
Economia / Bergamo Città
Sabato 20 Settembre 2025
«Tfs ai pensionati pubblici, dall’Inps ritardi inaccettabili»
PREVIDENZA. La denuncia della Cisl: «Tra loro c’è chi attende anche tre anni per ricevere i propri soldi e deve ricorrere a prestiti. Il governo intervenga».
Normativa alla mano, una scadenza ci sarebbe: 27 mesi, cioè 2 anni e 3 mesi. In realtà, invece, in parecchi casi l’attesa si protrae oltremodo e arriva anche a 3 anni: è quanto accade prima che venga pagato il Tfs, il trattamento di fine servizio, la «liquidazione» dei dipendenti pubblici che arrivano al traguardo della pensione.
La denuncia della Cisl
A rilanciare l’appello, su un tema che si ritrova a macchia di leopardo anche nel resto del Paese, è la Fnp Cisl Bergamo, che negli anni scorsi aveva già portato alla luce la questione. «È inaccettabile che molti lavoratori bergamaschi, dopo aver servito nel settore pubblico, debbano attendere tempi biblici per ricevere ciò che spetta loro di diritto – interviene Mario Gatti, della segreteria provinciale del sindacato dei pensionati cislini -. Solo la nostra federazione ha ricevuto e sostenuto solleciti e diffide per 61 persone ora pensionate: a oggi, 20 di essi ancora attendono pur vantando un ritardo che arriva fino a tre anni, oltre ai 27 mesi già previsti dalla norma. L’Inps non può continuare a nascondersi dietro vincoli organizzativi, burocratici ed economici per quanto attiene la gestione nazionale: siamo di fronte a un evidente abuso, che colpisce persone già in una fase delicata della vita, spesso costrette a rinunciare a progetti o a ricorrere a prestiti onerosi per affrontare difficoltà familiari in attesa di ricevere il proprio denaro».
«Secondo il sindacato, «il fondo di credito Inps, sostenuto dai lavoratori e dai pensionati, previsto per l’anticipo del Tfs è bloccato da aprile 2024 per esaurimento delle risorse disponibili»
Le conseguenze sono tangibili: se per i lavoratori privati il Tfr è un «gruzzolo» prezioso che viene erogato a stretto giro e può consentire una certa tranquillità economica, gli ormai ex lavoratori statali devono affrontare questa incertezza. Secondo la Cisl, «non sono pochi coloro che hanno dovuto rivolgersi a banche o finanziarie per ottenere un anticipo che di fatto toglie parte del “tesoretto” custodito per tutta la vita professionale».
Il fondo bloccato
Secondo il sindacato, «il fondo di credito Inps, sostenuto dai lavoratori e dai pensionati, previsto per l’anticipo del Tfs è bloccato da aprile 2024 per esaurimento delle risorse disponibili». Per questo la Fnp Cisl chiede con forza «l’immediata liquidazione di tutti i Tfs arretrati e il pagamento entro tempi stabiliti con certezza e stabilità per chi da ora cessa dal servizio; la fine dei rinvii, delle giustificazioni burocratiche e ancor peggio delle mancate risposte alle diffide e ai solleciti da parte dell’Inps, che non può continuare a trattare i pensionati come creditori di seconda classe; un intervento risolutivo urgente da parte del governo verso l’Inps e per rivedere l’attuale normativa che legittima questi ritardi vergognosi. I lavoratori pubblici hanno già dato – conclude Gatti -. Lo Stato deve salvaguardare il loro diritto. Non è più tollerabile che, dopo aver rispettato ogni dovere contributivo, debbano elemosinare i loro diritti. L’Inps si assuma finalmente le proprie responsabilità». Dall’ufficio stampa dell’Inps, contatto per chiarimenti sulla vicenda, venerdì 19 settembre non sono arrivate repliche; nella relazione del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps approvata a giugno era stato però toccato anche questo tema: tra gli obiettivi, si indica un intervento «sull’assetto organizzativo e sulla dotazione organica degli uffici, sia a livello centrale che territoriale, per addivenire a una contrazione dei tempi di erogazione dei trattamenti di fine servizio».
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