Viaggi pagati ma clienti a piedi: impiegata indagata per truffa

SERIATE. La dipendente dell’agenzia: ho dato tutti i documenti ai carabinieri. Al Tribunale civile l’udienza per i rimborsi: all’«Arlecchino» chiesti centomila euro.

Per la vicenda dei biglietti «fantasma», pagati dai clienti ma inesistenti, la Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di truffa. Indagata è la dipendente dell’agenzia di viaggio «Arlecchino» (Seriate): S. T., a conoscenza delle indagini in quanto c’è già stata una perquisizione. Proseguono intanto gli accertamenti, anche bancari, per fare chiarezza su quanto accaduto.

Intanto, giovedì mattina è iniziata l’udienza per i rimborsi davanti al Tribunale civile di Bergamo. Una causa collettiva, che conta 55 vittime, promossa da Federconsumatori, con l’avvocato Rita Persico. Ammonta a circa centomila euro complessivi la richiesta di rimborso presentata nei confronti dell’agenzia di viaggi per biglietti pagati ma non ricevuti. Mercoledì, «Arlecchino» e quindi il suo legale rappresentante Mario Rossi (avvocato Consuelo Locati) si è costituita in giudizio. La prossima udienza è stata fissata per il 18 maggio.

La vicenda è esplosa nel cuore della stagione estiva. Quando diversi clienti hanno scoperto che, nonostante avessero pagato il viaggio, in realtà non avevano biglietti validi per potere partire. E così sono iniziate ad arrivare le denunce ai carabinieri della Tenenza di Seriate. Da parte dei clienti, ma anche del titolare dell’agenzia, il 77enne Mario Rossi. Che aveva fin da subito parlato di un’impiegata che risultava non reperibile: «Non vogliamo accusare nessuno, stiamo cercando di ricostruire anche noi cosa è successo», aveva dichiarato a «L’Eco» il giorno prima di presentare denuncia, aggiungendo: «Abbiamo subìto un danno gravissimo anche noi, come le persone che si sono ritrovate senza il viaggio prenotato. Valuteremo il da farsi per i risarcimenti anche con l’assicurazione».

Leggi anche

Pochi giorni dopo, il legale della dipendente, l’avvocato Enrico Pollini, aveva evidenziato che la sua assistita non aveva accesso ai conti dell’agenzia. Spiegando poi che già l’11 agosto avevano portato tutta la documentazione, relativa ai movimenti del conto corrente della donna, ai carabinieri di Seriate. L’assenza dell’impiegata dal posto di lavoro è stata invece motivata in primis dal fatto che era al Pronto soccorso, e il giorno successivo perché «da cinque mesi non riceveva lo stipendio».

Leggi anche
Leggi anche

In questa complessa vicenda, che viaggia sui due binari della giustizia civile e penale, l’unica certezza al momento è che 55 cittadini si sono trovati costretti a rinunciare al loro viaggio o a comprare un altro biglietto per poter partire. E non si trattava solo di vacanze, ma anche di stranieri che volevano tornare nel proprio Paese d’origine per passare del tempo con le famiglie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA