I «senior» guadagnano il doppio dei giovani, la crisi amplia il divario

STIPENDI. Per i lavoratori cinquantenni fino a 16.700 euro in più dei ventenni. Donne penalizzate: con l’avanzare della carriera la retribuzione cresce meno.

Che ci sia una «forbice», è nella logica delle cose. È fisiologico: i ventenni, cioè coloro che sono appena entrati nel mercato del lavoro, guadagnano decisamente meno dei cinquantenni, cioè di chi è all’apice della propria carriera. Ma questo divario – ed ecco l’elemento che va oltre l’aspetto fisiologico – continua ad allargarsi, da qualsiasi prospettiva lo si guardi: in Bergamasca tra le due generazioni c’è una differenza tra gli 11mila e i 17mila euro (valori arrotondati per eccesso), e in poco meno di quindici anni – dal 2008 al 2021, dalla crisi finanziaria globale al post-Covid – quel gap s’è ampliato per importi che variano dai 153 ai 2.592 euro, a seconda degli specifici segmenti anagrafici.

Età e stipendi

Il mercato del lavoro rischia oggi di essere il terreno di uno «scontro generazionale»? I dati riferiti ai lavoratori dipendenti del settore privato in Bergamasca, ricavati dal portale dell’Inps, descrivono in profondità il fenomeno. Nel 2021, l’ultimo anno per cui sono disponibili le cifre, un lavoratore tra i 20 e i 24 anni guadagnava in media 13.067 euro lordi all’anno, e si sale a 19.054 euro per i 25-29enni. Profili diversi, chiaramente: i 20-24enni sono prevalentemente dei lavoratori diplomati (o senza diploma), oppure degli universitari che si mantengono negli studi, spesso con impieghi frammentati o più saltuari; la fascia dei 25-29enni comprende invece anche i laureati che provano a entrare stabilmente nel mercato del lavoro.

È invece nella fascia dei 50-54 anni che si raggiunge mediamente la retribuzione più alta tra i lavoratori bergamaschi, mentre a livello nazionale quel picco arriva tra i 55 e i 59 anni. Ruoli apicali nelle aziende, scatti di anzianità, benefit magari «ereditati» da contratti più protetti: così, in terra orobica, i 50-54enni nel 2021 guadagnavano in media 29.806 euro l’anno, i 55-59enni si attestavano a 29.774 euro annui (sempre al lordo). A livello nazionale, secondo uno studio basato sempre sui dati dell’Inps e volto ad analizzare un periodo più ampio, il divario salariale tra «giovani» e «anziani» è passato dal 20% del 1985 al 40% del 2019.

Il divario

Confrontando le diverse «performance» su scala bergamasca, emerge un divario ampio. Qui i 20-24enni guadagnano infatti circa 16.700 euro in meno rispetto ai cinquantenni (sia che si guardi ai 50-54enni, sia che si guardi ai 55-59enni): lo stipendio degli «adulti», in sostanza, è più che doppio rispetto a quello dei più giovani. Il margine si riduce parzialmente se il confronto lo si fa mettendo al centro i 25-29enni, appunto quei giovani lavoratori mediamente più qualificati (laureati) e in qualche maniera più stabili (non più, magari, con i lavori meno impegnativi di chi contemporaneamente studia): in questo caso la forbice è attorno ai 10.700 euro, e gli «adulti» guadagnano circa il 50% in più di questi giovani.

Gap in aumento

E se appunto in questo divario c’è una componente fisiologica, quella legata a scatti di anzianità e ai ruoli di crescente responsabilità (e remunerazione) ricoperti in azienda, nel tempo tuttavia la distanza s’è ampliata, specie tra i più giovani. Nel 2008, infatti, i 20-24enni guadagnavano 14.147 euro in meno dei 50-54enni e 14.599 euro in meno dei 55-59enni: oggi appunto la differenza è arrivata attorno ai 16.700 euro, aumentando di una cifra compresa (sempre a seconda degli scaglioni anagrafici) tra i 2.108 e i 2.592 euro.

Va meglio ai 25-29enni, pur senza una vera inversione di tendenza: la differenza retributiva si è comunque allargata di 637 euro rispetto ai 50-54enni e «solo» di 153 euro rispetto ai 55-59enni. Un piccolo segnale positivo si può scorgere: nel 2011 e nel 2016 – le rilevazioni intermedie tra 2008 e 2021 – la forbice era ancora più larga.

La questione femminile

Il tema generazionale s’intreccia poi con una cronica criticità del mercato del lavoro italiano (e anche bergamasco): la scarsa partecipazione femminile al lavoro, peraltro con una significativa differenza in termini di retribuzione, di inquadramento (prevale il part-time sul full time: meno ore si lavora, meno è corposo lo stipendio) e di progressioni di carriera (il «soffitto di cristallo»). Spacchettando i dati bergamaschi per genere, infatti, emerge come un 20-24enne uomo guadagni in media 15.462 euro, mentre una donna della stessa età guadagni in media appena 9.562euro; nella fascia 25-29 anni gli uomini guadagnano in media 21.778 euro, le donne 15.510 euro. Con l’avanzare dell’età (e, in teoria, delle carriere), la musica non cambia: un uomo 50-54enne ha una retribuzione media annua di 35.387 euro, una coetanea donna si ferma a 21.274 euro; un uomo 55-59enne viaggia a 35.138 euro, una coetanea donna a 20.834 euro.

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