Il futuro incerto dei nostri ragazzi: ecco come hanno risposto i giovani al nostro sondaggio

L’ANALISI. Prevale il timore di fallire e di rimanere soli. Si affidano soprattutto a famiglia e amici. Hanno desiderio di pace e di una società più giusta. Pessimisti il 63%. Il 27% teme uno scenario di guerra.

Un futuro incerto, preferibilmente lontano da Bergamo. Una prevalente paura di fallire, o di rimanere soli. La speranza in una società più giusta, dove l’amicizia abbia un ruolo centrale. Infine, una salda fede nella famiglie, negli amici e in se stessi. Questo, in estrema sintesi, il risultato del sondaggio on line sul «futuro che vogliamo» che abbiamo proposto sul sito de L’Eco di Bergamo per una settimana e al quale hanno risposto quasi 400 ragazzi.

Le domande erano rivolte infatti a un pubblico di adolescenti, dai 14 ai 19 anni. L’obiettivo era confrontare i contenuti delle interviste fatte dai nostri collaboratori fuori dalle scuole cittadine due settimane fa. Dai colloqui con 54 ragazzi era emerso (la sintesi è stata pubblicata il 21 settembre scorso) un diffuso senso di incertezza, paura di fallire e di rimanere soli, in generale una prevalenza di aspettative legate alla sfera privata. Tutti elementi che ritroviamo nel sondaggio online, che non ha la pretesa di essere scientificamente accurato (la fonte delle risposte non poteva essere verificata, ndr), ma che restituisce uno spaccato generazionale, per quanto complesso, che aiuta a fornire qualche chiave di lettura della realtà. Chi ha risposto ha dichiarato di avere tra i 14 e i 19 anni (i 19enni sono stati quasi un terzo) e di abitare in gran parte fuori città (74%), con una minima percentuale fuori provincia (3%). I numeri variano a seconda delle risposte, si va da un minimo di 239 a un massimo di 397.

Futuro

Partiamo dal principio. Lo spunto per l’indagine su come i nostri ragazzi vedono il futuro è arrivato dal report annuale di Laboratorio adolescenza e dell’istituto di ricerca Iard, che ha registrato l’avanzata di un sentimento pessimista tra i giovani: a livello nazionale, il 64% di loro vede un futuro grigio (nel 2023 erano circa la metà). Dal sondaggio risulta che poco meno della metà dei ragazzi vede il futuro «incerto» e quasi uno su quattro si vede «all’estero». Lo scenario di guerra è realistico per il 15%. Gli ottimisti sono decisamente una minoranza (futuro «migliore» per il 7%, fatto di «relazioni più vere» per il 4%). Se sommiamo quindi le risposte «incertezza» e «guerre» otteniamo una percentuale del 63%, che è molto vicina al dato nazionale del 64% di «pessimisti».

Dal sondaggio risulta che poco meno della metà dei ragazzi vede il futuro «incerto» e quasi uno su quattro si vede «all’estero»

Paure

Tra le paure più diffuse la guerra (che nel mondo degli adulti pervade ormai ogni discorso pubblico e privato) non è al primo posto, anche se si ritaglia una percentuale ragguardevole (27%) rispetto alle chiacchierate di persona, dove era relegata ad aspetto marginale. Ma a prevalere, anche nel sondaggio online, sono le paure più proprie della prima adolescenza: il fallimento, la solitudine, che rispecchiano quel timore di «non essere accettati», di «non essere all’altezza», che era emerso nelle interviste agli studenti. Anche le malattie rappresentano una paura significativa (11%), se consideriamo che si tratta di ragazzi (ma il Covid ha evidentemente segnato anche per loro un «prima» e un «dopo»). L’ambiente sembra invece una preoccupazione marginale (7%). Va chiarito che si tratta di linee di tendenza e che una scarsa adesione a un tema, per esempio quello ambientale, non indica necessariamente una bassa propensione alla mobilitazione.

Speranze

Lo si evince, in positivo, dalla domanda sulla speranza. Qui la risposta più gettonata è «una società più giusta» (38%). E anche la pace riscuote più di un consenso su cinque. Interessante notare che gli amici mantengono un ruolo fondamentale (per il 23%), mentre tecnologia e ambiente restano marginali (7% ciascuno). Notevole il fatto che per il 61% la speranza è un orizzonte di destino collettivo (giustizia, pace...). Si avverte uno scarto rispetto ai risultati delle interviste, dove a prevalere invece era stata decisamente la sfera privata: la realizzazione sul lavoro (25%), la serenità esistenziale (una risposta su tre). Anche se parole come «altruismo», «giustizia», «inclusione» erano risuonate in diverse risposte.

Punti fermi

Famiglia e amici rimangono i pilastri fondamentali su cui fare affidamento per il 51%. Per uno su quattro invece la risorsa principale è «me stesso». La sfera personale è quindi ancora quella a cui attingere per costruire il proprio futuro. La fede, la musica, le attività sportive, temi che erano emersi nelle interviste, anche se in modo marginale, rimangono anche in questo caso minoritari.

Conclusioni

Le paure degli adolescenti rispecchiano, in qualche modo, le aspettative di un mondo adulto fragile, spaesato, dove le categorie dell’apparire hanno preso progressivamente il sopravvento

Le paure degli adolescenti rispecchiano, in qualche modo, le aspettative di un mondo adulto fragile, spaesato, dove le categorie dell’apparire hanno preso progressivamente il sopravvento. Se dobbiamo rilevare una discontinuità che segna in modo forte il carattere di questa nuova generazione, è quella della paura del fallimento. Che si riscontra poi in diversi fenomeni emergenziali relativamente«nuovi»: l’isolamento sociale, l’abbandono scolastico, e, crescendo per gravità, i gesti autolesionistici. L’esposizione permanente allo sguardo onnipresente dei social, che apparentemente offrono possibilità infinite di espressione, ma in pratica sono macchine di esclusione e omologazione, ha spostato le attenzioni e le paure dei più giovani sulla sfera privata, con un sorprendente tasso di fiducia nella famiglia. Aspetto, quest’ultimo che interpella in modo serio il mondo degli adulti e il modello di genitorialità che stiamo proponendo.

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