Il G7 a Kiev sulle armi, i paletti tedeschi

IL VERTICE. Le parole di Giorgia Meloni a Kiev sono inequivocabili. La presidente di turno del G7 impegna tutti i grandi del mondo occidentale e del Giappone a sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasore russo.

L’accordo per le garanzie di sicurezza al Paese invaso esattamente due anni fa «ha durata decennale ed è il più completo e importante siglato con un Paese non parte della Nato». Così si è espresso il primo ministro italiano. Una settimana prima però al «Bundestag» era stata bocciata una mozione che legittimava il governo di Berlino a inviare all’esercito ucraino i missili aria-terra Taurus di produzione tedesca. Un’arma indispensabile per proteggere le truppe ucraine al fronte dai massicci bombardamenti dell’artiglieria russa. Con questo tipo di arma è possibile colpire obiettivi in territorio russo e quindi tagliare alla radice l’approvvigionamento logistico e di armamenti e munizioni dell’esercito di Mosca.

Da mesi gli ucraini implorano gli alleati e in particolare il governo di Berlino a fornire gli unici strumenti militari in grado di impedire quello che invece è successo, ovvero la perdita di Avdiivka. Questo villaggio dal nome difficilmente pronunciabile è uno snodo strategico e per tenerlo il governo di Kiev non ha esitato a buttare nella mischia i suoi migliori battaglioni. Ma alla fine ha dovuto cedere, troppo grande la superiorità di armamenti dei russi. È questa una ferita aperta che il presidente Zelensky ha taciuto nella speranza di far ravvedere il cancelliere tedesco. Olaf Scholz giustifica il suo «nein» con il fatto che l’arma così ambita permette alle truppe di Kiev di attaccare direttamente il territorio della Federazione russa . Si tratterebbe della violazione del principio di «guerra difensiva» finora sostenuto da tutti gli alleati occidentali a garanzia del loro impegno a non volere una guerra di aggressione. Gioca anche il fatto che nella memoria storica dei russi la Germania è il Paese aggressore per antonomasia e si è macchiato di crimini non emendabili nella coscienza collettiva di tutto il mondo. Portare sugli schermi russi i risultati di un attacco Taurus che viola la sovranità della Federazione russa vuol dire dare in mano a Putin e al regime armi di propaganda formidabili.

Non va dimenticato che a livello internazionale la Russia è ben lungi dall’essere sola, dietro di sé oltre alla Cina ci sono in posizione defilata tutti i Paesi emergenti quali Brasile, India, oltre agli Stati asiatici e africani per i quali la sola voce occidentale insospettisce. Troppo evidenti sono i segni e la memoria della colonizzazione e per il sud est asiatico della guerra nel Vietnam. L’ atteggiamento del governo tedesco segue tuttavia una sua logica che ha le sue radici nella Ost-Politik di Willi Brandt nei primi anni Settanta dello scorso secolo. L’allora cancelliere impegnò il suo partito Spd a sostenere la linea del dialogo con i sovietici e la Germania dell’Est allora a governo comunista. L’obiettivo era tener buono l’«orso» russo e al contempo alleviare le condizioni di vita della popolazione della Ddr. Una linea alla quale il partito socialdemocratico si è tenuto fedele nel tempo. Negli ultimi anni i rapporti commerciali con Mosca hanno avuto un ruolo determinante con la fornitura di gas russo a prezzi convenienti. Adesso conta non irritare e soprattutto non rompere del tutto con il Cremlino.

Prima o poi si arriverà ad una pace o quantomeno ad un armistizio. E a quel punto Berlino desidera presentarsi pronta a ricevere se non l’amicizia quantomeno la collaborazione della Russia. Per la sua economia è fondamentale poter contare sulle materie prime. Per mantenere il ruolo di primo della classe in Europa e nella Nato è una premessa indispensabile.

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