Percorsi scuola-lavoro: «Priorità alla sicurezza e al gioco di squadra»

Alcuni progetti di Bergamo estesi in Italia: «L’obiettivo è quello di dare competenze agli studenti ma andando più incontro alle esigenze delle imprese».

La cultura della sicurezza sul lavoro va instillata fin dai banchi di scuola. «Obblighi e regole non bastano: bisogna acquisire comportamenti virtuosi fin da giovanissimi, perché solo così diventano naturali», sottolinea il direttore generale di Confindustria Bergamo Paolo Piantoni. La sicurezza è il primo fondamentale per entrare in un’azienda. A maggior ragione nei percorsi di avvicinamento fra scuola e mondo del lavoro, come quello seguito da Lorenzo Parelli, lo studente morto lo scorso 21 gennaio nel suo ultimo giorno di tirocinio in un’azienda meccanica della provincia di Udine. «Una tragedia che ha colpito e addolorato tutti noi», commenta Piantoni. Il dialogo tra scuole e impresa è importante: «Serve ai ragazzi per capire come funziona il mondo del lavoro, soprattutto alla luce delle trasformazioni digitali e green che stiamo vivendo, e alle imprese per investire sul futuro», spiega il direttore generale di Confindustria Bergamo.

Alternanza legge dal 2015

È stata la legge 107/2015, la cosiddetta «Buona Scuola», a introdurre l’alternanza scuola-lavoro, ridenominata Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) nel 2019, con l’obbligo nel triennio delle superiori, per l’ammissione all’esame di Stato, di almeno 90 ore di tirocinio nei licei, di 150 negli istituti tecnici e di 210 nei professionali. «L’obiettivo è quello di formare futuri lavoratori più rispondenti ai bisogni delle aziende», specifica Gisella Persico, referente dell’Ufficio scolastico provinciale di Bergamo per i Pcto. La collaborazione fra impresa e scuola giova a tutti, perché ai ragazzi serve come esperienza di orientamento e alle aziende per trovare personale più preparato. «Si tratta di esperienze a 360 gradi - aggiunge infatti Persico - che non trasferiscono solo competenze tecnico-professionali, ma anche soft skills come il lavoro in team, il gioco di squadra o la capacità di risolvere eventuali problemi, cose che non si imparano a scuola, dove invece si punta di più sulla prestazione individuale, cioè studiare per avere buoni voti». Non molti sanno che la “Buona Scuola” ha attinto da progetti nati in terra di Bergamo. «La sensibilità della nostra provincia sull’alternanza deriva anche da un certo tipo di approccio che ha visto sempre ottime intese fra il mondo della scuola e quello delle imprese - ricorda Paolo Piantoni -. E anche sulla sicurezza il sistema bergamasco è sempre stato particolarmente attento, tanto che nel 2015 è stato avviato un progetto sperimentale con l’obiettivo di integrare i contenuti della sicurezza nei curricula scolastici, affiancando gli insegnanti nella progettazione di momenti formativi interdisciplinari».

Si tratta del progetto «La scuola sicura», messo a punto da una dozzina di enti e associazioni datoriali con il coordinamento di Ats, Inail e Ufficio scolastico. «Il gruppo di lavoro è ormai consolidato nel territorio bergamasco - continua il direttore di Confindustria -. Tutti i requisiti sulla sicurezza per l’attivazione dei percorsi Pcto sono stati aggiornati e le imprese si fanno carico della formazione rispetto ai rischi specifici».

Intercettare i Neet

Il dialogo fra scuola e imprese serve anche a combattere dispersione scolastica intercettando l’esercito dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, 2 milioni in tutta Italia. «Bergamo è un territorio a forte vocazione manifatturiera, le nostre aziende offrono ai ragazzi importanti opportunità lavorative, per questo il dialogo deve essere sempre forte, vivo e costruttivo - conclude Piantoni -. Noi crediamo molto nel sistema duale. Anzi, siamo convinti che il monte ore di presenza degli studenti in azienda andrebbe esteso per rendere ancor più efficaci i percorsi di formazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA