Rogo di via Moroni, indagato il titolare della ditta che faceva i lavori

BERGAMO. Contestato l’incendio colposo. Iscritto in qualità di proprietario della società che aveva l’appalto. Niente provvedimenti per l’altro artigiano.

C’è un indagato per l’incendio di via Moroni. Si tratta del titolare delle ditta artigiana di Brembate che aveva firmato il contratto d’appalto per i lavori di ristrutturazione nell’appartamento al civico 20 da cui la mattina del 21 agosto scorso è partito l’incendio che ha poi devastato sei appartamenti e reso inagibili tre palazzine (una cinquantina le persone inizialmente sfollate).

Il pm Antonio Pansa ha iscritto l’imprenditore nel registro degli indagati del fascicolo aperto per incendio doloso sulla base delle risultanze delle prime indagini. La relazione del Nia, il Nucleo investigativo anticendio che nei giorni scorsi aveva compiuto un accurato sopralluogo, non è infatti ancora stata depositata in Procura.

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La ricostruzione dell’accaduto

L’uomo era presente il giorno dell’incendio nell’appartamento al terzo piano del civico 20 da cui è partita la fiammata. Le cause sono ancora da accertare, ma l’attenzione degli inquirenti (nelle indagini sono coinvolti anche i carabinieri dell’ispettorato del lavoro e gli agenti della polizia locale che hanno raccolto e verbalizzato le testimonianze) s’è focalizzata su alcuni attrezzi da lavoro che la ditta aveva portato con sé il 21 agosto, giorno in cui dovevano iniziare i lavori di ristrutturazione nella mansarda posta al terzo piano.

In particolare delle lampade e un flessibile che doveva essere utilizzato per tagliare il tetto (gli inquirenti hanno controllato i contatori dell’energia elettrica per capire, dai consumi, se in quel momento i due lo stavano utilizzando). Con il titolare in quel momento c’era un compagno di lavoro, un artigiano che doveva partecipare alla ristrutturazione. Quest’ultimo non è stato iscritto nel registro degli indagati perché in questa prima fase di indagine non sono emerse responsabilità specifiche.

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È invece il titolare del contratto d’appalto dei lavori di ristrutturazione ed è sulla sua figura che, per il momento, gli inquirenti concentrano la loro attenzione. L’avviso di garanzia - va specificato - non è un indizio di colpevolezza come purtroppo viene letto dalla maggior parte dell’opinione pubblica, ma uno strumento a tutela dell’indagato. Che, fino al terzo grado di giudizio (sempre che si arrivi a un processo nei suoi confronti), va ritenuto presunto innocente.

Che cosa è successo la mattina del 21 agosto

L’incendio era divampato alle 10.30. I due incaricati dei lavori di ristrutturazione agli inquirenti hanno dichiarato che non avevano ancora iniziato a lavorare e che erano ancora impegnati a trasferire le attrezzature. La vicina di casa che per prima è intervenuta li avrebbe sentiti lamentarsi di una lampada. Un altro vicino ha raccontato di aver aperto il portone del palazzo ai dipendenti della ditta edile alle 8 del mattino, due ore e mezzo prima che scoppiasse il rogo.

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Il pm Pansa ha incaricato i carabinieri di verificare se al lavoro ci fossero solo quei due artigiani. E non è escluso che il sostituto procuratore possa nominare un consulente. Al magistrato interessa capire, infatti, se fossero state adottate tutte le precauzioni tecniche per operare in un contesto piuttosto sensibile come una mansarda dove il legno era il materiale preponderante. È ovviamente uno scrupolo investigativo che sarà successivo alla determinazione delle cause del rogo. Perché, se emergesse che a determinare le fiamme non sono state le operazioni condotte durante i lavori di ristrutturazione, questo approfondimento sarebbe superfluo ai fini dell’indagine penale. Venerdì abbiamo cercato di contattare telefonicamente il titolare della ditta di Brembate, senza però riuscire a parlargli.

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