Alleati e avversari
Stravaganza italiana

Che due partiti siano alleati ma stiano uno al governo e l’altro all’opposizione è una stravaganza italiana. Succede alla Lega e a Fratelli d’Italia: l’uno sostiene Mario Draghi, l’altro invece è l’unica opposizione del governo di unità nazionale anti-Covid voluto dal Capo dello Stato per disincagliare i partiti dall’impotenza. Va da sé che questa diversa collocazione di alleati-competitori crea un mucchio di problemi ad entrambi e parecchie opportunità ad uno solo. Salvini sta al governo e quindi deve condividere la scelte di Draghi e di Roberto Speranza sul Covid: protesta, invoca aperture per le imprese ma poi è costretto ad assoggettarsi ai numeri della pandemia. Quando Draghi gli dice: anche io voglio riaprire i negozi ma posso farlo solo quando diminuiranno i morti, i contagi e i ricoverati nelle terapie intensive, il capo della Lega non può che dargli ragione.

Il problema è che ogni giorno di più le piazze si riempiono di cittadini che protestano e Salvini, per quanto ci provi, non può dal governo mettersi alla loro testa e lucrarne il consenso. Che invece va a chi sta all’opposizione: Giorgia Meloni non esita a schierarsi dalla parte di chi invoca l’allentamento delle restrizioni e può alzare la voce nel chiedere, a nome delle piazze, più soldi per chi è danneggiato dal blocco dei commerci e del turismo. Così si spiega perché il consenso di Fratelli d’Italia sale e quello della Lega scende. Salvini, che fece un miracolo a rimettere in piedi un partito morto fino a portarlo al trenta e passa per cento di voti, adesso paga pegno.

È vero che è dalla crisi del Papeete che il leader leghista sembra in difficoltà, ma la pandemia rischia di fargli perdere il primato conquistato: la marcia di Fratelli d’Italia è inesorabile, minaccia da vicino sia il M5S che il Pd e punta al secondo posto tra i partiti italiani senza nascondere l’ambizione di salire ancora più su. A Salvini serve una mossa geniale ma ancora non l’ha trovata.

Forse con questa situazione di impasse si spiega il pasticcio del Copasir, il comitato parlamentare dei servizi segreti. Attualmente la presidenza del comitato è detenuta dalla Lega con il suo parlamentare, Raffaele Volpi, che fu eletto quando il Carroccio stava all’opposizione del Conte giallo-rosa. La legge infatti stabilisce che la guida delle commissioni di controllo spetti all’opposizione.

Ma la Lega nel frattempo è passata in maggioranza e Volpi si dovrebbe dimettere e lasciare il posto ad un esponente dell’unica minoranza che c’è, cioè Fratelli d’Italia. Volpi però non si muove e la situazione si sta incancrenendo, neanche i due presidenti del Senato e della Camera sono riusciti a risolverla, anzi se ne sono un po’ lavati le mani: Salvini e Meloni sono fortemente irritati l’uno con l’altra, e poco risolve la proposta del leghista di far dimettere tutti i componenti del comitato e ricominciare daccapo. Una volta rinominati, infatti, il problema della presidenza si riporrebbe come adesso.

Questa spartizione di poltrone si riverbererà anche quando si tratterà di tante altre posizioni di potere, a cominciare dalla Rai che sta rinnovando i suoi organi societari. Fratelli d’Italia punta alla presidenza della tv di Stato ma la Lega non sembra affatto disposta a cedere una posizione tanto importante. Per non parlare poi del candidato sindaco di Roma alle prossime elezioni amministrative: chi avrà la meglio tra la romana Giorgia Meloni e il milanese Matteo Salvini?

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