L'Editoriale
Mercoledì 05 Novembre 2025
Fanatismo, il mondo in scacco della deriva
MONDO. La deriva estremista è una cifra della nostra epoca, nelle azioni e nelle parole. Non è saltato solo il vecchio ordine mondiale ma anche i codici morali che regolano i comportamenti. Un gorgo nel quale è caduta la politica insieme a una parte della pubblica opinione.
Chi frequenta i social incontra una violenza verbale che lascia sgomenti, scambiata per autorevolezza, sdoganata del resto pure nei talk show. È in atto una «corsa agli armamenti» della retorica, ha scritto Aldo Grasso sul «Corriere della Sera» a proposito delle classi dirigenti governative e di opposizione: «Eccessi, iperboli, sarcasmi come se il linguaggio istituzionale fosse ormai un vecchio arnese inservibile».
Su una scala ovviamente più grave, assistiamo al rinchiudersi nel fondamentalismo religioso come corazza identitaria al servizio del potere. Il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill ha benedetto come «guerra santa» l’invasione totale dell’Ucraina con i vasti crimini sui civili
Fortunati i cattolici che hanno nel Papa e nella dottrina della Chiesa guide che censurano parole e azioni fanatiche dalle quali nemmeno il cristianesimo è immune.
conseguenti. Fortunati i cattolici che hanno nel Papa e nella dottrina della Chiesa guide che censurano parole e azioni fanatiche dalle quali nemmeno il cristianesimo è immune. La strumentalizzazione della religione per obiettivi politici è bandita nel cattolicesimo. Negli anni 2000 il mondo si spaventò per il fondamentalismo islamico nella pratica degli attentati di Al Qaeda e dell’Isis che colpirono Stati occidentali, dagli Usa dell’11 Settembre alla Francia. Per altro numericamente il terrorismo islamista ha mietuto più vittime fra i musulmani, nella contesa fra sunniti e sciiti.
Ma il fondamentalismo è una malattia che infetta ovunque. Yitzhak Rabin, il premier israeliano degli accordi di Oslo, venne ucciso il 4 novembre 1995 (ieri è ricorso il 30° anniversario dell’omicidio) da un giovane dell’estrema destra religiosa ebraica, Yigal Amir, al termine di un comizio a Tel Aviv. Itamar Rabinovich, storico ed ex ambasciatore israeliano negli Usa, che con Rabin lavorò spalla a spalla, ha dichiarato in un’intervista: «Netanyahu faceva parte di quelli che istigavano contro Rabin, è noto che partecipò a una processione a Beit Hanan, a nord di Tel Aviv, durante la quale la gente portava una bara: disse di non averla vista. Itamar Ben-Gvir, in un’occasione, si avvicinò all’auto di Rabin, ne ruppe lo stemma e disse: “Siamo arrivati alla tua auto, arriveremo a te”. Ora è il ministro della Sicurezza. I rabbini della Cisgiordania che giustificarono l’omicidio non sono mai stati puniti. Alcuni sono ancora
Il terrorismo mira appunto a generare terrore, un sentimento umano che se non governato bene o se addirittura strumentalizzato per finalità politiche, produce effetti nefasti
in giro e continuano a diffondere il loro veleno». Il figlio di Rabin, Yuval, in una rara intervista, concessa alla tv israeliana «Kan 12» da un paesino dell’Europa centrale dove si è ritirato a vivere con la famiglia, ha detto che Netanyahu «pensa solo a quale vantaggio può trarre per sé stesso. Se mio padre vedesse quello che sta accadendo, sarebbe scioccato. Spero davvero che Israele faccia crollare Hamas, che Netanyahu sostenne. E poi? Quale è la strada? Lui è il capo, deve tracciarla». Al funerale del premier, la moglie Leah Rabin si rifiutò di stringere la mano all’allora capo dell’opposizione che non perdonò mai per le sue violente invettive contro il marito. Nel 1996, anche in seguito all’ondata di attacchi kamikaze in Israele, Netanyahu verrà eletto primo ministro. Il terrorismo mira appunto a generare terrore, un sentimento umano che se non governato bene o se addirittura strumentalizzato per finalità politiche, produce effetti nefasti: infatti il conflitto israelo-palestinese si è avvitato in una spirale di odio impressionante, dopo il pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023 e la conseguente barbara punizione collettiva che si è abbattuta sulla Striscia di Gaza.
Il primo ministro israeliano porta anche la responsabilità di aver sdoganato le violenze dei coloni estremisti, che ieri hanno preso parte a un «tour provocatorio» negli spazi della moschea di Al-Aqsa (il terzo luogo più sacro dell’Islam nel mondo) scortati dalla polizia israeliana, proprio mentre a fatica si cerca di mantenere il cessate il fuoco a Gaza. I coloni fondamentalisti sono diventati una milizia privata armata e impunita che nulla ha a che vedere con la sicurezza di Israele (come la colonizzazione del resto) ma con l’insicurezza dei palestinesi. In Cisgiordania attaccano e incendiano villaggi, abbattono ulivi, creano nuovi insediamenti e ad essere fermate sono le vittime. Nel mirino anche comunità cristiane. Il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin, ha dichiarato: «Non riusciamo a capire come chi vive la propria vita normalmente possa essere oggetto di tanto accanimento. Sono situazioni che non possiamo accettare».
Nel gennaio 2002 Amos Oz tenne tre lezioni all’Università di Tubinga in Germania, poi trascritte e raccolte nel libro «Contro il fanatismo», pubblicato nel 2009. Il grande scrittore israeliano disse che ogni persona è a rischio di diventare fanatica, anche chi è animato da giusti obiettivi, come i pacifisti e gli ambientalisti. Un testo attualissimo purtroppo.
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