Programmi rovesciati tra destra e sinistra

Italia.Azzardiamo una simulazione. Non per gioco ma sul serio.
Può essere utile a evidenziare lo stato dell’arte della politica nazionale, all’alba del terzo decennio del 2000. Proviamo a elencare i caratteri distintivi del governo, installatosi all’indomani del 25 settembre, simulando di non sapere che è di destra-destra, come ama qualificarlo l’opposizione di sinistra. Esaminiamoli in concreto.

L’attuale governo è guidato per la prima volta, nella storia d’Italia, da una donna, per di più giovane e figlia del popolo (viene dal quartiere popolare romano della Garbatella). Ha fatto sua l’agenda Draghi. Ha presentato una legge di bilancio attenta a non sforare i conti dai vincoli imposti dalla Ue. È stata attenta a non inimicarsi i mercati finanziari che in effetti l’hanno premiata con una flessione dello spread. Ha sposato la linea del garantismo affidando il dicastero della giustizia a Carlo Nordio, un ex magistrato nemico del giustizialismo.

Ha subito deciso di modificare radicalmente il reddito di cittadinanza. Ha ridimensionato il super bonus 110%, una misura che fa rivoltare nella tomba Robin Hood (toglie ai poveri per dare ai ricchi) abbassandolo al 90%. Persegue l’indipendenza energetica per rendere indipendente l’Italia dalla Russia, colpevole di aver sviluppato l’intollerabile aggressione dell’Ucraina. Si è proposta come paladina dell’atlantismo e della Nato.

Verrebbe da concludere, sul filo del paradosso, che l’attuale sia un governo di (centro)sinistra. Non c’è nulla che non possa essere sottoscritto da Letta, almeno del Letta della passata legislatura. C’è invece parecchio che stride con FdI quand’era forza d’opposizione: più maschilista che libertarian sui temi sensibili della sessualità, avversaria giurata di Draghi, propugnatrice dello sforamento dei conti pubblici, arcigna fustigatrice dei cosiddetti «poteri forti» transnazionali, fautrice di un giustizialismo manettaro.

Questa simulazione produce una visione distorta o riproduce il paradosso dei ruoli - per così dire - invertiti della destra e della sinistra? I fatti parlano. Il maggior partito (almeno fino a ieri) della sinistra nostrana s’e’ fatto sfilare di mano, dopo la base popolare, anche il programma. Ci mancherebbe solo che insistesse a chiudersi in difesa della sua tradizionale carta dei valori su cui ha costruito la sua fortuna nel secolo scorso, ma che si sta dimostrando giorno dopo giorno non più condivisa (piaccia o non piaccia) dai ceti popolari. Più che eguaglianza e riscatto sociale, essi mostrano di chiedere protezione e sicurezza: protezione dalla perdita del lavoro, dall’erosione del proprio reddito da parte di un’inflazione ormai a due cifre; sicurezza dalla criminalità, dall’immigrazione irregolare, dalle tante minacce che attentano al loro futuro. Sono molti i segnali provenienti dall’estero che mostrano come la sinistra europea si stia risintonizzando su questa nuova scala di valori per non vedersi crollare il terreno sotto i piedi, come è già toccato in sorte al partito socialista francese. Com’altro interpretare la clamorosa svolta attuata dal premier socialdemocratico danese, Mette Frederiksen, che ha adottato una linea rudemente anti-immigrati o l’uscita pubblica della socialista francese, già candidata alla presidenza della repubblica, Segolene Royal, dichiaratasi nemica delle Ong che trasportano gli immigrati in Europa dall’Africa?

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