Per l’Europa le grandi incognite del 2024

L’ANALISI. Se in tempi recenti l’Ue si è trovata a dover affrontare crisi del calibro della Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, della pandemia di Covid e dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, nel 2024 si profilano altri potenziali fattori destabilizzanti con cui dover fare i conti.

La prosecuzione della guerra in Ucraina e la tragica ripresa a fine 2023 del conflitto mediorientale, la possibile vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane, lo spettro recessivo con conseguente instabilità finanziaria e un nuovo rialzo nei consensi dell’estrema destra nelle elezioni europee.

Per l’Ucraina e il suo popolo questi ultimi mesi sono stati terribili nelle città e sul campo di battaglia. La sua annunciata controffensiva è a un punto morto e le previsioni troppo fiduciose di politici ed esperti militari occidentali si sono mostrate non in linea con quanto sta avvenendo. L’Europa, che con un atto politico assai rilevante ha aperto all’adesione dell’Ucraina alla Ue, non è in grado di garantire alla stessa Ucraina un adeguato sostegno militare. Il più consistente aiuto in termini economici e di armamenti è stato fornito fino ad ora dagli Stati Uniti. Tuttavia, di recente il presidente Biden si è visto respingere dal Congresso ulteriori stanziamenti alla causa ucraina per 60 miliardi. Sempre Biden ha dovuto assumere nuovi ingenti impegni economici per sostenere Israele nella sua cruenta e per molti versi discutibile controffensiva contro Hamas. Si sta, inoltre, surriscaldando la situazione nel Pacifico orientale e nel Mar Rosso, dove la presenza militare americana è ritenuta strategicamente molto importante. Nonostante tutto ciò, si impongono sforzi ancor più concreti per evitare l’annunciata avanzata russa su altri territori ucraini, il che aprirebbe scenari molto critici anche per l’Europa. Questo pericolo deve essere scongiurato non solo sul piano militare ma, soprattutto, attraverso un impegno comune di Europa e Stati Uniti per ottenere un «cessate il fuoco» che apra a concrete trattative di pace.

Una seconda incognita potrebbe essere rappresentata dalla vittoria alle prossime elezioni presidenziali americane di Donald Trump, che nei sondaggi continua a essere favorito. Trump è stato incriminato a livello federale con l’accusa di aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. La Corte suprema, che comprende giudici nominati da Trump, ha però annunciato che «non intende esaminare con una procedura accelerata se Trump sia processabile o meno nel caso relativo al suo ruolo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021». Come dichiarato da lui stesso con «America first», la strategia sovranista di Trump vedrebbe l’Europa non più come un fedele alleato con cui collaborare, ma come un avversario da contrastare sul piano politico ed economico, a cominciare dall’imposizione di dazi sulle importazioni.

Una terza incognita, attualmente sottostimata, è legata all’andamento dell’economia che ha una crescita quasi piatta rispetto a quelle americane e cinesi che crescono rispettivamente del 5% e circa del 6%. Il nuovo Patto di stabilità, tenuto conto delle difficoltà del bilancio europeo, è sostanzialmente incentrato sull’austerity più che sulla crescita. Solo l’utilizzo efficace delle risorse stanziate col Pnrr, su cui emergono non poche difficoltà applicative, potrebbe scongiurare il pericolo di una recessione accompagnata da instabilità finanziaria.

Quarta incognita la possibilità che nelle prossime elezioni europee si creino spazi per un ulteriore avanzamento delle destre. Oggi tutte le forze di destra, comprese quelle alleate di Salvini e della Meloni, dopo anni di «no euro» si dichiarano più o meno europeiste, ma la loro visione resta soprattutto ancorata alla tutela delle «sovranità» nazionali. Ignorando che nell’attuale assetto geopolitico mondiale le sovranità nazionali sarebbero certamente più tutelate dall’appartenenza a uno «Stato federale europeo» maggiormente in grado di confrontarsi con le altre potenze mondiali su temi cruciali come quelli della sostenibilità ambientale, della sicurezza, dell’economica e dell’energia.

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