Il sistema Italia a sostegno di Kiev

Esteri. La politica estera di una media potenza come l’Italia, se non vuole correre il rischio di essere soltanto retorica o peggio ancora velleitaria, si deve nutrire del sostegno valoriale ed economico di tutto il sistema Paese.

Sull’Ucraina questa «congiunzione astrale» di annunci, valori e interessi si sta per fortuna verificando e ieri ne abbiamo avuto una dimostrazione plastica con la visita a Kiev del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, coronata dall’incontro del ministro con il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Urso, che già era stato in Ucraina lo scorso settembre come presidente del Copasir oltre che per rassicurare sulle posizioni di politica estera di Fratelli d’Italia, ha voluto stavolta «ribadire la solidarietà» del nostro Paese a un popolo vittima di una brutale aggressione scatenata dalla Russia ormai lo scorso febbraio. Si è trattato fortunatamente di qualcosa in più di un semplice posizionamento di principio, e non soltanto perché Urso – primo ministro del nuovo Governo a visitare il Paese in guerra – ha fatto sapere che la sua presenza è stata «preparatoria» rispetto a quella futura della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come confermato d’altronde dalla presenza dell’Ambasciatore Francesco Talò, consigliere diplomatico della premier.

A rafforzare importanza e concretezza della visita c’è inoltre il fatto che la stessa è arrivata il giorno dopo il voto espresso a larga maggioranza dal Senato della Repubblica al nuovo decreto che autorizza l’invio di armi ed equipaggiamento all’Ucraina nel 2023, con l’annuncio del sesto pacchetto in preparazione e la predisposizione delle misure di soccorso umanitario anche nel campo delle infrastrutture energetiche ed elettriche annunciate sempre ventiquattro ore prima da Palazzo Chigi.

Appare significativo, infine, che il primo atto compiuto dalla missione del ministro Urso sia stata l’inaugurazione, con il presidente Bonomi e l’ambasciatore Zazo, di un «Desk» di Confindustria a sostegno delle imprese presso la nostra Ambasciata a Kiev.

Per il leader degli industriali, infatti, «la ricostruzione dell’Ucraina ha una portata che va ben oltre i soli interessi economici poiché si tratta di sostenere un Paese che ha visto ledere la propria sovranità territoriale e di creare basi solide per concretizzare il processo di adesione all’Unione europea». L’importanza di questo impegno – ha insistito Bonomi – «impone un approccio unitario, coordinato e coerente da parte di tutti i protagonisti e per questo Confindustria sta collaborando con il Governo nella definizione di strumenti e priorità nella logica di fare sistema».

Anche in questo caso, alle parole si è scelto di far seguire un accordo di cooperazione tecnologica e industriale, partendo dall’istituzione di un gruppo di lavoro bilaterale in alcuni settori strategici: logistica, alta tecnologia industriale, spazio, macchinari agricoli, start up e Pmi, attrazione degli investimenti, assistenza per lo sviluppo di un marchio di solidarietà «made in Ucraina» e collaborazione nel settore fieristico. Il tutto con un obiettivo di medio termine che permetterà una prima verifica degli impegni presi: da qui l’idea di un evento a marzo, da ospitare in Italia, durante il quale fare il punto sul contributo tricolore alla ricostruzione.

Per una volta siamo dunque di fronte a un esempio di politica estera del nostro Paese che si fonda su principi chiari – difesa della libertà, del diritto di autodeterminazione di un popolo e della nostra alleanza occidentale – e che tenta di declinarli in maniera fattiva, facendo leva su alcune delle forze più vitali della nostra società civile.

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