Minori soli e stranieri, la legge, la dignità

L’ANALISI. C’è un giudice a Strasburgo. L’Europa non gode di buona salute ed è spesso vilipesa per la sua assenza come soggetto politico e unitario in diversi contesti. Ma con le sue istituzioni vigila sul rispetto dei diritti e delle regole.

L’Ungheria sovranista (però primo Stato dell’Ue per entità dei fondi incassati da Bruxelles in proporzione al numero di abitanti) fu sanzionata per alcune norme contro la libertà d’informazione, di associazione e che mettevano a rischio la tutela delle minoranze. Stessa sorte è toccata alla Polonia per la riforma giudiziaria del 2019 voluta dall’allora governo, anch’esso sovranista, che violava l’indipendenza della magistratura. Non si tratta di intromissioni degli «euroburocrati» (come viene bollata l’Ue dai suoi detrattori) nelle vicende politiche dei singoli Stati ma di richiami a rispettare il diritto comunitario che gli stessi Stati hanno sottoscritto aderendo all’Unione.

Ieri la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per aver detenuto in condizioni inumane e degradanti quattro migranti minori ghanesi nell’«hotspot» di Taranto, per quasi due mesi. La stessa Corte ha stabilito che il nostro Paese deve versare ai ragazzi 6.500 euro ciascuno per danni morali, più 4mila complessivi per le spese legali. Il gruppo arrivò sulle coste italiane il 22 maggio 2017 e i suoi componenti dichiararono di essere minori, ma vennero comunque trasferiti nel centro di riconoscimento riservato solo agli adulti, senza poter neppure ricorrere ai tribunali. Vi rimasero fino a metà luglio, quando, dopo un primo intervento della Corte, furono trasferiti in una struttura adeguata alla loro età.

Nel condannare l’Italia per le condizioni in cui hanno vissuto nell’«hotspot», i giudici si sono basati sulle prove fornite dai ragazzi, tra le quali le fotografie che mostravano il sovraffollamento del centro (predisposto per ospitare 400 persone ma che in quel momento ne conteneva 1.419) e le condizioni d’igiene inadeguate. Nella sentenza si evidenzia che il governo italiano non ha contestato questi dati, ma ha spiegato che il 22 e 26 maggio 2017 erano sbarcati due gruppi di migranti molto numerosi che comprendevano 202 minori e che questi arrivi massicci avevano reso la situazione particolarmente difficile da gestire. Ma l’Italia paga il non essersi dotata ancora di strutture di prima e di seconda accoglienza che garantiscano condizioni di vita civili: del resto a 30 anni dai suoi esordi, gli sbarchi sono considerati ancora un’emergenza. La sentenza di Strasburgo potrebbe avere riflessi sul «decreto Cutro 2», per il quale i minori migranti non accompagnati che hanno compiuto 16 anni potranno essere assegnati ai centri di accoglienza degli adulti per 5 mesi. Una disposizione contestata da pedagogisti che segnalano i rischi di obbligare alla convivenza mista ragazzi e adulti sconosciuti, in strutture dove si generano promiscuità e tensioni.

La critica reiterata alla Corte europea dei diritti umani di «fare politica» non regge: condannò anche governi di centrosinistra per le condizioni inumane dei penitenziari italiani, dove i detenuti vivono in celle sovraffollate contravvenendo peraltro a regole che il nostro Stato si è dato. La Corte però dovrebbe sanzionare pure i Paesi dell’Ue lungo la rotta balcanica (la Croazia in particolare) che riservano trattamenti inumani ai migranti in transito: sono documentati molti casi di torture e maltrattamenti fisici esercitati dalle polizie. Il fatto che quei migranti siano in una condizione di irregolarità non rappresenta un lasciapassare per sottoporli a sevizie, indegne di quell’Europa che si vanta della propria civiltà. Atti che peraltro avvengono in Paesi che agiscono in nome delle leggi: ma tra queste c’è quella universale del rispetto della dignità delle persone, tanto più se in condizioni di fragilità, tutelata dal diritto internazionale. Un diritto violato su larga scala da parte di Stati che dichiarano guerre e invasioni ma cardine sul quale costruire un mondo più giusto e umano.

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