Lo scontro sui migranti diventa giuridico

ITALIA. Dopo il sospetto di un «complotto» per far nascere un governo tecnico sull’onda dell’aumento degli spread, ora arriva la battaglia tra il centrodestra e la magistratura di sinistra. È uno scenario che sembra non cambiare mai.

Ma se quella degli spread sembra oggi una prospettiva più lontana, legata a mille e diverse circostanze, lo scontro tra il governo e un giudice è un fatto molto concreto e immediato: c’è una magistrata di Catania che ha mandato gambe all’aria («Sono basita» ha detto Giorgia Meloni) il decreto cui il governo affida le proprie speranze di arginare l’ondata migratoria mediante espulsioni più rapide e semplificate. Al primo vaglio, il decreto è stato infatti vanificato dalla dottoressa Iolanda Apostolico di Catania la quale non ha convalidato l’espulsione di tre tunisini (peraltro già raggiunti in precedenza da un decreto di espulsione mai attuato) emesso dal Questore di Ragusa. Di conseguenza i tre sono usciti liberi dal Cpr (Centro per il rimpatrio) di Pozzallo.

Quest’ultimo, secondo le cronache, risulterebbe svuotato: evidentemente il provvedimento della magistrata ha fatto il suo effetto. La reazione del governo è stata furibonda: con la dottoressa Apostolico cade tutto il castello messo su faticosamente da Piantedosi e dai suoi giuristi, va in crisi una parte fondamentale della politica contro l’immigrazione clandestina e, diciamocelo, si diffonde una sensazione di frustrante impotenza. Contro la decisione del giudice, il ministero dell’Interno farà ricorso; al Guardasigilli i partiti di centrodestra stanno chiedendo di mandare gli ispettori al palazzo di Giustizia di Catania – ma Nordio sembra muoversi con i piedi di piombo – mentre si scava nelle dichiarazioni pubbliche della dottoressa: anche se i suoi profili social sono stati prudentemente chiusi, c’è chi ha trovato traccia di scritti contro Salvini e i suoi decreti sicurezza e a favore delle Ong.

In realtà, pare che Apostolico non sia iscritta a nessuna corrente della magistratura ma il «carattere ideologico» della sua decisione, per il centrodestra, è un elemento chiaro ed evidente. Vedremo a chi darà ragione la Corte di Cassazione (se non direttamente la Corte Costituzionale).

Non solo Salvini ma, come dicevamo, Giorgia Meloni in persona è impegnata in questa disputa che si colloca in un contesto per lei difficilissimo. Lei deve ottenere dei risultati dalla trattativa con l’Europa che, per il momento, continua a spendere belle parole e poco più. Meloni sta sperimentando un inedito asse con Macron ma non è chiaro quanto questa intesa, conoscendo il modo di fare del governo francese, porti a dei risultati concreti (intanto al confine di Ventimiglia la Gendarmerie usa, con i migranti provenienti da Lampedusa, le maniere forti senza troppi scrupoli e buonismi). Nel frattempo infiamma la durissima polemica con il governo verde-rosso di Scholz che le Ong non solo non le ostacola, ma le finanzia nella loro attività lontano dalla Germania («generosi con i confini altrui» ha commentato sarcastica Meloni). Con questo tipo di relazioni internazionali, la presidente italiana farà molta fatica a portare a casa dall’imminente vertice di Granada un qualche risultato concreto.

Del resto, ora che mancano pochi mesi alle elezioni europee, fa comodo a molti che il governo di destra di Roma non si dimostri capace di fermare – come pure aveva promesso quando era all’opposizione – l’aumento dell’immigrazione illegale. Aiutare Meloni proprio adesso non è certo il primo dei pensieri del socialdemocratico Scholz e di tutte le sinistre europee, politiche e non.

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