La stretta
sui no vax
Ma Salvini
resta isolato

Il Governo varerà a ore il decreto con le nuove norme che per contrastare la quarta ondata della pandemia, concentreranno sui non vaccinati ulteriori restrizioni alla vita sociale, tutelando così la maggioranza degli italiani che hanno deciso di seguire le indicazioni mediche e che si apprestano a fare la terza dose del vaccino. Bisognerà vedere i dettagli delle decisioni che saranno prese in Consiglio dei ministri ma ormai la linea è segnata, e ha superato anche alcune perplessità di Mario Draghi grazie alla pressione sia del ministro della Salute Roberto Speranza (d’accordo con Pd, IV e Forza Italia) sia dei governatori regionali.

Ed è proprio da questo ultimo fatto che emerge un dato politico eloquente: a spingere per la linea dura anti no-vax sono stati soprattutto i governatori del Nord, in gran parte leghisti: il friulano Massimiliano Fedriga, il veneto Luca Zaia, il lombardo Attilio Fontana insieme all’ultimo arrivato, il trentino Maurizio Fugatti hanno fatto fronte comune con il forzista piemontese Alberto Cirio e con l’ex azzurro ligure Giovanni Toti (viceversa i governatori di Fratelli d’Italia, il marchigiano Francesco Acquaroli e l’abruzzese Marco Marsilio, hanno mantenuto la loro contrarietà alle restrizioni in linea con la leader Meloni). Tutti i leghisti insomma hanno privilegiato la rappresentanza della maggioranza degli italiani e dei settori economici che potrebbero essere colpiti proprio nel momento in cui si stanno riprendendo: basti pensare al turismo invernale, al commercio e ai consumi natalizi che la nuova fiammata del contagio potrebbe mettere di nuovo a terra forse definitivamente, come nel caso della montagna.

Insomma, i leghisti hanno scelto la linea del ministro Giancarlo Giorgetti, per intenderci, mentre le contrarietà di Matteo Salvini anche questa volta sono rimaste di fatto lettera morta, buone solo per le telecamere e i titoli dei giornali. Conclusione: un nuovo brusco stop al tentativo del segretario di non lasciare Giorgia Meloni sola a rappresentare gli scontenti, i no vax, i no Green pass e tutta la destra che vi si aggiunge e confonde. Come non dedurne un ulteriore isolamento del leader? Il realismo politico dei governatori e del ministro dello Sviluppo economico ha fatto la differenza ma ha anche prodotto una faglia che rischia di allargarsi, anche perché gli ultimi sondaggi danno le Lega in ulteriore flessione elettorale. Da qui a ipotizzare che prima o poi arriverà al dunque una critica più ampia alla linea salviniana il passo non è poi così lungo, anche volendo tener presente che nella Lega il leader non è, di norma, contestato in pubblico. Giorgetti, ricorderà il lettore, nell’ultimo vertice leghista, proclamò la propria lealtà nei confronti del segretario anche se tutti sanno che ormai i due la pensano in maniera diametralmente diversa su molti, troppi aspetti della politica interna e dei rapporti internazionali.

Per il momento però è così. Peserà questo nella complicata partita all’interno del centrodestra per chi un domani dovrà guidare la coalizione e magari il governo? E quanto influenzerà la gara per il Quirinale che ormai è in pienissimo svolgimento? Non è ancora possibile dare una risposta a questi interrogativi. Salvini però ha ormai visibilmente meno presa sul partito, prigioniero di una linea ondivaga che procede da un ultimatum a un cedimento, e di un impossibile equilibrismo tra governo e opposizione che ormai mostra la corda a tutto vantaggio dei suoi (numerosi) avversari.

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