
Cronaca / Hinterland
Sabato 27 Settembre 2025
Ucciso a botte per 50 euro. In tre a processo per l’omicidio a Valbrembo
L’INDAGINE. Il gup accoglie la richiesta di giudizio immediato della pm Ruggeri. Due giovani sono accusati del delitto di Luciano Muttoni, il terzo di rapina.
È stato disposto il giudizio immediato per i tre giovani coinvolti nella morte di Luciano Muttoni, aggredito a scopo di rapina nella sua casa di Valbrembro. Il 24enne Carmine De Simone e il coetaneo Mario Vetere sono accusati di omicidio volontario aggravato. Concorso in rapina aggravata è invece l’accusa per il 22enne Alessandro Alfì, che deve rispondere con De Simone anche di un’altra rapina, avvenuta 20 giorni prima a Ponte San Pietro. La gip Alessia Solombrino ha accolto la richiesta della pm Letizia Ruggeri, fissando per il 6 novembre l’udienza davanti alla Corte d’assise.
La ricostruzione
Per l’accusa, la sera del 7 marzo scorso De Simone e Vetere entrarono a volto coperto a casa del 58enne. Il primo, il giorno precedente, aveva affittato una stanza nella casa della vittima. Muttoni stava cenando e, come di consueto, non aveva chiuso la porta a chiave. Davanti ai rapinatori reagì. I due lo colpirono con «pugni al volto, poi con una pistola scacciacani sulla nuca, successivamente con plurimi calci al volto», si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato. L’accusa è di omicidio aggravato, perché commesso a scopo di rapina, approfittando dell’ora notturna e dell’essere in due (giovani) contro un uomo di mezza età, circostanza tali da «ostacolarne la pubblica e privata difesa».
Vetere e De Simone portarono via 50 euro, 4 carte di credito, il telefonino e l’auto della vittima. Muttoni fu trovato senza vita la mattina dopo dalla fidanzata. Dopo 5 mesi, nella vicenda entra un terzo protagonista: Alessandro Alfì, che sarebbe stato il punto di contatto tra gli altri due e li avrebbe anche accompagnati in auto dalla stazione di Terno d’Isola sino alle vicinanze della casa della vittima. Incontrandoli, infine, «dopo la commissione del fatto, nei pressi del cimitero di Solza al fine di consegnare loro due zaini contenenti un cambio di abiti». I tre sono in carcere, in misura cautelare.
La confessione
De Simone, dopo il fermo, raccontò quello che a suo dire sarebbe il movente della rapina. Il giorno precedente, quando Muttoni stava accompagnando in auto lui, la sua fidanzata e un’amica di quest’ultima alla stazione, avrebbe guardato le ragazze dallo specchietto retrovisore «come se avesse un interesse, e questa cosa mi ha dato fastidio, anche se lui non l’aveva molestata o altro». Così nacque l’idea di una rapina per vendetta, aveva spiegato ai carabinieri. Confermando poi questa spiegazione davanti al gip.
I due indossavano un passamontagna. Il 58enne era seduto a tavola, stava cenando. De Simone, sempre secondo quanto aveva affermato, gli puntò la scacciacani: «Gli ho detto che non gli avrei fatto nulla se mi avesse dato tutto ciò che aveva». Muttoni però reagì. Così, aveva confermato de Simone, «l’ho colpito e gli ho fatto una presa da Mma», che l’avrebbe dovuto far svenire «invece non è successo niente. Mi sono reso conto che lo stavo strangolando, così ho lasciato la presa». L’altro giovane, sempre secondo le parole di De Simone, intervenì colpendo al viso Muttoni, che era caduto a terra. Qui Vetere viene descritto come «bloccato, impietrito». I due presero poi le chiavi dell’auto e il resto e fuggirono.
La precedente rapina
Un coltello e una pistola sono invece le armi utilizzate per la rapina del 17 febbraio a Ponte San Pietro. Per l’accusa, De Simone e Alfì avrebbero portato via a un giovane l’auto, il telefonino e il bancomat utilizzato poi dal 24enne per prelevare 250 euro.
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