Delitto di Cavernago: il padre ucciso con almeno 7 coltellate
I RILIEVI. Martedì l’autopsia fornirà il quadro preciso, ma dai primi rilievi i fendenti sarebbero numerosi. Lunedì il figlio sarà interrogato dal gip. Sono stazionarie le condizioni della conoscente ricoverata dopo il malore.
La conferma si avrà soltanto dall’autopsia, che dovrebbe essere eseguita dopodomani, martedì mattina, all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Tuttavia dai primi rilievi sembra che Umberto Gaibotti sia stato ucciso dal figlio trentenne Federico con almeno 7 o 8 coltellate un po’ su tutto il corpo ma concentrate in particolare al busto: un vero massacro, dunque, che non ha lasciato alcuno scampo al carpentiere sessantaquattrenne in pensione.
L’autopsia dovrà anche chiarire quali di questi fendenti siano stati letali: di certo il loro numero mostra già l’efferatezza e la violenza che Federico ha scaricato sul genitore, prima aggredito nella sua casa di via Verdi 7 a Cavernago, a pianterreno di «Villa Lina», e poi finito nel giardino a sinistra dell’abitazione, sotto un albero dove Umberto è stramazzato a terra e, dopo essere riuscito a gridare «Aiuto, chiamate i soccorsi perché sto morendo», è spirato sotto le coltellate del figlio.
Una vicina di casa che vive dall’altro lato di via Verdi, in un complesso di villette a schiera che si affaccia proprio sulla casa di Gaibotti, ha sentito le grida di Umberto, è uscita in strada e ha chiamato il 112. Ma i soccorsi per l’ex carpentiere sono stati inutili proprio per i numerosi fendenti inferti dal figlio, che ha utilizzato un coltello trovato nella cucina di casa del padre. Gaibotti papà è stato trovato in un lago di sangue. Subito fermato dai carabinieri della stazione di Calcinate e della compagnia di Bergamo (all’abitazione sono arrivati il maggiore Carmelo Beringheli e la pm Laura Cocucci, titolare del caso), il figlio trentenne è stato accompagnato nel carcere di via Gleno a Bergamo con l’accusa di omicidio volontario: lunedì mattina dovrebbe comparire davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, il giovane è assistito dall’avvocato Miriam Asperti. Già in caserma, subito dopo essere stato fermato, aveva comunque ammesso le proprie responsabilità.
La prima ricostruzione degli inquirenti
Dalla prima ricostruzione degli inquirenti, la lite – l’ennesima in casa – che ha portato all’omicidio sarebbe nata per motivi di denaro: Federico Gaibotti ne chiedeva spesso al padre per potersi comprare la droga, essendo da anni dipendente dagli stupefacenti. Il genitore – che da tempo era separato dalla madre di Federico, Cristina, che vive a Seriate, città dove risulta residente lo stesso trentenne – viveva da solo al pianterreno di «Villa Lina», mentre al primo abitano la sorella Maria e il cognato Nicola, che ieri, rientrati dal mare dopo il dramma, non hanno risposto al citofono. Anni fa Umberto aveva cercato di aiutare il figlio portandolo a lavorare con sé in carpenteria e, più di recente, gli aveva aperto uno studio di tatuaggi a Martinengo. Ma le dipendenze e i disagi con cui Federico doveva fare i conti tutti i giorni gli impedivano di portare avanti un’attività lavorativa in maniera assidua. Nel contempo si era rivelato più volte violento anche nei confronti dello stesso genitore, che spesso era stato costretto, soprattutto nell’ultimo anno, a chiamare i carabinieri che erano intervenuti nell’abitazione di via Verdi. Federico era stato ospitato in una comunità per tossicodipendenti del Bresciano ma nei giorni scorsi era uscito.
Restano intanto serie ma stazionarie le condizioni della conoscente del trentenne che venerdì si è sentita male sulla sua Bmw X1 fermata proprio davanti alla casa di via Verdi, dov’era stata chiamata, pare, dallo stesso Federico: la giovane, forse a seguito di quanto fatto dal trentenne al padre, ha accusato un grave malore ed è stata soccorsa dal 118. Qual è il suo ruolo nella vicenda? Forse Federico le doveva dei soldi e l’ha chiamata a casa del padre, ma quest’ultimo non glieli ha dati e così il figlio lo ha ucciso? Intanto ieri il sindaco Giuseppe Togni ha fatto sapere che proclamerà il lutto cittadino nel giorno dei funerali di Umberto: la data sarà fissata dopo l’autopsia.
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