Alpini e amici per sempre, si ritrovano dopo 71 anni

La storia.L’ultimo incontro per Augusto Ortolan e Domenico Cristinelli risale al 1952.

Passo di Pennes, duemila e rotti metri di quota sulle Alpi Retiche, in provincia di Bolzano. Le lancette del tempo tornano al febbraio del 1952: si gela, il termometro segna meno 27 gradi e il vento che alza la neve ghiaccia le sopracciglia e rende pressoché impossibile la traversata. Inizia da qui il racconto di Augusto Ortolan, oggi 93enne, un cognome che tradisce origini venete, ma con una vita vissuta quasi interamente a Bergamo, nel quartiere di Valtesse. Sulle foto che Nicoletta, la figlia, ci spedisce sul cellulare, indossa il cappello con la penna nera da artigliere di montagna, e sorride in compagnia di un vecchio commilitone. Si conoscono da 71 anni, Augusto Ortolan e Domenico Cristinelli, ma si sono rivisti per la prima volta un paio di settimane fa dopo sette, lunghi decenni, quasi per caso come spesso succede dopo così tanto tempo. Torneremo lassù, al Passo di Pennes, tra un attimo.

«Abbiamo fatto il Car insieme – ricorda –. Quando sono arrivato a Bolzano, mi hanno proposto un corso di specializzazione di tiro con l’obice. Lui era un ragazzo a modo, una brava persona: ci siamo affezionati, io lo agevolavo nelle guardie e l’ho fatto anche andare a suonare nella banda. Finito il servizio militare, ci siamo ripromessi di vederci, ma non ci siamo mai riusciti»

Ortolan arriva a Bergamo da giovanissimo, dove conosce Renata, una ragazza di Crespi d’Adda che diventerà sua moglie. Poi si trasferisce a Valtesse, dove per 60 anni gestisce un distributore di benzina con officina, quello sulla strada per Ponteranica.

L’incredibile storia dell’incontro con il suo compagno di naia inizia con il ricordo del servizio militare, cominciato nel 1951: «Sono partito con il 2° Gruppo Bergamo Divisione Tridentina nell’artiglieria da montagna, con destinazione Merano e Bolzano, dove ho fatto il campo estivo e quello invernale, poi sono passato in fureria». Ed è proprio a Bolzano che Augusto Ortolan e Domenico Cristinelli, bresciano, si conoscono: «Abbiamo fatto il Car insieme – ricorda –. Quando sono arrivato a Bolzano, mi hanno proposto un corso di specializzazione di tiro con l’obice. Lui era un ragazzo a modo, una brava persona: ci siamo affezionati, io lo agevolavo nelle guardie e l’ho fatto anche andare a suonare nella banda. Finito il servizio militare, ci siamo ripromessi di vederci, ma non ci siamo mai riusciti. Quando sono andato in pensione, ho provato anche a cercarlo, senza risultato».

Nel frattempo Ortolan tira fuori dal cassetto l’agenda con gli appunti scritti durante i mesi della naia. Un diario con nomi, aneddoti e date che prendono forma in un libro dal titolo «Artigliere alpino», pubblicato da Bolis nel 2019. Ed ecco che torna anche il racconto della bufera sul Passo di Pennes: «Eravamo diretti a Vipiteno con dei muli – ricorda Ortolan –. Qualcuno era andato avanti per spalare la neve; a un certo punto è partita una slavina e uno di noi, Pietro Magri, bergamasco di Scanzorosciate, è stato travolto e ucciso». Passano 70 anni da quell’episodio e, qualche mese fa, un nipote del povero commilitone scomparso sulle Alpi contatta Augusto Ortolan per chiedergli una testimonianza: «Gli ho raccontato anche di Cristinelli e siccome lui conosce tanti vecchi militari alpini, mi ha detto che avrebbe potuto procurarmi il suo contatto».

E così la ricerca del signor Augusto, dopo che per tanto tempo ha segnato il passo, è riuscita finalmente a compiersi. Il resto è storia recentissima: «Ho chiamato al numero di telefono che mi avevano dato – racconta ancora Ortolan – e mi ha risposto proprio lui. Era contentissimo di sentirmi. Così ci siamo messi d’accordo e sono andato a trovarlo con mio figlio Giovanni a casa sua, a Gardone Valtrompia, nel Bresciano.». I racconti di una vita, gli abbracci, le foto scattate, i cappelli in testa. E poi la promessa di rivedersi, magari – chissà – insieme a qualche altro commilitone.

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