La lettera del Vescovo alle parrocchie: «In gioco per l’accoglienza dei migranti»

L’APPELLO. Monsignor Beschi rinnova l’invito alle comunità perché aiutino le famiglie che continuano ad arrivare. Don Trussardi, direttore Caritas: «Sostegno ai volontari, i territori vicini facciano squadra e lavorino insieme».

La lettera che il Vescovo Francesco Beschi ha inviato giovedì 21 dicembre alle parrocchie della provincia di Bergamo, a quattro giorni dal Natale, è un appello alle comunità del territorio a rinnovare il loro impegno nell’accoglienza dei migranti che continuano ad arrivare numerosi anche nella nostra provincia. Un appello, in particolare, all’accoglienza diffusa, che la Chiesa di Bergamo ha già vissuto per tanti anni, ospitando i richiedenti asilo provenienti dal continente africano tra il 2014 e il 2018 e, più di recente, i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina nel 2022. «Il nostro Vescovo ha sempre messo l’accoglienza tra i primi valori della nostra fede e, di fronte all’arrivo di tanti fratelli, rivolge un appello convinto a tutte le comunità parrocchiali, e non solo, affinché si prodighino ad accogliere coloro che fuggono da tante situazioni di grave disagio, come hanno già fatto in tante altre occasioni in passato», spiega don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana che, anche attraverso la Fondazione Diakonia, raccoglie l’invito del Vescovo, rilanciando un impegno che non è mai venuto meno. Nel 2023 sono giunti in provincia più di 1.700 richiedenti asilo: la Chiesa di Bergamo ha aiutato a individuare strutture religiose, conventi e monasteri affinché le cooperative che hanno aderito ai bandi prefettizi potessero contare su spazi adeguati per accogliere le molte persone in arrivo. «Questa disponibilità a cercare e a mettere a disposizione strutture religiose dimostra la volontà della Chiesa di Bergamo, pur non aderendo direttamente ai bandi statali, di collaborare con chi si occupa di accoglienza a tutti i livelli – dice don Trussardi –. Una scelta, quest’ultima, pensata e riflettuta più volte, di fronte alla fatica di alcune richieste poco umane nei confronti di coloro che siamo stati chiamati ad accogliere».

Accoglienza per i nuovi arrivi

La Caritas è dunque pronta a rilanciare una proposta di accoglienza diffusa, come auspicato dal Vescovo, per fare fronte ai nuovi arrivi sul nostro territorio. «So quanto abbiamo già sollecitato e quanto è grande la generosità delle nostre comunità – ammette il direttore –. Ma questo è il momento, anche di fronte alla ricorrenza del Natale, di rimettere in gioco tutta la nostra grande esperienza e la capacità di servire coloro che vengono da Paesi lontani. Lo faremo istituendo un luogo di accoglienza dove queste persone potranno trovare una sistemazione temporanea iniziale, prima di essere destinate alle comunità parrocchiali che si metteranno in gioco di fronte a questa proposta. Non sarà necessario che ogni comunità metta a disposizione un appartamento, ma questa proposta potrà essere anche un’occasione per lavorare insieme tra parrocchie vicine».

Per affiancare i volontari

La Caritas, sempre attraverso la Fondazione Diakonia, sta preparando un gruppo di lavoro cui sarà affidato il compito di evadere le pratiche burocratiche connesse all’accoglienza per sostenere e accompagnare i volontari delle comunità parrocchiali in caso di necessità. «Il nostro “esserci” all’appello del Vescovo è uno dei tanti segni che esprimono la nostra fede – dice ancora don Trussardi –. Una fede concreta che vuole dare risposte a chi bussa al nostro cuore, ma che è anche un’occasione per ribadire che mai e poi mai, come Chiesa di Bergamo, abbiamo messo in discussione la volontà di accogliere i più fragili, di qualunque nazionalità essi siano».

Attualmente la Caritas sta accogliendo nelle sue strutture una decina di nuclei familiari giunti da Tunisia, Turchia e da altre zone dell’Africa. «Si trovano in Italia da qualche mese e potrebbero essere le prime famiglie a essere spostate negli appartamenti che le comunità parrocchiali metteranno a disposizione – ipotizza don Trussardi –. So che è un tema divisivo che potrebbe creare perplessità e contestazioni, ma come Chiesa e come cristiani non possiamo voltare lo sguardo di fronte a chi ci chiede aiuto».

Le fatiche dell’accoglienza

Accogliere non è sempre facile: «Non metto in dubbio la difficoltà di sacerdoti e volontari che non si sentono pronti a compiere questo passo – dice ancora il direttore della Caritas –. Sappiamo quanto buon lavoro è stato fatto nelle nostre comunità, nonostante le fatiche di un contesto che non è senz’altro semplice da gestire. Il mio ringraziamento va a coloro che si metteranno in gioco in prima persona, ma anche a coloro che non riusciranno a farlo e daranno il loro sostegno a chi, magari a pochi chilometri di distanza, s’impegnerà ad accogliere le famiglie di immigrati. L’accoglienza che vorremmo sostenere è rivolta in particolare ai tanti nuclei familiari e con bimbi che stanno giungendo sul nostro territorio».

Il richiamo alle istituzioni

È un impegno corale quello che, secondo il direttore della Caritas, l’accoglienza richiede tutto il Paese: «Quanto siamo disposti, non solo nel mondo ecclesiale, a metterci in discussione su questo tema così complesso e faticoso – si chiede don Trussardi –? Serve un gioco di squadra fatto non soltanto di parole, ma anche di gesti e di scelte concrete. Mi chiedo anche, rivolgendomi a chi ci governa, se non sia arrivato il momento di trovarsi e di ascoltare alcune proposte che più volte abbiamo avanzato riguardo ad alcune attenzioni di vicinanza e d’integrazione verso coloro che andiamo ad accogliere: mi riferisco alla mediazione culturale, all’aiuto psicologico e all’insegnamento dell’italiano, baluardi fondamentali per l’integrazione di queste persone, che sono stati estromessi dagli ultimi decreti, ma che possono diventare risorse preziose in un Paese sempre più anziano, dove anche il mondo del lavoro chiede la loro presenza. Da parte della Chiesa di Bergamo, attraverso la Caritas, c’è la massima disponibilità a un confronto che sia generativo sia per noi che accogliamo che per chi verrà accolto».

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