
Cronaca / Bergamo Città
Martedì 29 Luglio 2025
Bancarotta fraudolenta: sequestrate quote societarie per 50 milioni a due imprenditori bergamaschi
L’OPERAZIONE. La Guardia di finanza di Bergamo ha eseguito un sequestro preventivo delle quote societarie riconducibili a Cristian e Massimo Vitali di Cisano Bergamasco, indagati per bancarotta fraudolenta. La replica dei fatelli Vitali: «Mero equivoco processuale, chiariremo».
Maxi operazione della Guardia di Finanza di Bergamo, che nella mattinata di martedì 29 luglio ha eseguito un decreto di sequestro preventivo delle quote societarie riconducibili ai fratelli Cristian e Massimo Vitali del Gruppo Vitali di Cisano Bergamasco, indagati per bancarotta fraudolenta. Cristian Vitali come socio unico della società «Vita srl» e Massimo Vitali come presidente del consiglio di amministrazione della «Vitali spa».
Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Bergamo, riguarda due società attive nel settore del real estate development, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro.
La nuova società a un prestanome 80enne
L’obiettivo del sequestro – di tipo impeditivo – è evitare che le quote vengano usate per commettere ulteriori reati legati alla crisi d’impresa. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno fatto emergere una complessa operazione di scissione societaria finalizzata a spogliare la società in difficoltà (bad company) dei suoi asset più rilevanti, pari a 31 milioni di euro, trasferendoli a una nuova realtà (good company) creata ad hoc. La società «svuotata» è poi stata formalmente intestata a un prestanome ultra ottantenne, finendo in una situazione finanziaria talmente compromessa da determinare la liquidazione giudiziale.
Distrazione di fondi societari
Ma non finisce qui. Sono emersi anche episodi di distrazione di fondi societari, utilizzati dall’amministratore della società fallita per spese personali: pranzi al ristorante, vacanze, servizi balneari e persino prestazioni professionali estranee all’attività aziendale. Tra le operazioni contestate figura anche la cessione alla società decotta di azioni ordinarie di intermediari finanziari da parte di una Spa. legata allo stesso nucleo familiare. Il pagamento – di fatto svantaggioso – è avvenuto attraverso l’accollo di 22 milioni di euro di debiti bancari, pur in assenza di un interesse economico reale. È in corso la nomina di un amministratore giudiziario, incaricato della gestione delle quote sottoposte a vincolo.
La replica dei fratelli Vitali: «Mero equivoco processuale»
In serata è arrivata una replica dei due indagati. Massimo e Cristian Vitali hanno affidato all’avvocato Filippo Dinacci una breve replica: « Nel rispetto che le decisioni giudiziarie impongono, si ritiene che la vicenda rappresenti un mero equivoco processuale che quanto prima sarà chiarito; basti pensare che sono stati soddisfatti tutti i creditori e quindi nessun danno è stato arrecato. Circostanza, questa, verificabile documentalmente». In serata è arrivata anche una nota stampa: «Prendiamo atto con sorpresa ma confermiamo la nostra estraneità alla vicenda. Siamo certi che al più presto si risolverà».
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