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ITALIA. La politica estera continua a dividere la coalizione di centrodestra con lo scontro tra Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto, ma almeno sulla politica migratoria il governo è compatto.
Non solo durante l’incontro con il premier albanese Edi Rama in un bilaterale ricco di scambi e di accordi, ma anche ieri, in campagna elettorale per le regionali, Giorgia Meloni è tornata a ripetere che i centri per i rimpatri installati nel «Paese delle aquile» presto prenderanno finalmente a funzionare dopo i due anni persi a causa delle difficoltà insorte: la premier non li nomina ma è chiaro che nel mirino ha i giudici che hanno sistematicamente smontato le ordinanze del governo facendo tornare in Italia i pochi migranti che erano stati portati sull’altra sponda dell’Adriatico. E l’arma in pugno alla Meloni è il nuovo Patto europeo di migrazione e asilo che dal giugno 2026 (ma forse anche prima) consentirà all’Italia e ai diversi partner Ue interessati di gestire i centri dislocati oltre i confini senza essere frenati dai giudici. Se non altro perché sarà operativa una lista dell’Unione europea di «Paesi sicuri» che per esempio comprenderà Tunisia e Bangladesh, proprio quelli che invece i magistrati considerano insicuri e dunque autorizzando chi proviene da lì al diritto all’asilo e all’assistenza. Con la formalizzazione europea, per i giudici sarà molto più difficile - ma probabilmente non impossibile - cercare di fermare il governo.
Le opposizioni però nel frattempo hanno tutto lo spazio per criticare a fondo l’iniziativa di Meloni e dei suoi alleati rinfacciando loro di aver speso quasi un miliardo per i centri albanesi e di aver inviato là cinquecento tra poliziotti e carabinieri che, dice Renzi, sarebbero molto più utili in Italia. In ogni caso il centrodestra è fermo e unito nel difendere le scelte fatte per battere l’immigrazione illegale (che ora è diminuita) mentre si allargano le crepe sull’Ucraina. Matteo Salvini rilascia infuocate dichiarazioni perché l’Italia non acquisti armi dagli Stati Uniti da destinare a Kiev, e prende questa posizione senza troppo preoccuparsi di dispiacere all’amministrazione Trump di cui si considera un seguace. Gli Usa infatti ci hanno chiesto dei precisi impegni sugli acquisti di armi dalle loro fabbriche per sostenere Zelensky ma Salvini utilizza anche lo scandalo corruzione che è scoppiato in questi giorni a Kiev per dire: «Vogliamo spendere i soldi dei pensionati e dei lavoratori italiani per ingrassare la corruttela ucraina?». Frase che non piace al ministro della Difesa Crosetto, già irritato per aver dovuto rinunciare - causa dissensi interni al governo - al vertice negli Stati Uniti dove avrebbe discusso proprio dell’acquisto di impianti bellici. E così il massiccio cofondatore di Fratelli d’Italia non esita a rispondere con sarcasmo al suo collega di governo: «Gli americani non rinunciarono durante e dopo la Seconda guerra mondiale ad aiutare l’Italia perché qui da noi c’era la mafia, e così noi non possiamo smettere di aiutare l’Ucraina perché hanno scoperto due corrotti».
In ogni caso il pacchetto di aiuti già deciso non sarà fermato e Salvini dovrà contentarsi di un po’ di propaganda verbale. Con una sola incognita: anche Meloni pare preoccupata che la spesa per il riarmo possa incidere sfavorevolmente sulla tenuta elettorale.
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