Non soltanto Presidente, ma sindaco dei sindaci

Italia. Passa anche da Bergamo la progettualità del futuro del nostro Paese.

L’appuntamento che l’Associazione Nazionale Comuni Italiani ha dato da oggi a giovedì a tutti i sindaci dello Stivale non vuol essere la classica parata convegnistica, ma un’occasione concreta per discutere insieme i tanti problemi che assillano le amministrazioni comunali e cercare di trovare soluzioni certe, in grado di aiutare realmente i cittadini, cioè tutti noi. Le conseguenze provocate dalla guerra nel cuore dell’Europa, i pesanti rincari di elettricità e gas, l’inflazione schizzata a doppia cifra e la gestione dei fondi previsti dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza sono gigantesche sfide che si possono vincere solo se si condividono idee, progetti e buone pratiche amministrative. I fondi del Pnrr vanno spesi nell’arco dei prossimi quattro anni, e proprio per questo rischiano di trasformarsi in un incubo per molti Comuni italiani, con pochissimo personale (soprattutto i più piccoli, molti anche in Bergamasca) e scarsamente strutturati sul fronte delle competenze digitali. Il rischio è che i sindaci siano costretti ad appaltare la creazione di nuovi servizi a fornitori privati, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Ma la «tre giorni» dell’Anci non vuole essere un momento di confronto solo con i soggetti sociali ed economici, ma con il governo (presente con la premier e ben tredici ministri), a cui chiedere risposte definitive sulla gestione del Piano e sugli aiuti su cui le amministrazioni potranno contare.

Non è un caso che da quando è Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella abbia sempre preso parte alla giornata inaugurale dell’assemblea dell’Anci. Il Capo dello Stato non vi partecipa per «semplice» dovere istituzionale, ma perché intimamente convinto che quella del sindaco sia tra le figure chiave del nostro ordinamento e che i Comuni rappresentino le fondamenta della nostra costruzione democratica. La Repubblica, ha più volte detto, comincia nell’azione dei municipi, che sono la prima frontiera dei bisogni di ogni cittadino e della solidarietà sociale. Mattarella si sente il sindaco dei 7.904 Comuni italiani perché sa bene che questo modello - previsto dalla nostra Carta Costituzionale - assicura il buon funzionamento dello Stato, al di là e al di sopra delle spinte autonomiste tornate prepotentemente di moda e che si stanno discutendo proprio in queste ore.

Così come indicata dalla Costituzione, quella del Capo dello Stato è l’unica figura in grado di ricomporre l’unità di tutti gli italiani, garantendo il massimo dell’inclusione, al di là dei convincimenti dei partiti politici, spesso fortemente divisivi su un tema tanto delicato. Se c’è una figura che può rappresentare l’unità nazionale, che può condensare in sé stessa il «senso» dello Stato, è proprio quella incarnata dal Presidente della Repubblica, e da Mattarella in particolare, il cui gradimento tra gli italiani resta particolarmente alto, e non accenna a diminuire sebbene sieda al Quirinale ormai da otto anni.

«La voce del Paese. La parola alle nostre comunità» è il titolo dato alla 39ª assemblea dell’Anci, proprio perché i sindaci sono la voce del Paese e delle comunità locali con cui - e per cui - devono affrontare le pesanti sfide sul tappeto. Mattarella non ha mai fatto mistero dell’importanza che attribuisce all’ascolto dei sindaci, alle loro valutazioni, alle loro preoccupazioni, alle loro proposte, e non c’è dubbio che anche oggi riserverà la massima attenzione alle loro istanze, nella consapevolezza che non sempre le amministrazioni comunali - non la periferia dello Stato, ma «la prima istituzione rappresentativa delle comunità di vita che animano e compongono la nostra Repubblica» - sono nelle condizioni di poter rappresentare al meglio la propria collettività, di poterne curare gli interessi e promuoverne lo sviluppo.

A quasi tre anni dallo scoppio della pandemia, quella di oggi potrebbe essere l’occasione per riunire potere centrale e territori, per sanare quella frattura che dal febbraio del 2020 aveva via via allontanato Roma dal resto del Paese, per ricucire quello scollamento della filiera istituzionale che tanto malumore aveva suscitato tra molti sindaci, la cui accusa principale rivolta allo Stato era quella di essere stati abbandonati a sé stessi.

Ma - quasi per contrasto - la vicinanza di Mattarella alle comunità maggiormente colpite dal Covid è stata continua e costante, e Bergamo lo sa bene, perché ha provato sulla propria pelle sia il dolore della perdita sia il calore del conforto, quello del Capo dello Stato prima e del premier Draghi poi. L’assemblea dell’Anci potrebbe dunque rivelarsi preziosa per verificare la condizione di salute di questo delicato ma prezioso rapporto, anche alla luce del progetto di «autonomia differenziata» che il governo, e la Lega in particolare, sta spingendo con insistenza. Sergio Mattarella l’ha già detto in più di una occasione: quello del sindaco è l’impegno dal significato più alto, «perché la politica è anzitutto servizio alle persone e alle comunità, e quando smarrisce questo carattere la politica si spegne». Un insegnamento - il suo - e un esempio che i quasi ottomila sindaci riuniti idealmente in città fino a giovedì non potranno certo dimenticare. Grazie Presidente, e ben tornato a Bergamo: averLa tra noi, ancora una volta, non è semplicemente un piacere, ma un orgoglio di cui andiamo fieri. A presto.

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