Tessile e commercio, ancora stop ai licenziamenti fino al 31 dicembre

C’è anche la proroga della cassa Covid. Paradosso nel terziario: da gennaio rischio di perdita di posti. «Ma tante aziende ancora faticano a trovare personale».

Una proroga - del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale Covid-19 - che può far tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori del commercio, servizi, tessile-moda e artigianato, circa 50 mila nella nostra provincia. Nel decreto Fiscale del 21 ottobre il governo ha introdotto ulteriori misure a sostegno di settori particolarmente colpiti dalla pandemia, in primis posticipando (di nuovo) il blocco dei licenziamenti dall’imminente 31 ottobre al 31 dicembre. Sul fronte degli ammortizzatori sociali, il terziario, che in Bergamasca conta circa 20 mila occupati, potrà beneficiare di ulteriori 13 settimane di cassa in deroga o di Fondo d’integrazione salariale (Fis), retroattiva dal 1 o ottobre e fino al 31 dicembre. Alle aziende che fanno ricorso agli ammortizzatori sociali è preclusa la possibilità di licenziare.

Secondo una stima di Ascom-Confcommercio Bergamo, «nel 2020 il 70% delle nostre associate ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, per un totale di 1,2 milioni di ore - come spiega il responsabile dell’area Lavoro, Enrico Betti - mentre già nei primi nove mesi di quest’anno assistiamo a una tendenza diversa, con le ore di cassa a quota 400 mila e il 35% di aziende richiedenti». Da qui la considerazione che «la nuova proroga è positiva, perché va a coprire anche il mese di ottobre per chi aveva già esaurito le settimane di cassa Covid a disposizione», puntualizza Betti. Ma «la coperta è corta, perché a gennaio probabilmente assisteremo a un numero importante di licenziamenti nel commercio», continua Betti. Vero è che «una quota di licenziati potrebbe trovare occupazione nelle tante realtà che invece faticano a trovare addetti: dai camerieri al personale di cucina, fino ai magazzinieri», conclude Betti. Guardandola dal punto di vista sindacale «le 13 settimane di proroga di cassa e Fis rappresentano una risposta parziale - afferma il segretario generale della Filcams-Cgil, Mario Colleoni - perché non accompagnate da un blocco generalizzato dei licenziamenti». E «il rischio è che con questa scelta ci saranno importanti perdite di posti di lavoro».

Nella moda già richieste di Cigo

C’è un altro settore a cui l’emergenza sanitaria non ha fatto sconti: si tratta del tessile (circa 16 mila gli addetti nel nostro territorio), che, oltre alla proroga del blocco dei licenziamenti, avrà a disposizione altre nove settimane di cassa, sempre a decorrere dal 1 ottobre e fino al 31 dicembre. Le attività coinvolte sono: industrie tessili, delle confezioni, di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia, e della fabbricazione di articoli in pelle e simili.

Anche in questo caso la proroga è vista favorevolmente dai sindacati. Per Cristian Verdi, segretario generale della Femca-Cisl, «ci sono settori che fanno fatica - perlopiù la moda - perché c’è ancora molta incertezza». È una medaglia a due facce, perché «insieme ad aziende che vanno bene, ci sono realtà in difficoltà e ulteriori ammortizzatori sociali servono a dare un po’ di respiro in questi ultimi mesi dell’anno», continua Verdi. Scanditi anche «dalla difficoltà a reperire materie prime e dall’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti che le penalizzano ulteriormente». Sergio Licini della Femca precisa che «a chiedere la cassa Covid non sono solo le medio-grandi, ma anche tante piccole con un numero contenuto di addetti».

Dal canto suo, Gianfranco Salvi, segretario generale della Uiltec, dice: «Sicuramente la proroga del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali è altamente positiva, perché ci sono aziende ancora in difficoltà. In attesa di periodi migliori, è importante salvaguardare l’occupazione e le aziende hanno uno strumento per agganciare la ripresa. Il fatto che fosse necessaria una proroga della cassa lo dimostra che stanno già arrivando richieste di cassa».

In una nota della Uil si legge che «anche i Fondi di solidarietà dell’artigianato e della somministrazione potranno utilizzare le ulteriori 13 settimane di assegno ordinario previste, ma, rispetto ai passati provvedimenti, non sono stanziate specifiche risorse finanziarie che, al contrario, vengono ridimensionate in virtù di un “tiraggio” inferiore alle stime precedentemente realizzate».

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