Variante Beta, un caso in Bergamasca ma già «isolato»

Insieme ad Alessandria la nostra è l’altra provincia in cui è comparsa questa variante tra agosto e settembre. Antonioli (Ats): «Mutazione che preoccupa, ma qui nessun allarme».

È comparsa, ma praticamente subito è scomparsa. La variante Beta, quella inizialmente nota come «sudafricana», s’è manifestata con un singolo caso in provincia di Bergamo lo scorso mese, ma è rimasta decisamente circoscritta. Isolata.

Niente a che vedere con l’Alfa (quella che ha segnato la terza ondata, a marzo 2021 e ora scomparsa) o la Delta (la «miccia» dell’ondata di quest’estate), ma pur sempre un segnale monitorato con attenzione. Letteralmente, perché lo scorso venerdì il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha presentato la mappa aggiornata delle «Voc», le «variants of concern», le mutazioni che appunto possono destare preoccupazione secondo la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità: la provincia di Bergamo, insieme a quella di Alessandria, è stata appunto l’unica provincia dello Stivale in cui la Beta è apparsa tra il 2 agosto e la prima metà di settembre . «Si è registrato un solo caso di questa variante in Bergamasca, che non ha generato ulteriori casi», specifica Lucia Antonioli, direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria dell’Ats di Bergamo: «Si trattava di una persona che ha evidenziato un tampone positivo dopo essere rientrata da un Paese europeo: tutti i contatti, compresi quelli dell’ambiente familiare, i più stretti, sono invece risultati negativi. Non ha rappresentato un problema».

Nessun caso secondario generato, quindi . «L’Organizzazione mondiale della Sanità considera la Beta una variante di preoccupazione, perché è più trasmissibile e presenta forme più gravi della malattia – spiega Antonioli –. Ma al momento in Bergamasca si riscontra solo la Delta». Lo stesso monitoraggio dell’Iss conferma un altro dato: la variante Alfa, l’«inglese», in Bergamasca non è stata più sequenziata da inizio agosto, anzi in Lombardia nello stesso periodo s’è vista solo in provincia di Brescia e in Brianza . A Milano, invece, sempre negli stessi giorni ha fatto (ri)comparsa la variante Gamma (l’ex «brasiliana»): questa mutazione – che in realtà in Lombardia s’era già notata a giugno, su numeri molto bassi – da agosto è stata censita solo in altre tre province italiane tra Emilia-Romagna e Lazio, oltre al Milanese. Il sequenziamento d’altronde prosegue su tutti i tamponi positivi, con degli specifici criteri di priorità. In caso di nuova variante, le misure precauzionali s’intensificano: per esempio, il contact tracing scava indietro sino a 14 giorni e non si limita solo alle 48 ore precedenti l’emersione del contagio . La più recente variante Mu, «colombiana», classificata però ancora come «Voi» – «variante d’interesse», e non «di preoccupazione» – invece non si vede.

L’aumento delle quarantene

Lo sguardo d’insieme sul virus in Bergamasca, riflette Lucia Antonioli, presenta «andamenti ondivaghi, ma l’ampiezza dell’onda è bassa: ripercorriamo la situazione dello scorso anno in questo periodo». La fotografia aggiornata proprio giovedì dall’Ats ha confermato la sostanziale stabilità recente: sono 620 i bergamaschi in isolamento obbligatorio perché positivi al virus, cioè con l’infezione in corso . Dal fine agosto le oscillazioni sono minime: 633 infetti il 25 agosto, 611 il 1° settembre, 626 il 9 settembre, 610 il 15 settembre, appunto 620 ieri. È cresciuto, di parecchio ma fisiologicamente, il dato di chi invece è in isolamento fiduciario perché contatto stretto di una persona positiva: sono ora 713 i bergamaschi in quarantena per questo motivo, più del doppio dei 312 di settimana scorsa; per trovare un dato più alto bisogna tornare al 2 giugno (905). E il comun denominatore è appunto la scuola: con la ripartenza delle lezioni sono scattate le quarantene, pur con numeri contenuti nella prima settimana del nuovo anno ( 10 classi in isolamento ). «Tra l’altro le scuole sono molto attente, non fanno scappare alcun dettaglio – sottolinea Antonioli –: si tende a essere ancora più prudenti nell’identificazione dei contatti stretti. In estate, invece, i cittadini tendevano a non far emergere i contatti stretti per non rovinar loro le vacanze».

È un periodo cruciale, questo: «Aspettiamo di capire quale sarà l’effetto della ripresa delle scuole, ottobre sarà il primo vero banco di prova – ipotizza –. Finora i positivi nelle scuole sono emersi soprattutto all’asilo e nei nidi, meno invece nelle superiori: da un lato potrebbe esserci un legame con la protezione del vaccino (dai 12 anni in su, ndr), dall’altro lato va detto che asili e nidi sono anche ambienti dove è più difficile mantenere il distanziamento (e fino a 6 anni non s’indossano le mascherine, ndr). Dobbiamo tenere alta l’attenzione». A proposito: la prima tornata di test salivari nelle scuole elementari e medie lombarde – in Bergamasca si è partiti da 21 alunni delle «De Amicis» di Treviglio – ha dato esiti negativi per tutti.

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