Parità di genere lontana. «Tra i dirigenti il 90% è uomo in Bergamasca»

IL CONVEGNO. Nonostante i progressi, ancora molto da fare per migliorare servono politiche nuove e il «fare rete». Ricuperati: «Ancora difficoltà d’accesso ai ruoli apicali».

C’è ancora un pezzo importante di strada da fare, a Bergamo come altrove. Anche nell’impresa e nell’industria, il divario di genere resta profondo: «Dal punto di vista dei numeri, nelle imprese bergamasche non si è ancora realizzata una parità e un equilibrio a livello di amministrazione e di ruoli dirigenziali». Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, lo evidenzia partendo dalla concretezza delle cifre: «È vero che se si guarda alla dimensione dei soci c’è un 46% di rappresentanza al femminile, ma in questo aspetto incide una logica ereditaria delle quote – precisa la presidente -. Osservando i dati dei dipendenti, e dunque analizzando l’inquadramento in azienda, la manifattura ha il 72% di addetti maschi e il 28% di femmine: tra i quadri e i dirigenti la proporzione però è di un 90% di uomini e un 10% di donne, mentre solo tra gli impiegati la forbice si riduce. I percorsi di carriera nei sistemi d’impresa vivono ancora una difficoltà di accesso delle donne a ruoli apicali».

Imprenditoria femminile, lavoro femminile

Sono temi e sfide d’attualità, che lambiscono le riflessioni più drammatiche legate alla quotidianità della cronaca. L’emancipazione passa anche dal lavoro e dalle traiettorie di carriera: anche di questo s’è parlato martedì 21 novembre nel convegno «Incentivare l’imprenditorialità femminile. La parola alle donne che decidono», organizzato da Ups Italia insieme a Confindustria Bergamo nell’auditorium Sacbo.

«Il nostro impegno – è la riflessione introduttiva di Marzia Picciano, public affairs manager di Ups Italy &Iberia – è quello di creare condizioni di empowerment economico che siano alla base dell’essere più inclusivi nel mercato. Siamo un’azienda della logistica, settore a forte presenza maschile, ma abbiamo avviato da tempo programmi dedicati allo sviluppo della leadership femminile».

Idee ed esperienze a confronto

Il convegno ha messo a confronto le idee e le esperienze di donne che hanno assunto proprio quella leadership femminile: «Il soffitto di cristallo – è la metafora di Giovanna Ricuperati, prima donna a guidare l’associazione degli industriali bergamaschi – si può abbattere allargando la stanza: se si permette a più donne di entrare in azienda a ogni livello, partendo dall’operaio fino alla dirigenza, si crea un bacino che favorisce l’acquisizione di posizioni apicali». Dal contesto locale a quello nazionale, c’è un filo comune: lavorare su una cultura d’impresa al femminile. «Le grandi aziende stanno mettendo in campo delle policy importanti su questi temi – è l’intervento di Valentina Picca Bianchi, alla guida di un’azienda leader a livello nazionale nel catering e presidente del Comitato Impresa Donna del Ministero delle Imprese e del Made in Italy -: non lo fanno per opportunismo, ma perché è sentita come esigenza e urgenza. Il Comitato lavora in particolare anche sulla formazione di una cultura d’impresa, coinvolgendo rappresentanti delle associazioni datoriali e imprenditrici, oltre che promuovendo bandi dedicati all’imprenditoria femminile. C’è una grande attenzione e consapevolezza soprattutto da parte dei più giovani, dalla generazione dei ventenni: la loro energia e il loro sguardo saranno importanti».

Ma la «questione femminile» coinvolge anche gli uomini: «Noi tutti, soprattutto noi uomini – ha ribadito in apertura del convegno Emilio Bellingardi, direttore generale di Sacbo – dobbiamo interrogarci e farlo pesantemente. La cronaca porta drammaticamente all’ordine del giorno questi temi».

Più occupazione femminile, più natalità

Per compiere passi in avanti in campo imprenditoriale, è necessario – concordano Ricuperati e Picca Bianchi – «fare rete» e mettere in campo politiche nuove, senza che la lavoratrice sia messa davanti a delle scelte forzate: «Serve che le donne non siano messe nella condizione di dover scegliere tra lavoro e famiglia – sottolinea Ricuperati -. Occorre mettere a punto un sistema di “infrastrutture” che evitino questo bivio: vuol dire rafforzare gli asili nido, una riforma della scuola che porti a un tempo pieno gestibile e a un ritmo estivo compatibile. Il punto non è allungare il congedo di maternità, è avere un equilibrio e una flessibilità che favoriscano l’occupazione femminile: dove c’è più occupazione femminile, c’è più natalità. La demografia ci consegna invece dati impietosi: le politiche sulla natalità sono l’obiettivo più grande che il governo deve avere per i prossimi anni».

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