
L'Editoriale
Mercoledì 23 Luglio 2025
Il futuro della Russia, questione di mercati
MONDO. Impressionante accelerata ucraina. Volodymyr Zelensky sta tentando di dimostrare a Donald Trump che, nei 50 giorni concessi a Vladimir Putin dal presidente Usa, ha fatto tutto il possibile per concludere con Mosca almeno il cessate il fuoco, prologo di un accordo di pace.
Il «tycoon» ha necessità - in caso di fallimento della sua mediazione - di spiegare ai suoi elettori «Maga» il cardinale cambiamento in politica estera e il nuovo impegno di Washington in un teatro di scontro internazionale. In pratica, l’opposto delle sue promesse isolazioniste in campagna elettorale. Dopo il colloquio della scorsa settimana tra Zelensky e Trump e la visita a Kiev dell’inviato Usa Keith Kellogg, l’Ucraina ha dato il via ad un rimpasto di governo, promuovendo alla carica di primo ministro una giovane economista, Yulia Svyrydenko, protagonista dell’intesa con gli Stati Uniti sull’u tilizzo dei minerari rari nazionali. Il suo compito principale, da quanto si intuisce, sarà quello di gestire la ricostruzione, un business colossale, in cui gli americani sperano di fare una parte da leone.
Russia, 100 mila soldati morti
Il «tempo della guerra» per il presidente Usa è finito anche perché la lentissima avanzata delle truppe di Mosca non è in grado di fornire una soluzione militare al conflitto. I russi controllano soltanto parte delle quattro regioni ucraine che si sono annessi e, stando all’Istituto per lo studio della guerra di Washington, di questo passo impiegheranno perlomeno un anno per giungere ai confini amministrativi di queste regioni. Solo, nei primi sei mesi del 2025, il Cremlino ha avuto «100mila morti», ha riferito il segretario di Stato Usa, Marco Rubio. Insomma, un immane bagno di sangue. Vladimir Putin, invece, è convinto che gli ucraini crolleranno a breve. Perciò ha impartito l’ordine di avanzare a tutti i costi. Il suo termine di riferimento temporale è l’inverno, ossia dicembre. Trump gli è venuto incontro, concedendogli 50 giorni, fino ai primi di settembre, l’inizio dell’autunno.
Sul fronte diplomatico, Zelensky ha proposto al Cremlino, per questa settimana, colloqui diretti, senza mediatori, tra ucraini e russi ad altissimo livello. Sede: Istanbul. Sul fronte militare Kiev ha modificato la sua tattica, lanciando i suoi droni contro la capitale russa con l’obiettivo di paralizzare il traffico aereo civile e quello ferroviario. I turisti, che stanno partendo per le vacanze, sono le vittime della conseguente mega-paralisi provocata nei trasporti. Così - questa la logica di Zelensky - la popolazione, che continua a fare finta di nulla (anche per la «censura militare» sui mass media, definizione del portavoce presidenziale Dmitrij Peskov) premerà sul potere moscovita. Secondo i più recenti sondaggi i russi sono oggi in maggioranza favorevoli alla conclusione delle ostilità e a siglare la pace, mantenendo sul terreno le posizioni conquistate.
Il difficile accordo
Il Cremlino è parso essere stato preso in contropiede dall’accelerata di Zelensky. Vuole imporre un accordo alle proprie condizioni, capestro per Kiev, fin dal novembre 2021. Mosca ha ora risposto mostrandosi disponibile ad incontri - non si sa a che livello - ma pretende risposte nel frattempo su un paio di memorandum che le parti si sono scambiate. I nodi veri non sono, però, il cessate il fuoco con gli ucraini bensì la questione della revoca della sanzioni occidentali e il ritorno alla vendita di energia di Mosca sul mercato europeo. Su questi capitoli si gioca il futuro della Russia nel XXI secolo. Trump brandisce adesso l’arma dei «dazi secondari» ai Paesi che comprano il petrolio russo. Ossia Cina e India. La loro pressione su Putin potrebbe essere decisiva.
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