Aziende metalmeccaniche, più corte le soste per l’estate e tante non chiudono

Metalmeccanici Le incognite future su conflitto e Covid ma pure le richieste dei lavoratori, condizionano gli stop. Nieri (Fim-Cisl): «Ordini ok, ma a volte manca personale».

Una situazione ancora di forte incertezza, sia sul fronte del conflitto ucraino che su quello pandemico, con tante incognite legate all’autunno, ha fortemente condizionato le chiusure delle aziende metalmeccaniche per questa estate 2022. Una situazione a macchia di leopardo, monitorata ogni anno dalla Fim-Cisl di Bergamo (nel tabellone a destra la situazione di alcune tra le realtà più rappresentative), che quest’anno può essere riassunto con una parziale diminuzione delle settimane di sosta (anche se non manca chi è in controtendenza), mentre sono in aumento le imprese che decidono proprio di non chiudere.

Dimensione internazionale

«Ormai le ferie sono sempre più contenute - spiega il segretario di Fim-Cisl di Bergamo Luca Nieri -: infatti, tante aziende hanno deciso di limitare le soste o addirittura di non chiudere, attrezzandosi con meccanismi di rotazione del personale. Un aspetto importante, è che questa situazione, non molto presente fino a pochi anni fa, testimonia della dimensione internazionale assunta da molte delle imprese provinciali che devono sempre più presidiare ed evadere gli ordini che arrivano dall’estero anche durante i mesi estivi». Ma alla base di questa riduzione delle soste o del fatto che in tanti abbiano deciso di non chiudere «c’è anche una volontà dei lavoratori - precisa Nieri -, che chiedono espressamente all’azienda di poter smaltire le ferie in altri periodi dell’anno. Una flessibilità quasi sempre gradita dall’impresa, che si organizza facendo ruotare il personale, ma restando aperta anche ad agosto. Inoltre le variabili legate allo scenario autunnale , con le incertezze future su conflitto e pandemia, fanno sì che si cerchi di sfruttare al massimo anche questi mesi centrali dell’anno». L’andamento delle soste è comunque più vivace rispetto al 2021: sono tante le imprese che infatti, o aumentando o diminuendo le settimane di sosta, hanno comunque cambiato la durata della propria fermata rispetto a 12 mesi prima.

«I primi sei mesi 2022 sono stati “azzoppati” e condizionati dalla ripresa della pandemia e dal conflitto ucraino - precisa Nieri -, ma anche dalla strozzatura della catena degli approvvigionamenti che ha fatto schizzare il costo delle materie prime e dal rincaro dei beni energetici. Il settore metalmeccanico orobico ha retto bene, gestendo queste difficoltà in maniera attenta e minimizzando i problemi. Ad oggi, a eccezione della Maier, non abbiamo aperte vertenze occupazionali, e per assurdo riscontriamo più un problema legato alla ricerca di personale, al punto che, per carenza di addetti tante aziende stanno gestendo ordini e picchi di lavoro con il ricorso a straordinari e a flessibilità degli orari».

Preoccupazione per l’autunno

Sulla ripresa in autunno, Nieri non nasconde che «si registrano forti preoccupazioni, e al tempo stesso un clima di fiducia in diminuzione, e l’incertezza la fa da padrone. Si annunciano segnali di riduzione del portafogli ordini, e in più preoccupa l’incertezza legata ai beni energetici, come l’inflazione che pesa ancor di più su materie prime. Sicuramente anche gli aspetti politici legati al governo e alla crisi che si è aperta peseranno. Siamo inoltre preoccupati dall’abbandono del motore termico nel 2035, scelta che impone una riconversione per tante aziende strettamente legate all’automotive. A Bergamo sono oltre 20mila lavoratori, per i quali dovremmo iniziare a interrogarci già da oggi sulle prospettive future».

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