Stop alla norma «ammazza stalle»: sollievo per oltre 800 allevamenti bergamaschi

COLDIRETTI. «La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini da latte e da carne dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e del made in Bergamo»

«La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini da latte e da carne dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del made in Italy e del made in Bergamo. Come Coldiretti abbiamo lavorato molto su questo aspetto e il risultato è arrivato». Il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella, commenta così l’accordo tra Europarlamento e Consiglio sulla proposta di modifica della direttiva emissioni, sottolineando che, come più volte denunciato da Coldiretti, rischiava di obbligare tutte le stalle a sottostare a procedure di autorizzazione insostenibili. «Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali – precisa Borella – è ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nel garantire la sicurezza alimentare».

Sono oltre 800 gli allevamenti di bovini da latte e da carne che in provincia di Bergamo tirano un sospiro per il compromesso raggiunto. Più penalizzato dal compromesso esce il settore suino, in particolare quello degli allevamenti da ingrasso mentre poco significative sono le modifiche introdotte al settore avicolo (con qualche eccezione per le ovaiole). Il compromesso, seppur non riconosca a pieno la posizione del Parlamento europeo che in plenaria si era pronunciato a favore del mantenimento dello status quo, corregge molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione che prevedeva una piena inclusione di tutto il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino ed avicolo. Un risultato ottenuto con il contributo determinante dell’Esecutivo nazionale e di molti europarlamentari italiani che hanno fatto prevalere il principio di una sostenibilità concreta a quella ideologica.

«Ha prevalso il buon senso – aggiunge Borella – e non le intenzioni di chi avrebbe voluto assimilare gli allevamenti alle fabbriche inquinanti. La zootecnia italiana sta facendo tantissimo per la riduzione delle emissioni ed è sempre più attenta al benessere animale e al rispetto ambientale. Il risultato raggiunto approccia il tema della sostenibilità in maniera più concreta e razionale prevedendo ulteriori interventi di miglioramento con studi e revisioni delle regole nei prossimi anni».

A dimostrare l’impegno degli allevatori verso la sostenibilità sono anche gli straordinari risultati degli ultimi anni in cui, secondo l’Ispra, le emissioni prodotte dagli allevamenti rappresentano circa il 5% delle emissioni di gas serra, con -24% delle emissioni degli allevamenti italiani negli ultimi 30 anni in controtendenza con l’aumento del 16% rilevato a livello mondiale (+44% in Brasile, +23% in Marocco e Turchia e +21% in India).

«Qualcuno vuole strumentalizzare la situazione – conclude Borella – facendo finta di non sapere che produrre un Kg di carne nel nostro Paese emette circa un quinto delle emissioni legate alla produzione dello stesso Kg di carne in Asia o America, da dove rischiamo di essere costretti ad importare».

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