
L'Editoriale
Sabato 10 Maggio 2025
L’america di Trump e l’America di Leone XIV
MONDO. Il Papa è il vicario di Cristo: opera come rappresentante del figlio di Dio sulla terra, guida la Chiesa cattolica in qualità di successore di Pietro. Ogni cristiano dovrebbe agire alla sequela di Gesù, seguendone l’insegnamento scritto nei Vangeli.
Questa appartenenza scardina ed è superiore a quella politica. «Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo» è scritto nel Vangelo di Giovanni: significa che i cristiani vivono nella realtà come tutti ma non devono adattarsi alla mentalità mondana. Per questo motivo il messaggio di Cristo è sempre scandaloso perché controcorrente, tanto più in questa epoca segnata da cinismo e rassegnazione, con tendenze disumanizzanti e l’incapacità non rara di distinguere nettamente il bene dal male, nonostante quello che chiamiamo progresso.
Nelle commemorazioni, Francesco è stato ricordato con definizioni superficiali come «il Papa del Vangelo» e «della pace». Nell’epoca dell’inasprimento e dell’esplosione di conflitti, di record mondiali per le spese militari, Bergoglio ha saputo leggere le tragedie della storia contemporanea denunciandole in anticipo e con insistenza. Ma anche i suoi predecessori sono stati ovviamente «del Vangelo» e «della pace». La Dottrina sociale della Chiesa è chiara e dovrebbe ispirare ogni cattolico, anche nell’azione politica. È invece in voga un cattolicesimo «à la carte»: dalla dottrina ognuno pesca gli insegnamenti che vuole piegandola ad appartenenze partitiche o ideologiche. Ma pure le categorie «conservatore» e «progressista» non possono essere applicate in modo manicheo e riduttivo, tanto meno alla biografia di un Papa. Nella Chiesa cattolica e nei suoi esponenti i due caratteri convivono, con accentuazioni diverse: conservare il deposito della fede e i suoi insegnamenti, progredire per migliorare lo stato di salute della Chiesa stessa e dell’umanità.
Il dibattito sul nuovo Pontificato
A questo gioco di etichettature non è sfuggito Leone XIV. Dopo pochi minuti della sua apparizione alla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, sui social soprattutto e nei talk show televisivi si era già scatenato un dibattito sul Pontificato che sarà, con la solita, ingiustificata urgenza di giudicare, non di rado con poca conoscenza. Dalle preoccupazioni perché è il primo Papa statunitense alle esaltazioni del richiamo al disarmo, letto come un messaggio contro il riarmo europeo. Le prime parole di Prevost dalla Loggia hanno fatto appello alla pace «del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante». Per la Chiesa cattolica il disarmo è ovviamente militare (ma universale, rivolto non a singoli Stati o ad organizzazioni), dei cuori e delle parole oggi invece spesso armate e violente, preludio di conflitti pure nelle nostre comunità. Va da sè che l’America di Trump non è quella di Leone XIV: gli Usa delle deportazioni ostentate di migranti irregolari, anche di bambini, americani in base alla legge dello «ius soli» che il capo della Casa Bianca vuole cancellare (il decreto è stato bloccato da un giudice federale), gli Usa che hanno chiuso la loro Agenzia per lo sviluppo internazionale con il conseguente stop a migliaia di progetti finanziati di organizzazioni non governative anche italiane impegnate nella lotta alla fame e alla povertà, gli Usa che hanno smantelatto in politica estera quel poco di multilateralismo che sopravviveva consegnando il mondo ai pieni rapporti di forza militare ed economica. Il nuovo Pontefice è statunitense per nascita ed educazione ma si è formato nel Sud del continente, in Perù, missionario per ruolo e prassi. Non sarebbe la sua America nemmeno quella di alcune politiche di Joe Biden riguardo alla tutela della vita fin dal concepimento e non lo è quella sovranista che si ispira a un cristianesimo ridotto a ideologia politica, senza la carità di Cristo. Un cristianesimo vuoto in voga anche in Europa, che brandisce rosari e croci come strumenti di uno scontro di civiltà contro chi varca i «sacri confini» dal Sud della terra.
Nel discorso: «Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace»
I nazionalismi suprematisti che alimentano guerre in corso sono agli antipodi dalla concezione del mondo della Chiesa cattolica, quindi universale. Nel saluto rivolto dalla Loggia, Leone XIV ha ringraziato Papa Francesco e pronunciato queste parole: «Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace». Il cristianesimo continua ad essere scandalo per la mentalità corrente: ambisce a un solo popolo nelle diverse appartenenze ma unito dalla comune umanità, dal desiderio di giustizia e di pace che alberga nel cuore di ogni persona quando non è stata corrotta dall’odio e dalla supremazia sul prossimo.
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