
Economia / Bergamo Città
Venerdì 15 Agosto 2025
Gelato artigianale e caffè, prezzi lievitati. A pesare è il caro delle materie prime
CAROVITA. Per un cono si spendono mediamente tra i 2,5 e i 3 euro, consumi in aumento del 20%. Trimoka: «+ 300% il costo dei chicchi». Rodeschini: «1,30 euro l’importo minimo per l’espresso».
Gelato e caffè sono tra i prodotti più amati dai consumatori e, proprio per la loro diffusione su larga scala, balzano subito all’occhio quando vengono applicati eventuali aumenti. Se per un cono oggi si spendono mediamente tra i 2,5 e i 3 euro, oggi in centro città una tazzina di caffè al banco costa 1,30 euro. La quotazione dipende anche dalla posizione del locale e dalla qualità della materia prima, oltre alla professionalità del servizio.
In particolare sul fronte dei gelati, grazie al cima favorevole, stiamo vivendo un boom dei consumi con incrementi a doppia cifra, rispetto al 2024, stimati tra il 10 e il 20%. Una buona notizia per tutto il comparto, che in provincia di Bergamo conta più di 500 gelaterie artigianali, mentre in tutta Italia i punti vendita sono circa 39mila.
«Il gelato cresce»
«Il gelato artigianale italiano continua a crescere e a distinguersi nel panorama mondiale – fa presente Aurora Minetti, amministratore unico dell’azienda Minetti 1980 -. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Sigep World, l’estate 2025 dovrebbe chiudersi con un aumento del +4% delle vendite rispetto al 2024, quando il fatturato del settore aveva sfiorato i 3 miliardi di euro». L’Italia resta il primo Paese europeo per consumo, con oltre 600 milioni di porzioni vendute lo scorso anno, pari al 26,4% del mercato continentale. «A trainare la domanda non è soltanto il piacere di un buon gelato, ma anche l’evoluzione dell’offerta – prosegue Minetti -. Negli ultimi anni c’è una sensibilità crescente verso salute, intolleranze e allergie, che ha spinto i maestri gelatieri a ripensare ricette e ingredienti. Di conseguenza sono stati ridotti gli zuccheri e gli additivi non necessari, innalzando peraltro la qualità complessiva del prodotto».
Tradizioni locali
Parallelamente, cresce l’interesse per la valorizzazione delle tradizioni locali. «Molti laboratori stanno riportando in vetrina gusti legati a frutti e prodotti del territorio, offrendo al consumatore un’esperienza che racconta storie e luoghi – aggiunge Aurora Minetti -. Non si tratta di un vezzo nostalgico, ma di una strategia capace di distinguere il gelato artigianale da quello industriale, ancora legato a logiche di produzione standardizzata e globalizzata. Il cliente sceglie così un gusto alla pesca di un preciso areale, o un sorbetto con miele di una valle alpina, anziché optare per un prodotto che non trasmette identità».
«Una bella stagione»
Sara Bosatelli, presidente dei gelatieri bergamaschi di Confcommercio Bergamo, che da 5 anni gestisce l’attività Mandorlacchio aperta nel capoluogo, conferma che «stiamo vivendo una bella stagione rispetto allo scorso anno, quando il meteo non ci aveva certo favorito. Il consumo di gelato quest’estate è aumentato a doppia cifra, indicativamente tra il 10 e il 20%. Sul fronte delle materie prime assistiamo a continui incrementi di prezzi, ma come tutti i generi alimentai: per rendersene conto, basta fare la spesa». «La cosa certa è che il gelato artigianale ha tutto un altro valore rispetto ai prodotti industriali» conclude l’imprenditrice.
Il tema del caffè
Un discorso a parte lo merita l’espresso, i cui preziosi chicchi nel recente passato hanno subìto importanti aumenti, anche nell’ordine del 300 per cento, raggiungendo quotazioni importanti che ultimamente si sono fortunatamente stabilizzate.
«Oggi il costo dei chicchi pare essersi stabilizzato, ma non torneremo mai alle quotazioni inferiori del passato»
«Negli ultimi mesi i rincari della materia prima hanno messo a dura prova tutto il comparto, dai produttori ai consumatori finali – commenta Paolo Uberti, patron della torrefazione Trismoka -. Credo che oggi più che mai, di fronte all’aumento dei costi, sia necessario puntare sulla professionalità degli operatori. Dal 2003 puntiamo sulla formazione con un centro operativo all’interno della nostra azienda, aperto a professionisti e scuole alberghiere, con l’obiettivo di migliorare le tecniche di estrazione ed elevare la qualità del prodotto, valorizzando così tutta la filiera – conclude Uberti -. A mio parere un caffè oggi non deve superare il prezzo di 1,50 euro, anche se negli ultimi tempi abbiamo assistito ad aumenti vertiginosi, fino al 300%, della materia prima. Oggi il costo dei chicchi pare essersi stabilizzato, ma non torneremo mai alle quotazioni inferiori del passato».
Diego Rodeschini, presidente del gruppo bar di Confcommercio Bergamo, che gestisce il bar pasticceria Acquario di Sant’Omobono Terme, fa presente che «come associazione abbiamo consigliato per la tazzina un prezzo minimo indicativo di 1,30 euro, anche per far fronte ai continui aumenti delle materie prime. Storicamente il costo del caffè andava di pari passo con i quotidiani, mentre ora siamo decisamente sotto e la Lombardia è tra le regioni dove l’espresso costa meno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA