Addio a Giancarlo Battilà, il magistrato che seguì il sequestro Panattoni

IL LUTTO. Fu protagonista di inchieste rimaste nella storia come il rapimento del piccolo Mirko e la strage di Dalmine. L’avvocato Tacchini: «Enorme umanità». Aveva 92 anni.

È mancato serenamente a 92 anni Giancarlo Battilà, considerato uno dei pilastri della Procura della Repubblica di Bergamo. Tra gli anni Settanta e Ottanta fu protagonista di inchieste rimaste nella storia, come il rapimento di Mirko Panattoni e la strage di Dalmine ad opera della banda di Renato Vallanzasca.

Di origini marchigiane, Battilà si laurea in giurisprudenza a Macerata e a 24 anni viene già assegnato a Bergamo, dove intraprende una brillante carriera. La nostra città diventa la sua nuova casa, dove forma una famiglia con la moglie Domizia e le due figlie Stefania e Ilaria. Battilà, che era stato molto amico del giornalista Renato Possenti, risiedeva nel quartiere di Loreto e fino alle scorse settimane ha frequentato amici e parenti.

In pensione dal 1983, si era poi dedicato alla professione forense come avvocato: prima aveva collaborato con lo studio di Nino Rodari in via Brigata Lupi, mentre successivamente

aveva esercitato con altri colleghi in via San Francesco a Bergamo. Nel tempo libero adorava viaggiare, passeggiare in montagna, visitare i musei e studiare la storia. Nel 2010 a Palazzo Frizzoni aveva anche organizzato la mostra sull’Aeronautica nella Grande guerra, promossa dal Comune di Bergamo e curata dal Museo storico. Sono molti i colleghi che ricordano le doti di Battilà. «Per me è sempre stato un fratello maggiore – fa presente l’avvocato Ettore Tacchini –. Mi è stato vicino quando ho perso mio padre nel lontano 1969 e la mia vita professionale è trascorsa insieme a lui. Era considerato il vecchio saggio all’interno del gruppo di giovani che hanno retto la Procura per molti anni dimostrando grande rispetto per l’avvocatura. Insieme a Battilà ricordiamo gli amici Paolo Galizzi, Mario Spinetti e Gianfermo Musitelli – prosegue Tacchini –. Aggiungo che sarebbe stato uno splendido procuratore, ma purtroppo i giochi di potere non l’hanno favorito. L’aspetto burbero e apparentemente poco socievole in realtà nascondeva un uomo di grandissimo spirito ed enorme umanità: una gran bella persona capace di accudire la moglie malata con affetto ed amore encomiabili».

Proprio quest’anno è stato celebrato il cinquantesimo anniversario del rapimento di Mirko Panattoni «ma Giancarlo Battilà ha seguito da vicino moltissime vicende – conclude Tacchini –. Non ci teneva ad apparire ma aveva costituito un gruppo professionale importante con Tino Palestra e Gianfranco Avella».

Proprio Avella ricorda Battilà: «Sono arrivato in procura a Bergamo come giovane sostituto e sono stato suo allievo. Le cose più importanti le ho imparate proprio da Giancarlo, al quale mi lega un immenso affetto. Gli insegnamenti del maestro mi sono serviti nella battaglia contro il terrorismo e abbiamo sempre mantenuto i contatti, tanto che ci eravamo visti anche ai primi di giugno al funerale di Paolo Galizzi, dove mi era apparso ancora lucido e in gamba – conclude Avella -. Era proprio un uomo di grande modestia ma anche di enorme valore ed equilibrio». Considerato un magistrato della vecchia scuola, Battilà conduceva una squadra importante della quale facevano parte anche Ottavio Roberto e Gianfranco Mafferri.

La salma di Giancarlo Battilà è composta nella camera mortuaria dell’istituto Palazzolo in città, mentre oggi (mercoledì 19 luglio) verrà stabilita la data dei funerali.

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