotta e Franco Provera voleva le persone migliori, perché riteneva che l’ospedale dovesse disporre degli uomini giusti . Ritengo che con lui Bergamo vantava uno dei migliori ospedali in Europa, tanto che per anni abbiamo potuto vivere quasi di rendita, mentre per il futuro dobbiamo ispirarci ai suoi insegnamenti. Personalmente nel 2018 gli ho dedicato il libro “La salute (non) è in vendita” – prosegue Remuzzi –. È stato un grande maestro, un uomo integerrimo e una persona di talento, della quale ricordo mille aneddoti. Era orgoglioso dei suoi medici e convinto che il segreto di un direttore generale fosse quello di prendere i migliori, ma anche di frequentarli e conoscerli approfonditamente. Mi ricordo – conclude Remuzzi – che in uno dei nostri dialoghi mi chiese chi era secondo me il primario migliore per un determinato reparto. Di solito gli indicavo medici lontani, ma in questo caso gli indicai un collega che lavorava a Seriate e lui mi guardò in maniera strana rispondendomi che si sarebbe subito mosso per andare a prenderlo». Sono molti i ricordi affettuosi dei «suoi» primari. «Era un grande direttore, che ha dato un grande impulso all’ospedale, illuminato da diverse idee di rinnovamento – commenta Paolo Ferrazzi –. Ha saputo innovare la struttura ospedaliera e ha rappresentato un ponte culturale verso il nuovo ospedale. Provera ha capito l’importanza di molti settori, rinforzando non solo il mio dipartimento cardiovascolare ma promuovendo anche il lavoro in team e il rapporto stretto tra dipartimenti, creando un gruppo molto affiatato. Era convinto che alla base di tutto ci fosse giustamente la valorizzazione del capitale umano».

Anche per Roberto Labianca si tratta di una grande perdita. «Mi chiamò a Bergamo per fare il primario di oncologia medica – ricorda con affetto Labianca –. Sapevo che aveva una visione molto moderna della medicina, basata sui dipartimenti in grado di dialogare per curare le varie patologie. Chirurghi, internisti e radiologi costituivano un’equipe di cura, non rappresentavano un concetto molto diffuso. Fu una scelta vincente, proprio nel momento in cui alla radioterapia si aggiunsero importanti farmaci che andavano gestiti in maniera più moderna. Provera arrivava sempre prima e capiva subito come risolvere un problema nell’interesse dell’ospedale. Sapeva mettere insieme la modernità e una visione completamente etica della medicina. È stata una persona molto importante per Bergamo e per gli Ospedali Riuniti». Anche la direzione e il personale del Papa Giovanni XXIII ricordano con stima l’operato di Franco Provera, manager competente e molto legato all’ospedale, che ha scritto importanti pagine di storia, lasciando un’importante eredità.

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