L'Editoriale / Bergamo Città
Domenica 02 Novembre 2025
L’industria bergamasca e le nuove turbolenze
ITALIA. Confindustria Bergamo celebra lunedì 3 novembre a ChorusLife la sua Assemblea annuale, tra questioni locali e nazionali.
Con un titolo di intonazione pop, «Chissà, chissà domani», Confindustria Bergamo celebra lunedì 3 novembre a ChorusLife, la sua Assemblea annuale, chiudendo in città, stavolta senza i cugini bresciani, il «road show» degli ultimi anni in varie location industriali della provincia. Il taglio è leggero e speranzoso ma evidenzia le inquietudini di un’epoca in cui le incognite insidiano la solidità strutturale di una delle più grandi realtà industriali europee. Vedremo le valutazioni dei relatori, in particolare di un analista che non fa sconti come Federico Fubini e del filosofo evoluzionista Telmo Pievani, in grande spolvero dopo il bellissimo libro con Giuseppe Remuzzi. Certamente, di esplorare l’evoluzione delle cose, c’è grande bisogno, data la centrifugazione della geopolitica che è in corso nel mondo. Ci si attende insomma una «full immersion» molto intensa, in questo evento che Giovanna Ricuperati e Paolo Piantoni hanno preparato per l’affollata platea di imprenditori che una volta all’anno lascia in massa fabbriche e uffici.
Un’occasione di confronto
Si volerà alto, ma le Assemblee confindustriali sono anche un’occasione di confronto sui temi terra terra, primo tra i quali il rapporto tra impresa e politica, quest’ultima peraltro non invitata, ma a cui è probabile che domani fischino le orecchie. Ecco l’importanza del taglio dell’intervento del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, non ripagato nel suo appoggio al Governo da una legge di bilancio piccola piccola, che non ha minimamente messo l’industria al centro, pur dopo 148 mesi di segni negativi. Coldiretti è più tosta. Il sovranismo ha inflitto dazi ad un’economia di export (e i cinesi dilagano però in Europa nell’auto: +149%), senza interventi veri su crescita e sviluppo (siamo di nuovo allo zero virgola). Vive ancora e lotta con noi, per fortuna, la legge Sabbatini, nata nel 1965. Produttività è ancora una parola tabù, quasi sinonimo di sfruttamento, ma se la Spagna cresce ora del 2,85% dipenderà ben dal fatto che negli ultimi 20 anni la nostra produttività è cresciuta del 2.5% e quella spagnola del 18,5%... Per non dire del costo dell’energia. Se si discute di tasse alle banche, penalizzate perché vanno bene, l’industria ha tutte le ragioni di temere che quando le tassazioni partono, fanno un lungo giro ma poi tornano anche su di sé.
Il tema dei salari
Confindustria è storicamente filogovernativa (ultimamente un po’ di più) ma per Orsini - proprio a Bergamo? - è forse venuto il momento di alzare la voce, magari rafforzando la sua credibilità con un più coraggioso approccio al tema dei salari, che non possono crescere solo ritoccando le tasse sul lavoro, e poi riproposte dal fiscal drag. Con un Landini battuto nel referendum e anelante alla rivolta sociale è difficile, ma una contrattazione meno burocratica, più rapida e più decentrata potrebbe aiutare l’evoluzione di un capitalismo che affronti il nodo di un gap salariale che Mediobanca ha misurato in circa 4mila euro rispetto ai livelli Ue comparabili.
Le questioni locali
Se queste sono le tematiche nazionali, più complicato ancora è il livello locale. La presidenza Ricuperati, prima donna e prima imprenditrice non manifatturiera alla guida dell’aquilotto, con un gruppo dirigente rinnovato e ringiovanito, ha fatto in tempo a dare segnali su temi di interesse pubblico, come quello delle infrastrutture e delle grandi opere, ancora di recente con una ulteriore proposta di scambio Its-Università fra Kilometro Rosso e Dalmine, sfruttando il nuovo baricentro da cui passerà una nuova autostrada, l’infrastruttura di collegamento protetto con Bergamo e dove già è situato un polo energetico di termovalorizzazione altrove demonizzato. Confindustria Bergamo ha potuto muoversi con visibilità giovandosi di un periodo di bonaccia all’interno sia del sistema d’impresa che degli stessi partiti, ma entrambi i fronti sono ora in grande movimento. Per le imprese c’è la frattura apertasi in Camera di Commercio, per i partiti il rilancio di conflittualità che chiude l’anomalo ma costruttivo periodo di collaborazione tra schieramenti diversi. Le fratture non fanno bene al territorio, ma le nuove turbolenze sono materie per l’ormai vicina nuova presidenza.
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