Allarme siccità, il 33% della nostra acqua si disperde a causa dei tubi rotti

L’analisi La siccità è aggravata dalle infrastrutture. In Val Brembana si arriva al 56% di dispersione.

Acqua dal cielo non ne scende, le sorgenti sono in secca e l’invito a non sprecare nemmeno una goccia è ormai diventato necessità. Ma nel capitolo «carenza idrica» c’è anche un’altra voce, che pesa per un terzo di quanto le sorgenti possono dare: sono le perdite. In due parole: dispersione idrica. Tubi rotti, falle nelle condutture. Il che non è poi così difficile, se si pensa che la vita media di un tubo, perché ne sia garantita la tenuta, è di 40-50 anni.

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Lo dice il Report Acqua 2022 dell’Istat, secondo cui «nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete, in media il 36,2% dell’acqua immessa». Il report riguarda però solamente i capoluoghi di provincia e per la città di Bergamo fotografa il 23,5% di perdite sui volumi immessi in rete. Ma qual è la situazione generale della nostra provincia? Siamo poco sotto la media del report Istat: «Intorno al 32-33 per cento – spiega Pierangelo Bertocchi, l’amministratore delegato di Uniacque che con 519 sorgenti e 219 pozzi serve circa il 90 per cento dei residenti –, con una netta disparità tra zona e zona: alcune arrivano al 40 per cento, altre si mantengono sotto il 20», ciò lungo un tratto di 7mila chilometri di rete, quella gestita dalla società con sede in via Canovine a Bergamo, alla quale 210 Comuni orobici hanno affidato le loro reti.

Il report riguarda però solamente i capoluoghi di provincia e per la città di Bergamo fotografa il 23,5% di perdite sui volumi immessi in rete. La zona più critica è invece la Valle Brembana

La zona più critica «è la Valle Brembana – prosegue Bertocchi –: per servire tutti i suoi comuni, abbiamo tantissimi chilometri di rete. La difficoltà dell’ultimo miglio delle valli è lampante: in città ho tratti più corti e subito riparabili». E, vista la stessa conformità montana, «noi siamo in linea con i dati delle province di Brescia, Sondrio, Lecco e Como».

Fino al 56 per cento

Un dato, il 32-33 per cento di dispersione idrica, che va via via migliorando: secondo l’aggiornamento del Piano dell’Ambito della Provincia, redatto a dicembre 2021, la media del 2019 era stata del 35,8%, con la Valle Brembana al 56% e le Valli Cavallina e Calepio con il 50%, seguite dalla Valle Seriana e la Pianura Ovest al 40%, mentre la Pianura Est, la Valle Imagna, l’Isola e l’hinterland di Bergamo si erano fermate, con il 25%, al di sotto della media. Altri due punti in meno rispetto al 2015, quando gli indicatori per la qualità tecnica Arera la davano al 37,2%.

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Ma un terzo d’acqua che si disperde rimane ancora troppo, ancor più se la siccità assottiglia all’origine le scorte. Perdita uguale tubo rotto uguale tubo vecchio: «C’è da dire che nelle valli abbiamo tanti Comuni piccoli entrati da poco in Uniacque che gestivano in economia la rete idrica e non avevano grandi risorse per investimenti». E così spesso si lavora sull’emergenza: «In questi giorni siamo impegnatissimi anche sulla piccola perdita, quelle che arrivano in superficie le ripariamo subito perché non possiamo permetterci, con questa siccità, di avere dispersioni. Ma è un discorso complicato: a volte se un tubo è vecchio, si rompe 50 metri più avanti di dove l’abbiamo appena riparato».

La vita media di un tubo è di 40-50 anni. Facendo due conti, per sostituire 7mila chilometri di rete, appena si ha finito è già ora di ricominciare a sostituirli

Ecco perché «in questi anni stiamo programmando la sostituzione di interi tratti di rete, sui 200-300 metri. Comunque – prosegue Bertocchi – la vita media di un tubo è di 40-50 anni. Facendo due conti, per sostituire 7mila chilometri di rete, appena si ha finito è già ora di ricominciare a sostituirli».

Il monitoraggio

La seconda linea d’azione riguarda il monitoraggio. Al di là delle rotture che vengono in superficie, «per misurare l’uscita dell’acqua sono fondamentali i contatori e, avendo ancora parecchi paesi (gli ultimi entrati in Uniacque, ndr) senza contatori, è difficile dire se il 30% di perdite sia o meno un dato reale» spiegano da Uniacque ricordando che «tutti i comuni dell’Isola sono sotto la nostra gestione soltanto da un anno e mezzo a ancora qualche comune non ha contatori, a Valgoglio si sta provvedendo, ad Azzone li abbiamo appena messi». Ciò a valle.

La localizzazione

Ma a monte, localizzare le «falle», i punti dove la rete fa (letteralmente) acqua, si può. «Stiamo partecipando a un bando – anticipano da Uniacque – per la ricerca programmata di perdite: quelle invisibili, che vanno nel sottosuolo per cui ci si accorge perché non arrivano i metri cubi che ci si aspetterebbe». Il metodo per trovarle è misurare la pressione sul tratto di rete e, in caso di anomalia, cercando di capire in quale punto c’è la perdita, restringendo sempre più il campo. In alcuni comuni questa mappatura è già stata avviata, ma per un discorso più ampio, uno studio sul territorio a «caccia» di perdite, da svolgersi in almeno tre anni e per 30 milioni di euro, si conta sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Citando il Pnrr, grazie a un contributo di oltre 12 milioni, Uniacque procederà inoltre a rifare le condotte di adduzione di Algua, che portano fino alla città di Bergamo. Sono del 1912, qualche perdita, va da sé, si troverà.

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