
(Foto di Colleoni)
IN SEMINARIO. Presentata l’edizione 2025: con il titolo «Toc toc» un richiamo all’apertura della Porta Santa. Il Vescovo agli animatori: «Questa estate distribuirete tante briciole d’amore, che genera speranza, gioia e vita».
«E se una porta non fosse solo una porta?». È la domanda con cui si apre il trailer del Cre 2025, mostrato ieri sera nell’auditorium del Seminario a centinaia di animatori provenienti da tutta la Diocesi, e rimanda al tema chiave di quest’anno: il Giubileo. Come ogni Anno Santo comincia con l’apertura della Porta Santa di San Pietro, così lo spettacolo proposto dagli animatori Upee per la seconda serata di presentazione del Cre - filmata dalle telecamere di Bergamo Tv e in onda domenica sera 11 maggio alle 21 - è partito dall’immagine di una porta. Per aprirla bisogna bussare: «Toc toc», che è proprio il titolo pensato per questa edizione. Nel corso della serata, intervallata da musiche e balli, giochi a tema, quiz interattivi ma anche momenti di riflessione e preghiera, sono stati presentati anche i sei concetti che accompagnano il tema del Giubileo, che sono stati calati nell’esperienza quotidiana dei giovani: riposo, memoria, riconciliazione, raduno, rito, festa.
Proprio sul rito, don Gabriele Bonzi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale dell’Età evolutiva, si è soffermato: «È forse tra tutte la parola che rischiamo di sentire più distante. In realtà, se ci pensiamo bene, la nostra vita è un piccolo grande rito. Il Giubileo ha la forma di un grande rito fatto di piccoli grandi riti, come quello di attraversare una porta. Chi è venuto con me a Roma ha vissuto un’emozione semplicissima, che vuol dire però molto di più. Il rito è quel qualcosa che ti fa sentire a casa in mezzo al caos del mondo, ha a che fare con il simbolo. È qualcosa che ti fa vedere oltre, qualcosa che unisce il visibile e l’invisibile. È un grembiule e un catino d’acqua con cui Gesù lava i piedi ai suoi discepoli. Il rito per eccellenza per noi cristiani - ha aggiunto - è la liturgia, l’invisibile reso visibile in azioni, parole, gesti quotidiani, semplici ma straordinari. L’infinito che si fa finito. E tra le liturgie ce n’è una che troviamo al Cre: la preghiera». Una figura che accompagnerà i ragazzi lungo tutto il Cre è quella di San Pietro. «San Pietro, seguendo Gesù, ha vissuto tutti e sei questi momenti», ha aggiunto don Bonzi. La storia di Pietro è stata messa in scena dagli animatori, che hanno ricordato anche la domanda che Gesù gli rivolse: «Simone di Giovanni, mi ami?».
«È la più bella storia del mondo – ha commentato il Vescovo Francesco Beschi –. Io l’ho raccontata tante volte, ma stasera, ascoltandolo insieme a voi, mi sono commosso. Il pensiero è andato a chi non ha portato più il nome di Pietro, però ha continuato la sua missione. Con il passare degli anni ho conosciuto non pochi che hanno continuato la sua missione. Ero ancora un bambino piccolo quando ho visto per la prima volta il Papa, era Pio XII. Alcuni, diventato grande, li ho incontrati personalmente».
Il ricordo di monsignor Beschi è quindi andato alle figure di Papa Francesco e Papa Leone XIV. «La storia di Pietro è una storia che non finisce mai – ha aggiunto il Vescovo –. Poi c’è questo finale con la domanda che è la domanda della vita: “Ma tu mi ami?”. E io credo che ogni volta che riceviamo questa domanda rimaniamo senza fiato. È la questione decisiva della vita e appunto ascoltare Gesù è necessario, seguire Gesù è una scelta, amare Gesù cambia la vita». Quella domanda, ha proseguito, contiene «la verità più profonda della vita. Il pensiero è che questa estate voi distribuirete tante briciole d’amore. C’è tanto bisogno di amore, è l’amore che genera la vita. È l’amore che genera la gioia, è l’amore che genera la speranza».
«Il Giubileo – ha detto – non è un Cre, ma un Cre può diventare un Giubileo: è il mio augurio per tutti voi». La serata si è chiusa con un altro rito molto sentito: il dono della maglietta del Cre al Vescovo Beschi, che l’ha subito indossata tra gli applausi e l’ovazione dei giovani
Prima della benedizione monsignor Beschi ha consegnato un auspicio nelle mani dei giovani presenti: «Il Giubileo – ha detto – non è un Cre, ma un Cre può diventare un Giubileo: è il mio augurio per tutti voi». La serata si è chiusa con un altro rito molto sentito: il dono della maglietta del Cre al Vescovo Beschi, che l’ha subito indossata tra gli applausi e l’ovazione dei giovani.
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