Smart working, si cambia ancora: «Ora una legge quadro sul lavoro agile»

La misura. Scattata la sottoscrizione di accordi individuali tra azienda e ogni lavoratore. Razzino (Consulenti del lavoro): «Va bene la semplificazione, ma tempi troppo ristretti».

A partire da oggi, lo smart working cambia ancora e torna alla sua vecchia formulazione (risalente alla legge del 2017) che prevede cioè la sottoscrizione di accordi individuali con ciascun lavoratore. Le aziende però, per adeguare i sistemi informatici e trasmettere le informazioni richieste al Ministero, avranno tempo fino al 1° novembre prossimo (e non il 1° settembre, come inizialmente previsto). Lo precisa il ministero del Lavoro: per procedere con l’adeguamento, i nuovi accordi di lavoro agile o la proroga di precedenti intese che si perfezionano a partire dal 1° settembre potranno essere comunicati «entro il 1° novembre 2022».

In questo modo si dà più tempo ai datori di lavoro per potersi adeguare alle nuove regole; viene inoltre precisato che la disciplina che entra in vigore oggi si applica ai nuovi accordi di lavoro agile o a proroghe (o modifiche) di precedenti accordi che si perfezionano dal 1° settembre. Ciò significa che accordi di lavoro agile in corso e in scadenza a fine anno non comporteranno una nuova comunicazione.

Ma andiamo a vedere in concreto cosa cambia esattamente a partire da oggi. «Ora le aziende – precisa Marcello Razzino, presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Bergamo - dovranno stipulare appositi accordi individuali con ogni lavoratore interessato, prima di far partire lo smart working. Viene mantenuta la procedura semplificata di trasmissione telematica degli avvenuti accordi al ministero, con la sola indicazione dei nomi. È lo stesso procedimento attivato durante la pandemia. Di diverso ora c’è che occorre stipulare tra datore di lavoro e dipendente apposito accordo, con termini e condizioni della prestazione, prodromico all’invio telematico dei nominativi».

Sembravano tagliati fuori dalla proroga dello smart working le categorie fragili e i genitori con figli under 14 ma mercoledì un emendamento in extremis li ha rimessi in gioco. Più agevole il percorso dei comparti che hanno già contrattualizzato il lavoro agile nei mesi scorsi. Nei settori bancario, alimentare, elettrico, meccanico e delle telecomunicazioni i dipendenti continueranno infatti a lavorare da casa secondo gli accordi già previsti per singola categoria.

«Ci sono vuoti normativi su alcuni aspetti e soprattutto non esiste una contrattazione collettiva sullo smart working. Pochissimi contratti hanno recepito le previsioni attuali del lavoro agile»

«La semplificazione è un bene – osserva Razzino – ma ora bisogna mettere mano ad uno strumento importante, quale è diventato il lavoro agile a seguito della pandemia, per rivedere la legge del 2017, ormai sorpassata dagli eventi, per pervenire alla definizione di un’apposita legge quadro. Ci sono vuoti normativi su alcuni aspetti e soprattutto non esiste una contrattazione collettiva sullo smart working. Pochissimi contratti hanno recepito le previsioni attuali del lavoro agile. La legge è del 2017 e con la volontà delle aziende di proseguire su questa strada credo sia indispensabile prevedere un testo normativo più organico. Se la nuova norma venisse poi recepita dai contratti collettivi, sarebbe più semplice procedere con gli accordi individuali».

Razzino è piuttosto critico, infine, sulle scadenze: «Una normativa fatta ad agosto che entra in vigore da subito, non dà tempo alle aziende e ai lavoratori di organizzarsi per fare l’accordo individuale. E il documento è da costruire, con varie modalità (attrezzature, orario, privacy, ecc.) che devono essere indicate nella maniera più completa possibile. Ma bisogna tener conto anche dei tempi tecnici necessari alle imprese per adeguare i propri programmi informatici».

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